Stazioni di servizio sull’orlo del baratro, ma la casta non ci sente: “Gh’è mia da danée”
A seguito degli sconti italiani sul carburante, le stazioni di servizio ticinesi si trovano immerse nella palta. Il problema, a quanto si legge sul CdT di ieri, riguarda sicuramente la fascia di confine, dove ormai non si vende più neppure una goccia, ma si estende – seppure in misura minore – anche al Sopraceneri.
Gli sconti fiscali del Belpaese sul carburante vengono prorogati di continuo. L’ultima volta, la scadenza è stata spostata al 31 dicembre. Ma è facile prevedere che si andrà avanti ancora per vari mesi. Se le stazioni di servizio ticinesi potevano stringere i denti per un periodo breve, sul lungo termine la musica cambia. C’è chi ha già dovuto ridurre orari di apertura e dunque turni, incidendo sul personale. A breve fioccheranno i licenziamenti. E questi potrebbero non interessare solo la fascia di confine, ma tutto il Cantone. Attualmente la differenza di prezzo tra i due lati della ramina è di 30 centesimi al litro: un’enormità. Non solo si è perso il “frontalierato del pieno”, non solo i frontalieri (peraltro avvantaggiati anche dal franco forte) fanno ormai benzina in patria, ma anche numerosi ticinesi varcano il confine per riempire il serbatoio.
Governicchio e partitocrazia
La situazione è tragica. Tutti i Paesi confinanti con la Svizzera hanno concesso sconti fiscali sul carburante. La Confederella no, malgrado Lega ed Udc li abbiano richiesti con insistenza. Il Movimento giovani leghisti ha addirittura lanciato una petizione, raccogliendo migliaia di firme.
Tuttavia gli sconti non arrivano. Perché il governicchio federale non li vuole. La partitocrazia nemmeno. In Consiglio nazionale perfino gli esponenti ticinesi del PLR hanno votato contro.
Il colmo è che lo spazio per gli sgravi ci sarebbe eccome. Circa la metà dei balzelli sul carburante non ha una destinazione vincolata. Finisce nelle casse generali della Confederella. Quindi viene utilizzata per gli scopi più disparati: per mantenere asilanti, per fare regali all’estero, eccetera.
Svizzera bancomat del mondo
Qui non ci siamo proprio. Gli sconti sul carburante non servono solo ai cittadini. Sono necessari anche per salvare dei posti di lavoro. Però, secondo governicchio e partitocrazia, i soldi per accordarli non ci sono. Eppure li hanno introdotti Stati le cui finanze pubbliche sono messe assai peggio delle nostre.
I soldi per gli sgravi sulla benzina non ci sono, però si trovano le risorse – miliardi di franchi! – per mantenere tutte le decine di migliaia di finti rifugiati che stanno prendendo d’assalto la Svizzera.
Si trovano i soldi per pagare prestazioni sociali a profughi ucraini con il SUV Maserati (guai a pretendere la vendita dei bolidi!).
Si trovano i soldi per regalare miliardi all’estero: praticamente la Svizzera è diventata il bancomat del mondo, con la subito-sotto del “medico italiano” del PLR, Livia Leu (Livia chi?) che va a Bruxelles a promettere agli eurofalliti che i contributi di coesione (=pizzi) versati dagli svizzerotti diventeranno ricorrenti. Lo stesso “medico italiano” non conclude un incontro con un premier straniero senza avergli promesso sostanziosi versamenti elvetici, e nümm a pagum.
Si trovano i soldi per inviare altri 100 milioni di franchi all’Ucraina come contributo invernale, e i destinatari ringraziano qualificando la Svizzera di “buco del culo” (sic!), come ha fatto un diplomatico ucraino sui social. Eccoli qua, i “cari amici” del KrakenCassis!
Si trovano i soldi per foraggiare il BidONU – organizzazione partigiana, inutile ed inetta – che per tutta risposta ci accusa di “razzismo sistemico”.
Tassaioli e pure bugiardi
Per tutto questo e molto altro i soldi pubblici si trovano sempre. Per gli sgravi fiscali sul carburante no. E il triciclo riesce a fare anche di peggio. Nei giorni scorsi la Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio degli Stati ha asfaltato a maggioranza bulgara (10 voti contro uno ed un’astensione) la proposta di almeno sospendere la riscossione dell’IVA sui dazi e sovraddazi sul carburante. In effetti si preleva una tassa su delle tasse. Il che già dal punto di vista concettuale è una boiata. La proposta era già stata approvata dal Nazionale. Essa permetterebbe di far scendere il prezzo della benzina di 7-8 centesimi al litro: abbastanza per recuperare la clientela ticinese che fa il pieno in Italia. Però i Signori Senatori non ci sentono. Blaterano che sarebbe “inattuabile a livello amministrativo e porterebbe ad ulteriori richieste di esenzione”. Ah ecco. Tassaioli e bugiardi. La neutralità, uno dei pilastri della Svizzera, è stata miseramente rottamata, però ci si viene a dire che un modesto sgravio fiscale sarebbe “impossibile”? Ma ci prendono per scemi? Eccoli qua, i soldatini della partitocrazia! Ricordarsene alle prossime elezioni!
Lorenzo Quadri