La truffa di $inistra: con la scusa di ridurre la dipendenza dalla Russia e dal suo gas

L’ATA, associazione traffico e ambiente, vorrebbe lanciare un’iniziativa popolare per far sì che, a partire dal 2030, in Svizzera non sia più possibile omologare automobili a benzina. Per quel che riguarda il nostro Cantone, la prima e più ovvia conseguenza di una simile cappellata sarebbe la seguente: i Ticinesi verrebbero obbligati a comprare l’auto elettrica (che costa di più), mentre i 75mila frontalieri – che nel 2030, “grazie” alla devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia (ecologisti in primis), saranno diventati 100mila – potranno andare avanti tranquillamente ad entrare in Ticino uno per macchina con le auto a benzina e diesel, ridendosela a bocca larga degli svizzerotti fessi.

Tra parentesi, se il problema è la decarbonizzazione, le vetturediesel dovrebbero semmai essere favorite rispetto a quelle a benzina, dal momento che producono meno CO2. Invece accade il contrario.

E le polveri fini?

Bisogna poi pensare che, se proprio vogliamo essere “precisi”, le automobili non inquinano solo dal tubo di scappamento. Ci sono anche le polveri fini generate dai copertoni e quelle prodotte dall’attrito dei freni. Da questo punto di vista, i veicoli elettricisono più inquinanti di quelli a benzina, dato che in proporzione pesano di più.

Per non parlare delle microparticelle prodotte dai treni che sferragliano sui binari: ma questo argomento, per qualche strano motivo, è tabù.

Alla mercé della Cina

Nelle scorse settimane lo abbiamo visto benissimo: i climatististrumentalizzano anche la guerra in Ucraina per promuovere presunte “svolte verdi” dai costi stratosferici. In altre parole: miliardi e miliardi verrebbero munti ai cittadini col pretesto del “clima” per poi trasformarsi in sussidi. I compagni di merende dell’economia “green” ci tetterebbero dentro come se non ci fosse un domani, al motto di “Profitieren!”.

Il mantra dei Verdi-anguria è: chi compra il gas russo finanzia la guerra di Putin. La svolta verde servirebbe, secondo la loro narrazione farlocca, a rendersi indipendenti dal gas russo. Ohibò. Peccato che una componente essenziale della svolta verde sia proprio l’elettrificazione dell’intero parco veicoli svizzero. E il risultato sarebbe quello di diventare completamente dipendenti dalla Cina. Che in quanto a rispetto della democrazia e violazioni dei diritti umani non è certo messa meglio della Russia (le due nazioni vanno peraltro a manina). Si pensi solo ai metodi con cui in patria viene gestita la pandemia da stramaledetto virus cinese, rinchiudendo in casa la gente con i militari fuori dalla porta. Senza contare che Pechino si prepara a fare con Taiwan ciò che la Russia ha fatto con l’Ucraina.

“Un suicidio”

Detto in altri termini: con la scusa di ridurre la dipendenza dalla Russia e dal suo gas, i Verdi anguria vogliono renderci dipendentidalla Cina, perché è da lì che provengono le componenti delle batterie per le auto elettriche. In una recente intervista pubblicata sul quotidiano italiano “Il Giornale” Marco Bonometti, presidente del gruppo OMR (Officine meccaniche rezzatesi) nonché membro del Consiglio generale di Confindustria, ha parlato chiarissimo:“Puntare solo sull’auto elettrica è un suicidio (…). Se oggi siamo in mano alla Russia per il gas, domani saremo in mano alla Cina per le batterie”.

Oltretutto, la dipendenza da batterie con componenti cinesi non si pone solo per le automobili, ma anche per le centrali elettriche ad energia solare. Le batterie sono necessarie ad immagazzinare la corrente per quando non c’è il sole.

Fonte di entrate

Se tutti in Europa passassero ai veicoli elettrici – così come da recente, scellerata decisione del parlatoio europeo, che vorrebbe vietare la produzione e la vendita di automobili con motori a scoppio dopo il 2035 – è ovvio che non ci sarebbe la corrente peralimentarli. Il prezzo dell’elettricità schizzerebbe verso l’alto già solo per questo.

Né bisogna dimenticare che la benzina, zavorrata com’è di balzelli, è un’ottima fonte di entrate per l’ente pubblico. L’imposta sugli oli minerali più l’IVA gravano per circa 90 centesimi al litro sul prezzo del carburante. Se si aggiunge il balzello sul CO2, si arriva ad un carico fiscale di 1.20 franchi per litro. E scusate se è poco!

Il 45% della tassa sugli oli minerali finisce nelle casse generali della Confederella; il rimanente è vincolato a compiti nell’ambito stradale ed aereo.

La prossima mungitura

Nel 2021 l’imposta sugli oli minerali ha reso 2.7 miliardi di franchi, il supplemento d’imposta 1.8 miliardi. Se le auto a benzina (ed i riscaldamenti a nafta) sparissero con un colpo di bacchetta magica come sognano (pro-saccoccia) i Verdi-anguria, con loro si svanirebbero anche tutti questi bei soldoni. Come verrebbero compensati? Ma andando a tassare le auto elettriche, ovviamente! La via è dunque segnata.

Oggi chi compra la macchina l’elettrica la paga di più ma risparmia sul carburante. Un domani la musica cambierà. Un domani nemmeno tanto lontano, peraltro. E’ già dai tempi della Doris uregiatta che il DATEC segnala la sua intenzione di mungere i proprietari di auto elettriche; il progetto è rimasto in stand-by solo per una questione di opportunità politica.

Lorenzo Quadri