Lanciata una petizione per lasciare i crocifissi al loro posto e per esporne altri
L’organizzazione cristiana “Neuer Rütlisbund” ha consegnato alla Cancelleria federale a Berna una petizione corredata da circa 25mila firme. La petizione chiede che i simboli cristiani possano rimanere esposti nei luoghi pubblici, come scuole ed edifici amministrativi. E domanda pure che non solo i simboli già presenti possano restare dove sono, ma che sia possibile, se del caso, esporne altri in nuovi spazi.
E’ già curioso che, in un paese cristiano da 1500 anni quale è il nostro, si debbano raccogliere le firme per sventare la rimozione di simboli che, al di là della fede religiosa, sono parte integrante della nostra cultura, della nostra storia e della nostra identità.
Cambiamento radicale
A sollevare già negli scorsi decenni il (non) problema della presenza di simboli cristiani nei luoghi pubblici furono sparuti gruppuscoli di integralisti atei. Costoro evidentemente non tengono in alcun conto quanto scritto sopra: cioè che per il nostro Paese – per tutto l’Occidente – il cristianesimo non è “solo” una religione.
Negli ultimi anni, tuttavia, la situazione è mutata in modo radicale. “Grazie” all’immigrazione scriteriata e al fallimentare multikulti, l’islam con velleità di conquista avanza anche in Svizzera. E vorrebbe sostituire i suoi simboli religiosi (e non solo) ai nostri.
Di recente nel Canton Vaud le associazioni musulmane hanno cominciato a prendere posizioni politiche ispirate (a loro dire) al Corano, con l’obiettivo contestare decisioni prese dal parlamento cantonale. Il disegno è chiaro: altro che integrazione, altro che adattarsi alle leggi e alle usanze del paese ospite. Questi immigrati in arrivo da “altre culture” vogliono imporre le loro regole in casa nostra. E i buonisti-coglionisti sono dispostissimi a lasciarglielo fare: “dobbiamo aprirci!”.
“Situazione scioccante”
Sempre nei giorni scorsi, la premiata attivista per i diritti umani Saïda Keller Messahli ha lanciato l’allarme-moschee: centinaia di luoghi di culto musulmani presenti nel nostro paese sono in realtà dei centri di diffusione dell’islam radicale. Una situazione che Keller Messahli ha definito “scioccante”. Ma come, l’arrivo e l’insediamento in Svizzera dei fiancheggiatori dell’Isis non erano solo una balla populista e razzista?
E intanto le nostre élite spalancatrici di frontiere vanno avanti con la difesa ad oltranza del fallimentare multikulti, e naturalmente vogliono far arrivare nel nostro Paese sempre più finti rifugiati con lo smartphone. Tra questi ci sono i miliziani del sedicente Stato islamico. In ogni caso, e a parlare sono le cifre federali, questi giovanotti andranno praticamente tutti in assistenza, non si integreranno mai e saranno dunque facili da radicalizzare.
Se poi il premier della Repubblica Ceca ha detto sul muso all’ “Anghela” Merkel che non intende accettare le quote di ripartizione dei migranti economici stabilite dai balivi UE e che non vuole la formazione di una forte comunità islamica nel suo paese, un qualche motivo ce l’avrà.
Non vi sta bene?
E’ evidente che, grazie alle frontiere spalancate ed al multikulti, ci troviamo nella necessità di affermare e di promuovere attivamente la nostra identità culturale e religiosa. Ben venga dunque l’esposizione di Crocifissi e affini. Essi sono anche un chiaro monito ai migranti con velleità espansionistiche (ai quali l’élite politikamente korretta continua a spalancare le porte): non siamo terra di conquista. Non pensate dunque di arrivare da noi e di trovare un “vuoto” da occupare: abbiamo le nostre radici, ce le teniamo strette e le difenderemo. Questo non vi sta bene, vi disturba? Allora tornate da dove siete venuti.
Lorenzo Quadri