Abusi nei crediti covid: sempre peggio! Lo scandalo si estende a macchia d’olio
I burocrati bernesi distribuiscono a piene mani i soldi del contribuente, impipandosene delle truffe. Una manna dal cielo per i “furbetti del quartierino”!
E ti pareva! La saga dei “furbetti” (meglio sarebbe dire: dei truffatori) che approfittano del virus cinese continua.
Prima sono emersi i furbetti dei crediti covid a tasso zero e garantiti dalla Confederella. Come noto, per i crediti fino a 500mila Fr la garanzia statale è integrale. Quindi le banche li hanno concessi “in scioltezza” (era possibile richiederli fino al 31 luglio) senza alcuna verifica. Solo in Ticino sono stati elargiti crediti garantiti dal contribuente per quasi 1.1 miliardi di Fr. Quanti di questi soldi verranno restituiti? C’è come il vago sospetto che non saranno molti e che l’ente pubblico, già messo a dura prova dalla crisi economica da virus cinese, sarà chiamato a far fronte a buchi enormi. Naturalmente con i nostri soldi.
Tanto per gradire, ricordiamo che questi crediti sono stati richiesti anche per riscattare auto di lusso lasciate in pegno: è emerso dalle prime indagini svolte sugli abusi. Poco ma sicuro che li hanno ottenuti perfino titolari italici di società bucalettere in Ticino, che poi naturalmente si sono dati alla macchia. “Prendi i soldi e scappa”, tanto gli svizzerotti fessi non si accorgono di niente!
Niente correttivi
Malgrado l’altissimo rischio di abusi nei crediti covid – soprattutto in questo sfigatissimo Cantone che, grazie alla devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia, è stato preso d’assalto da imprenditoria-foffa in arrivo da oltreramina – Berna non ha mai voluto prendere dei correttivi. Si fa affidamento sulla “responsabilità individuale”: quella dei furbetti dell’italico quartierino! Quando si tireranno le somme, ci sarà da mettersi le mani nei capelli.
Gli indipendenti
Poi è arrivata la seconda puntata. Ne abbiamo parlato sul Mattino della scorsa domenica. Ovvero, gli abusi nelle indennità di perdita di guadagno per gli indipendenti. Queste indennità sono infatti state prolungate “in automatico” fino a settembre. A prescindere dal reale bisogno dei beneficiari.
Infatti, dopo la fine del lockdown, molti indipendenti hanno ricominciato a lavorare e a guadagnare come prima, se non di più. Però continuano a ricevere le indennità federali. Chi non ne ha più bisogno deve farsi parte attiva ed annunciarsi presso la propria cassa di compensazione AVS. Ma pochissimi lo fanno. Nel Canton Zurigo solo il 4% di chi ha ottenuto un’indennità si è mosso in tal senso. A Lucerna appena il 2%. Figuriamoci nel Ticino, oltretutto invaso dai furbetti dell’italico quartierino per colpa della devastante libera circolazione delle persone.
Pare inoltre che rinunciare alla prestazione sia complesso.
Insomma, sembra che i burocrati bernesi vogliano a tutti costi distribuire i soldi del contribuente “a pioggia”. Anche a chi non ne ha (più) bisogno. Qui si rischiano abusi per centinaia di milioni di franchi! Però il governicchio federale ronfa della grossa. E sì che sarebbe bastato stabilire che, per ottenere il prolungo delle indennità covid, fosse il beneficiario a doversi annunciare, producendo almeno un’autocertificazione. Invece, neanche quello.
Il terzo capitolo
Adesso arriva il terzo capitolo. Ovvero quello del lavoro ridotto.
Come noto, a seguito della crisi economica da coronavirus, le aziende hanno chiesto in massa il lavoro ad orario ridotto, ricevendo le relative indennità. Ebbene, adesso “improvvisamente” si scopre, ma tu guarda i casi della vita, che anche in quest’ambito fioriscono gli abusi. Nel senso che dipendenti che ufficialmente dovrebbero essere in orario ridotto lavorano invece a tempo pieno. Si parla pure di timbrature farlocche: ovvero di dipendenti costretti a timbrare prima, continuando poi però a lavorare per parecchie ore. A tutt’oggi alla SECO (Segreteria di Stato per l’economia) sarebbero giunte 275 segnalazioni di presunti abusi nell’ambito del lavoro ridotto.
Vogliamo vederci chiaro
Anche a questo proposito, evidentemente, vogliamo vederci chiaro, in particolare per quanto attiene alla situazione in Ticino e alla già citata imprenditoria foffa in arrivo da oltreramina “grazie” alla libera circolazione delle persone. Figuriamoci se questi sedicenti “imprenditori”, che assumono solo frontalieri e che arrivano unicamente per sfruttare il nostro territorio, si fanno problemi nell’approfittare degli aiuti covid finanziati dagli svizzerotti!
Soldi nel water
Appare sempre più palese che la burocrazia bernese sta gettando nel water una caterva di soldi del contribuente. E questo in base al principio, che tanto piace alla $inistra, del “soldi di tutti, soldi di nessuno”. I camerieri dell’UE in Consiglio federale intanto dormono della grossa. Tutte le energie sono dedicate al terrorismo di regime contro l’iniziativa di limitazione.
E’ chiaro che non dovrà essere il solito sfigato contribuente a mettere una pezza agli abusi nei crediti covid allegramente tollerati da Berna. Il governicchio federale farà il piacere di prelevare i soldi necessari decurtandoli dagli aiuti all’estero. Chiaro il messaggio?
Lorenzo Quadri