La Commissione delle finanze e dei tributi del Consiglio degli Stati a larga maggioranza (8 a 3) ha deciso nei giorni scorsi di respingere l’iniziativa cantonale ticinese che mira a ridurre dall’attuale 38.8% al 12.5% il tasso di ristorno delle imposte alla fonte dei frontalieri. Una brutta sorpresa? Brutta sicuramente, sorpresa un po’ meno, visto che la citata Commissione è recidiva. E’ infatti la seconda volta che il paludato gremio affossa l’iniziativa ticinese, opponendole una mozione annacquata ed assolutamente inutile, al limite della presa per i fondelli, patrocinata a suo tempo dall’ex senatore Dick Marty.
Che cosa è cambiato, però, tra il primo e il secondo Njet da parte della Camera alta? E’ cambiato che nel frattempo il Consiglio nazionale ha accettato l’iniziativa cantonale ticinese, in un dibattito che ha visto l’intervento convinto di 7 deputati ticinesi su 8.
Ci si sarebbe quindi potuti legittimamente attendere una riflessione da parte dei senatori. Così non è stato, ed il segnale che giunge è pessimo.
Da un lato infatti il secondo njet costituisce l’ennesimo schiaffo al Ticino ed al federalismo; e proprio non ce n’era bisogno.
Dall’altro, è inutile che i senatori, dall’alto delle loro cariche, vengano a raccontarci storielle. Il ristorno al 38.8%, un tasso allucinante, è diventato privo d’oggetto e quindi non è più dovuto. Negare che sia così significa, semplicemente, misconoscere la realtà dei fatti (ed abboccare, ancora una volta, all’esca italiana).
Due motivi
Il tasso di ristorno al 38.8% è diventato privo d’oggetto per due motivi.
1) Il tasso al 38.8%, inizialmente fissato al 40%, era stato accordato come contropartita all’Italia in cambio del riconoscimento del nostro segreto bancario: si trattava, in altre parole, di un “pizzo”. Un pizzo versato pressoché interamente dal nostro Cantone (visto che la stragrande maggioranza dei frontalieri italiani sono attivi in Ticino). Non per nulla al Ticino, in occasione del dibattito del 1974, il Consiglio federale promise un indennizzo (per ottenere l’accordo della Deputazione ticinese) per poi rimangiarsi la parola nel giro di breve tempo.
Visto però che l’Italia non riconosce più il segreto bancario elvetico, ed anzi a causa di esso ha inserito la Svizzera nelle famose black list dalle quali non sembra intenzionata a toglierla, un tasso di ristorno superiore a quello stabilito con l’Austria (12.5%: l’unico tasso concordato in regime di libera circolazione delle persone con l’UE) non ha alcuna ragione di esistere.
2) Come detto, nel 1974 il tasso di ristorno era del 40%. Poi, verso la metà degli anni Ottanta, venne leggermente ridotto al 38.8%. Ohibò, e perché? Perché ci si accorse che, malgrado ai tempi (la deleteria libera circolazione delle persone era ancora di là da venire) i frontalieri fossero obbligati a rientrare quotidianamente al loro domicilio, qualcuno non rientrava. Di conseguenza, si ritoccò la percentuale verso il basso. Quindi il tasso di ristorno si calcola sulla base del rientro quotidiano del frontaliere in Italia. L’obbligo di rientrare al domicilio ogni sera è però venuto a cadere a seguito della devastante libera circolazione delle persone. Quanti degli oltre 54mila frontalieri presenti in Ticino tornano ancora tutte le sere in Italia? Mistero. Il controllo non esiste. A questo punto l’unico termine di paragone diventa il solo accordo sui ristorni concluso nell’”era” dei Bilaterali. Vale a dire quello austriaco, che fissa il tasso di ristorno al 12.5%. Da qui l’iniziativa cantonale ticinese.
La beffa dell’Emmental
Anche in materia di ristorni dei frontalieri non poteva mancare quel tocco finale che aggiunge la beffa al danno. C’è infatti anche un ulteriore motivo, chiaramente marginale rispetto al riconoscimento del segreto bancario, che contribuì, nell’ormai remoto 1974, alla fissazione dello stratosferico tasso di ristorno al 40%. Trattasi, udite udite, dell’aumento dei contingenti di esportazione di Emmental Svizzero in Italia. Quindi il Ticino per quasi 40 anni ha pagato con i propri soldi la vendita in Italia di un formaggio prodotto a Berna!
Bloccare definitivamente
Per tirare le somme: La Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio degli Stati vuole imporre al Ticino di pagare un indennizzo non dovuto, in quanto ormai privo d’oggetto. E’ ovvio che il nostro Cantone non può in nessun caso accettarlo.
Un motivo in più, dunque, per risolvere il problema alla radice bloccando definitivamente il versamento dei ristorni.
Lorenzo Quadri
CN Lega