Il blasonato gremio spalancatore di frontiere mena ancora il torrone contro la votazione del 9 febbraio

I rettori delle Università se ne facciano una ragione

Non si capisce per quale motivo i responsabili degli atenei elvetici, che amano riempirsi la bocca con il concetto di internazionalismo, si scaldino tanto per i contingenti con la fallita Unione europea. Ohibò, i signori rettori non vorranno mica farci credere che nelle declinanti università UE  si trovano tutti i luminari di questa madre Terra? Mentre nel resto del mondo ci sono solo mezze calzette?

Ma guarda un po’: i rettori degli atenei, internazionalisti e partiticizzati, si servono strumentalmente della propria posizione per fare politica.

La Conferenza dei rettori delle università svizzere (CRUS), presieduta da tale Antonio Loprieno (che non pare patrizio di Corticiasca), già aveva difeso a spada tratta il bidone dei programmi Erasmus plus, dai costi spropositati e dalla resa ridicola (tant’è che il 98,5% degli studenti universitari giustamente li snobba). La presa di posizione “pro Erasmus”, proveniente da ambienti titolati, ha riscosso ovviamente ampia e strumentale eco mediatica, soprattutto  nella R$I feudo della $inistra, finché non è arrivata la Weltwoche a sbugiardarla, rimettendo la chiesa al centro del villaggio.

Il mondo è molto più vasto dell’UE

Adesso i rettori ci riprovano, e se la prendono con le proposte del Consiglio federale sull’introduzione dei contingenti votati dal popolo, che – a dire dei rettori – metterebbero in pericolo la ricerca e l’innovazione. Nientemeno. Sembra di sentire i padroni del vapore che, in relazione alla votazione del 9 febbraio, parlano di “catastrofe” perché avranno più difficoltà nell’assumere stranieri a basso costo lasciando a casa i residenti.

Non si capisce per quale motivo i responsabili degli atenei elvetici, che amano riempirsi la bocca con il concetto di internazionalismo, si scaldino tanto per i contingenti con la fallita Unione europea. Delle università come le nostre, che dovrebbero avere respiro mondiale, fermano il loro raggio d’azione ai paesi limitrofi e magari addirittura alle zone di confine dei medesimi? Ohibò, i signori rettori non vorranno mica farci credere che nelle declinanti università UE  si trovano tutti i luminari di questa madre Terra? Mentre nel resto del mondo ci sono solo mezze calzette?

E’ evidente che quella contro le proposte del Consiglio federale in materia di contingenti è l’ennesima presa di posizione pro saccoccia: il club dei professori universitari UE, avendo assaggiato la mammella elvetica, vuole portarsi dietro  a mungerla tutto l’harem di amici, conoscenti, assistenti, segretarie, reggicoda, nani e ballerine. Naturalmente a scapito dei residenti: ben si vede cosa accade anche all’USI e alla SUPSI.

Come al solito si approfitta del fatto che l’alta formazione è una vacca sacra, un tabù morale: chi sarà mai il becero razzista che osa metterci il becco? Invece le cose stanno diversamente e la casta degli accademici della fascia di confine UE che ha trovato nel nostro paese “ul signur indurmentàa” dovrà anch’essa adeguarsi al voto popolare. L’eccellenza delle università svizzere non ne risentirà minimamente: il mondo è più vasto, ma tanto più vasto, di un’Unione europea che sta andando allo sfascio.

Lorenzo Quadri