Si abusa della scuola dell’obbligo per fare il lavaggio del cervello agli alunni?

Il trafiletto con tanto di foto pubblicato due settimane fa dal Mattino a proposito dell’ideologia “gender” in seconda media ha suscitato vivaci reazioni. Il tema è nel frattempo arrivato sui tavoli del governicchio cantonale, con un’interrogazione del deputato leghista Massimiliano Robbiani.

Il casus belli è un esercizio di tedesco assegnato a degli allievi di seconda media in una scuola pubblica. Vi compare la frase (da completare): “Wie heissen deine Eltern? Sie heissen Elsa und Emma”. Ovvero: “Come si chiamano i tuoi genitori? Si chiamano Elsa ed Emma”. Quindi due donne.

E’ chiaro che qui si sta abusando delle lezioni di tedesco pere far il lavaggio del cervello a dei ragazzini di 12 anni. Il docente che ha creato l’esercizio ha voluto di proposito indottrinare gli allievi con la boiata “gender” dei figli con due madri o con due padri. Tale panzana è contraria alla realtà dei fatti, e non c’è bisogno di spiegare il perché. E’ inaccettabile che la scuola – a maggior ragione quella pubblica, che dovrebbe essere apolitica ed aconfessionale – arrivi al punto di negare una verità scientifica in quanto contraria alle politichette LGBTQvattelapesca. Se la materia d’insegnamento diventa non già la realtà ma l’ideologia rintronata, vuol dire che la scuola pubblica è caduta parecchio in basso. Se un ipotetico docente di estrema destra volesse approfittare di una lezione di lingua per inculcare ad allievi in età prepuberale teorie razziali antiscientifiche, ne nascerebbe uno scandalo enorme con tanto di manifestazioni di piazza.

E la biologia?

C’è poi un’altra questioncella non proprio trascurabile. A quanto ci consta (ma forse abbiamo perso qualche puntata) la biologia è ancora materia di insegnamento alla scuola media. Nelle lezioni di biologia si insegna – appunto – la biologia, oppure l’ideologia gender? Si insegna la realtà fattuale che per concepire un figlio sono necessari un genitore maschio e una genitrice femmina (l’ordine può anche essere invertito, non sia mai che si rischino accuse di sessismo)? O si raccontano fregnacce su “genitori A” e “genitori B” che possono anche essere del medesimo sesso?

Si insegna la realtà fattuale che il genere è un dato biologico e che i generi sono due (a parte casi rarissimi di ermafroditismo), o la favoletta che il genere è un’opinione – o una “percezione” – modificabile a giorni alterni, e che ce ne possono essere più di due?

Sarebbe il colmo se nelle lezioni di biologia si inculcassero agli scolari nozioni anti-biologiche su figli con due madri o con due padri. Un po’ come se in quelle di geografia si insegnasse che la terra è piatta.

Sì al burqa e poi…

Oltretutto, simili boiate gender si accompagnano a pensate “geniali”: come quella di non più separare nelle scuole i WC dei maschi da quelli delle femmine (oddìo, ma “maschio” e “femmina” si potrà ancora dire?). Magari un domani accadrà la stessa cosa anche con le docce.

Sarà interessante sapere come i sostenitori del gender – che sono pure immigrazionisti – spiegheranno a genitori “in arrivo da altre culture” (islamiste) che le loro figlie devono fare la doccia assieme ai ragazzi. Sì al burqa ma poi obbligo di doccia mista? Qui qualcuno ha decisamente perso il patàn.

Da notare che sempre i sostenitori del gender sono quelli che pretendono quote rosa, posteggi per le donne, eccetera. Però poi il genere è un’opinione. Ma allora, se il genere è un’opinione, alla quota rosa può accedere anche colui che, per una curiosa coincidenza, proprio nel giorno della nomina si sente donna, per poi tornare ad essere uomo subito dopo?

Richiamare all’ordine

Esiste, certo, una minima percentuale di persone che non si riconosce nella propria identità di genere. Persone che magari vivono questa condizione con sofferenza e che meritano rispetto. Ma non si può pensare di sovvertire la società e di creare un mondo fittizio per adeguarsi ad una  piccolissima minoranza.

Men che meno è tollerabile che dei docenti della scuola pubblica abusino del loro ruolo per inculcare negli allievi ideologie farlocche.

Non sappiamo se il caso dell’esercizio di tedesco segnalato dal Mattino sia un caso isolato o se invece sia già – purtroppo – prassi corrente.

In ogni caso ci attendiamo che il DECS intervenga, richiamando la scuola alla sua funzione. Che è quella di trasmettere sapere e non “fake news”.

Lorenzo Quadri