Dopo l’attentato di Barcellona non servono le condoglianze, serve l’Islamexit
Ennesimo attentato dei terroristi islamici (evidenziare bene: islamici) a Barcellona, con 15 morti e centinaia di feriti. Ma anche in Finlandia a Turku un jihadista, guarda caso un finto rifugiato 18enne marocchino la cui domanda d’asilo è stata respinta, ha ucciso due donne e ferito altre otto persone. Ormai i crimini dei jihadisti a cui l’Europa ha scelleratamente spalancato le porte, perché bisogna essere aperti e multikulti, si stanno trasformando da tragedie inaudite in routine. Sta già subentrando l’assuefazione.
L’ipocrisia corre sul tweet
E come reagisce l’Occidente alla guerra che l’Islam gli ha scatenato in casa? I politicanti spalancatori di frontiere twittano condoglianze ipocrite in cui condanno i “vili attacchi terroristici”. Lo ha fatto anche la presidenta della Confederella, la Doris uregiatta, dopo l’attentato di Barcellona. Questi “grandi statisti” non hanno nemmeno il coraggio, né l’onestà, di dire che si tratta di terrorismo islamico. L’imbarazzante aggettivo viene pavidamente censurato. Certe cose non si dicono! Non è politikamente korretto! E dopo i tweet (tra l’altro scritti da qualche addetto alla comunicazione) per mettere fuori la faccia e far vedere che il compitino è stato svolto? Il nulla. Si va avanti “come se niente fudesse”. Fino alla prossima tragedia annunciata.
Ne abbiamo piene le “scuffie”
$ignori politicanti, ne abbiamo piene le scuffie dei messaggi di condoglianze, delle parole di circostanza, della commozione pelosa, delle lacrime di coccodrillo, dei “je suis”, delle marce per mettersi in mostra, delle corone di fiori e di tutti gli altri ammennicoli con cui v’immaginate di lavarvi la coscienza. Avete spalancato le frontiere agli islamisti. Avete imposto il fallimentare multikulti. Avete sistematicamente denigrato come spregevoli razzisti e fascisti quelli che si opponevano a simili deliri. E adesso, grazie a voi – e grazie ai vostri reggicoda, a partire dalla stampa di regime e dagli intellettualini rossi da tre e una cicca – l’Occidente si è portato la guerra sul proprio territorio. Invece di preoccuparvi delle conseguenze dell’arrivo massiccio di islamisti che odiano noi e la nostra società, continuate a far entrare tutti, ed in più ancora strillate al presunto razzismo (naturalmente per criminalizzare gli europei; mentre del razzismo importato dagli immigrati musulmani, di quello non vi preoccupate mai). Bene, ecco i risultati: si misurano in morti e feriti. Di che andarne fieri, non c’è che dire.
Tre punti
Visto che l’Occidente, Svizzera ovviamente compresa, si trova in guerra, è ovvio che deve comportarsi di conseguenza.
Punto primo, basta immigrazione scriteriata: chiudere le frontiere. Muri sul confine (altro che “ponti”). Non si accolgono più migranti economici in arrivo da paesi islamisti. L’Islam non è integrabile. E non se l’è inventato il Mattino populista e razzista. Lo ha detto il prof Giovanni Sartori, uno dei massimi sociologi a livello internazionale. E prima ancora lo scrisse pure Oriana Fallaci. Che non era una studiosa, ma il Medio Oriente lo conosceva. Al contrario degli spalancatori di frontiere che offendono i morti e le loro famiglie continuando a blaterare di “accoglienza”.
Punto secondo. Espellere in modo sistematico, senza se né ma, tutti i simpatizzanti dell’Isis. Se per caso sono stati naturalizzati – perché, nel regime attuale delle naturalizzazioni facili, per paura di passare per “razzisti” si regala il passaporto rosso anche a persone per nulla integrate – la nazionalità svizzera va revocata all’istante. E non ce ne frega un tubo se questi galantuomini, in caso di rientro nel paese d’origine, si troverebbero in pericolo: non è affatto un motivo per tenerceli in casa, quindi per mettere in pericolo noi! Mica siamo stati noi a chiamarli! E non ci si venga più a raccontare patetiche fregnacce su basi legali mancanti, misure sproporzionate, ed altre storielle del genere. A parte il fatto che il popolo svizzero ha votato l’espulsione dei delinquenti stranieri, ma la partitocrazia pro-invasione ed i suoi legulei di servizio nei tribunali non la applicano (è molto più facile bastonare gli automobilisti con il bidone Via Sicura): se le basi legali mancano, le si crea. E d’urgenza. A cosa serve altrimenti lo spropositato apparato burocratico che finanziamo con le nostre imposte? Solo a polverizzare i santissimi ai cittadini onesti?
Da che mondo è mondo, in guerra vigono regole speciali. E quella in corso è una guerra degli islamisti all’Occidente.
Punto terzo. Questo non è il paese dell’islam. Quindi, ogni mossa volta a fare proselitismo islamista va stroncata sul nascere. Vedi distribuzioni del Corano da parte di associazioni salafite; vedi finanziamenti esteri alle moschee. Finanziamenti mirati ovviamente a supportare la diffusione dell’islam radicale. Nelle moschee le prediche si devono tenere nella lingua del luogo perché tutti devono capire quello che viene detto. Le moschee dove si predica contro l’Occidente, contro le nostre regole, contro i nostri modi di vita, contro i nostri diritte e le libertà vanno chiuse senza tante storie né pippe mentali, ed i relativi imam espulsi dal paese. Idem per i migranti islamici che non ne vogliono sapere di adeguarsi alle più basilari regole del nostro vivere civile: quelli che non danno la mano alle donne, quelli che obbligano le figlie a sottomettersi a matrimoni forzati, e via elencando. Föö di ball. Pulizia radicale. Tanto più che questa gente alleverà piccoli estremisti, magari con passaporto rosso. E’ notizia dei giorni scorsi che nelle Fiandre sono stati trovati indizi di radicalizzazione in un asilo! E se pensiamo che queste cose non succedano anche da noi, prepariamoci ad un duro risveglio. E che nessuno, inoltre, si sogni più di uscirsene con boiate quali “rendere l’islam religione ufficiale”, introdurre l’imam dell’esercito, censurare festività cristiane per “non offendere” migranti, e via sproloquiando.
Siamo razzisti, populisti, islamofobi? Echissenefrega! Il tempo del buonismo-coglionismo è finito.
I bimbi morti
A proposito: si sarà notato che nei giorni scorsi, dopo l’attentato di Barcellona, circolava in rete la tragica foto di un bimbo ucciso sulla Rambla dai terroristi islamici. Una fotografia molto simile a quella del piccolo Aylan, il bambino di tre anni morto sul litorale siriano. I fautori dell’invasione strumentalizzarono senza vergogna l’immagine di Aylan per costringere l’Occidente a “far entrare tutti” sotto la pressione del ricatto morale. Respingere i clandestini equivale ad uccidere bambini: questo il tenore del messaggio che si tentava di inculcare nelle coscienze del popolino. Ben diverso, oggi, l’atteggiamento degli spalancatori di frontiere nei confronti dell’immagine del piccolo morto a Barcellona, agghiacciante testimonianza dei risultati del “devono entrare tutti”. Su questa foto i moralisti a senso unico pretendono ipocritamente il silenzio in nome del “rispetto”. E chi non si autocensura viene denigrato come “sciacallo”. Che tolla! Un po’ troppo facile, “cara” gauche-caviar e dintorni. Non è così che funziona.
Lorenzo Quadri