L’esito dell’ultima indagine è catastrofico: impensabile mantenere, in queste condizioni, la libera circolazione delle persone

L’invasione da sud, ossia l’assalto alla diligenza del mercato del lavoro ticinese, ma anche del nostro Stato sociale, da parte di persone in arrivo dalla vicina Penisola, continuerà a peggiorare. Le notizie sulla situazione economica italiana, infatti, si fanno sempre più allarmanti. L’ultimo studio è stato pubblicato una decina di giorni fa da Coldiretti. Di spazio per l’immaginazione, come pure per l’ottimismo, ce n’è ben poco.

Dall’indagine fresca di pubblicazione risulta che il 37%, quindi quasi il 40% degli italiani per tirare a fine mese è costretto a chiedere l’aiuto dei genitori. Il numero degli italiani che vive in condizione di grande povertà è raddoppiato in pochi anni, passando da 2.4 milioni nel 2007 a 4.8 nel 2012. Allucinante pure la situazione occupazionale, con un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 40%: quindi siamo a livelli spagnoli. Alle cifre ufficiali bisogna aggiungere i 2.5 milioni di persone che, a seguito della crisi del loro datore di lavoro, sono costrette a lavorare a tempo parziale.

Questa situazione è anche il prodotto di due anni di pesante recessione; e non ci sono indicazioni che possano lasciare anche solo immaginare un’inversione di tendenza.

Emigrazione

E’ ovvio quindi che l’Italia è diventata, o piuttosto è tornata ad essere, un paese di emigrazione. Un paese dove l’emigrazione viene apertamente incoraggiata anche dalla politica, e su questo la destra e la sinistra peninsulare sono d’accordo (probabilmente è l’unica cosa su cui concordano).
E, dovendo emigrare, è chiaro che un paese “fuori porta” che parla la stessa lingua è la destinazione più comoda. Meglio ancora, poi, se si può emigrare restando di fatto a casa propria, ovvero tramite il frontalierato.

Il risultato è dunque un assalto al mercato del lavoro ticinese che si farà sempre più accanito nella misura in cui la situazione economica sul fronte italiano peggiorerà (e non si vede proprio motivo per cui  dovrebbe migliorare). A  farne le spese sono e saranno i cercatori d’impiego residenti. Chi è nato e cresciuto in Ticino. Ed è veramente patetico che i sostenitori delle frontiere spalancate, vedi ad esempio l’ultimo numero del caffè della Peppina domenicale, siano arrivati al punto da magnificare la necessità che anche il Ticino torni come nell’Ottocento a diventare terra di emigrazione: naturalmente non per chi simili perle le scrive, e che ha i piedi bene al caldo; ad emigrare devono essere gli altri. Decantare le opportunità (?) dell’emigrazione è come andare a dire a chi non ha da mangiare che digiuno uguale salute.

Potenziare le difese

Quando si è confrontati ad attacchi, occorre potenziare le difese. Nel caso concreto vuol dire che la libera circolazione delle persone deve essere limitata con misure d’emergenza. Questo è anche facile da giustificare: quando la maggioranza dei cittadini elvetici, ma non i ticinesi, malauguratamente accettò la libera circolazione delle persone, la situazione economica italiana era assai diversa da quella attuale. Con la disparità che si è venuta a creare – e se la Svizzera sta meglio di altri è perché è rimasta fuori dalla fallita Unione europea – una libera circolazione delle persone non è più assolutamente pensabile. Quindi: contingenti per i padroncini, e anche per i frontalieri (ipotesi che non piace ai sindacati che lucrano sulle quote di iscrizione dei frontalieri). Stop al rilascio di nuovi permessi G per professioni del terziario, posti di blocco quotidiani contro i padroncini. Poi che l’Italia protesti pure: dopo la presa in giro della ferrovia Stabio-Arcisate, dopo 40 anni di ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri utilizzati impropriamente, dopo le liste nere illegali, dopo gli spioni della guardia di finanza mandati al confine, dopo la totale mancanza di reciprocità nell’applicazione della devastante libera circolazione delle persone, dopo la flagrante violazione degli accordi di Dublino sulla ripresa dei finti asilanti di sua competenza, e la lista potrebbe continuare, vogliamo proprio vedere con quale “tolla” i vicini a sud alzerebbero la cresta nei confronti della Svizzera.

Lorenzo Quadri