A Berna il fenomeno ha assunto ampie proporzioni. E in Ticino? Solidali sì, fessi NO!

Ma guarda un po’, nel Canton Berna sono stati registrati circa 1000 profughi ucraini, ma oltre un terzo sono spariti nel nulla: nel senso che il Cantone non sa dove si trovino. Lo ha scritto nei giorni scorsi Schweiz am Wochenende. Secondo la testata, 500 profughi vivono ancora con la famiglia che li ha accolti al loro arrivo, mentre 150 sono riusciti a trasferirsi in un alloggio proprio. Dodici hanno lasciato il Cantone. Ne restano 338, e le autorità non hanno idea di dove siano andati a finire.

Eppure, per il portavoce del Dipartimento della sanità bernese, incaricato di vigilare sulla situazione dei rifugiati nel Cantone, “l’è tüt a posct”. «I profughi sono liberi di spostarsi all’interno dello Spazio Schengen, e le famiglie ospitanti possono benissimo sciogliere il loro impegno. Non è raro poi che i rifugiati cambino il luogo di residenza, senza prima notificarlo». Ah, ecco.

Il triplo

Il Ticino ha accolto quasi 3000 profughi ucraini. Oltre il doppio di quelli che sarebbero spettati al nostro Cantone in base alle chiavi di riparto federali. Ed il triplo di quelli accolti da Berna! E’ ovvio che i conti non tornano. Questa situazione è la conseguenza dei collocamenti “privati” ad opera di associazioni di ucraini residenti in Ticino. Esse hanno “importato” i rifugiati secondo modalità e criteri tutti loro. E’ chiaro, come abbiamo scritto in più occasioni, che non è così che si gestisce l’immigrazione. Il primo risultato di questo andazzo è infatti stata la perdita di controllo sul territorio.

“Versati direttamente sul conto”

E’ evidente che la questione dei profughi “scomparsi dai radar” di normale non ha niente. Non la si può certo liquidare con l’allucinante “l’è tüt a posct” del portavoce bernese.

I profughi ucraini in questione ricevono, tramite il famigerato permesso S, prestazioni e sussidi: 500 franchetti al mese per persona sola, 750 per le coppie, supplemento di 317 per il primo figlio maggiorenne, eccetera. Da notare che questi soldini li incassano tutti i profughi. Anche quelli in Maserati, che evidentemente non hanno bisogno dei nostri aiuti pubblici.

A proposito delle modalità di versamento, le direttive cantonali ticinesi prevedono quanto segue: “La prima prestazione verrà consegnata durante un appuntamento personale (…). In seguito le future prestazioni verranno versate direttamente sul conto corrente per semplificare la procedura”.

Se ne deve dedurre che stiamo pagando – tramite “versamenti direttamente sul conto per semplificare”prestazioni a persone che non sono più nemmeno in Svizzera, ma da qualche parte nello spazio Schengen, dove “possono liberamente muoversi”? Tanto per dirne una: quanti ucraini si sono spostati nel Belpaese ma continuano a percepire i nostri sussidi?

Ma stiamo scherzando? Però intanto ai ticinesi in difficoltà si fanno le pulci?

Noi veniamo multati

Degna di nota pure l’affermazione del portavoce bernese: “Non è raro poi che i rifugiati cambino il luogo di residenza, senza prima notificarlo. Ohibò. Peccato che noi, se ci trasferiamo senza annunciarci tempestivamente al controllo abitanti (ovvero entro due settimane dal trasloco) veniamo multati. I profughi ucraini possono invece andare dove gli pare senza dire niente a nessuno? Apperò!

Svizzera o Burundi?

Inoltre, ci pare di ricordare che in questo Paese viga un obbligo di scolarizzazione. Eppure lasituazione attuale è la seguente. Anche in Ticino, e non solo a Berna. Ci sono bambini che dovrebbero essere a scuola, ma che non ci vanno. E ci sono bambini che vanno a scuola senza però risultare iscritti al controllo abitanti.

E’ chiaro che scenari del genere sono forse normali nel Burundi (con tutto il rispetto per il Burundi). In Svizzera ed in Ticino no.

Dopo essersi abituati…

L’hanno capito ormai anche i paracarri che non c’è alcuna volontà di chiudere rapidamente la guerra in Ucraina. Gli USA del RimbamBiden provocano le guerre all’estero e poi lasciano i problemi agli altri. Quanti profughi ucraini hanno accolto finora gli States?  E stendiamo un velo pietoso sulla conferenza farlocca di Lugano sulla “ricostruzione dell’Ucraina”.

La guerra durerà dunque ancora a lungo. I camerieri bernesi dell’UE hanno pensato bene di allestire un’accoglienza a cinque stelle ai profughi ucraini (vedi il permesso S con privilegi annessi e connessi) senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze: la priorità era “mostrare solidarietà” per accontentare (slinguazzare) i padroni di Bruxelles e Washington.

Con simili premesse, saranno ben pochi i rifugiati che, a guerra finita (chissà quando) dopo essersi abituati alla generosità elvetica – generosità che troppo spesso ripagano con irriconoscenza ed arroganza – vorranno tornare in un paese in buona parte distrutto. Un paese che, anche prima della guerra, era lontanissimo dagli standard europei. Ed infatti la candidatura dell’Ucraina all’adesione all’UE è una “cagata pazzesca” che non sta né in cielo né in terra.

Ben presto i profughi si renderanno conto che è molto meglio farsi raggiungere in Svizzera dai parenti rimasti in patria tramite il diritto al ricongiungimento familiare generosamente previsto dallo statuto S. Dopodiché, resteranno tutti qui a carico del contribuente. E magari passeranno 4 mesi all’anno in vacanza nel paese d’origine a spese degli svizzerotti. Proprio come fanno i finti rifugiati eritrei.

Nümm a pagum

Inoltre, più la guerra dura, più i profughi tenderanno a spostarsi ad ovest, Svizzera compresa. La quale sarà chiamata ad accogliere ulteriormente, ed in più verrà costretta a contribuire in grande stile alla ricostruzione dell’Ucraina, mentre altri si spartiranno la torta degli appalti. Peggio di così…!

Lorenzo Quadri