Ieri pomeriggio è arrivato a Chiasso, bloccando a lungo la stazione ferroviaria, il cosiddetto “No Borders Train”, treno senza confini. Sul convoglio, un Tilo partito da Milano, sono state fatte salire centinaia di presunti asilanti. Ad organizzare l’iniziativa, tale “Progetto Melting Pot” (un nome un programma). Obiettivo: formare un treno cha attraversi l’Europa per permettere ai sedicenti rifugiati di consegnare domande d’asilo dove più gli aggrada. Ovviamente alla faccia delle leggi in vigore.
Alla fine, malgrado fosse stata annunciata la consegna di una sessantina di domande d’asilo a Chiasso, ne sono state presentate solo quattro.
Tale manifestazione dimostra che un esercito efficiente è necessario alla Svizzera per difendere i propri confini. Come pure che è necessario un comandante delle guardie di confine che si concentri sul suo ruolo e non sulla campagna elettorale nel vano tentativo di conquistare cadreghe governative inesistenti.
Soprusi inaccettabili
Gli slogan e i messaggi lanciati dai manifestanti non possono essere accettati “come se niente fudesse”.
I manifestanti rifiutano di prendere atto della volontà popolare, chiaramente espressa dal cittadino svizzero, di limitare l’immigrazione. Questo è un grave sopruso che non possiamo in nessun modo tollerare.
Non ancora soddisfatti, i manifestanti indicano chiaramente la volontà di non rispettare nemmeno gli accordi di Schengen. Essi prevedono che chi ha presentato domanda d’asilo in uno Stato firmatario non può ripresentarla in un altro.
Se questi accordi funzionassero, in Svizzera di asilanti non ne dovrebbero arrivare proprio. Infatti prima di arrivare da noi, a meno che giungano in aereo, i richiedenti devono comunque passare per uno Stato UE; generalmente per l’Italia.
La quale però semplicemente non li registra, e ovviamente rende difficoltosa (eufemismo) la riconsegna di quelli che le spettano. Gli accordi di Schengen nella realtà sono esattamente quello che aveva previsto la Lega: ossia un bidone che, oltretutto, costa dieci volte di più di quanto dovrebbe costare.
Ma ai manifestanti il sistema Schengen non va comunque bene perché le condizioni d’accoglienza in Italia non sarebbero adeguate – la vicina Penisola viene descritta come una specie di terzo mondo – e quindi gli asilanti devono – imperativo! – poter andare liberamente dove più gli aggrada. Senza frontiere, appunto.
Devono poter andare dove? Ma ovviamente in Svizzera, nazione contigua all’Italia, dove gli svizzerotti, per paura di essere tacciati di razzismo, alloggiano i rifugiati in alberghi e appartamenti. Perché le sedi di protezione civile o le installazioni militari non sono ritenute di standing sufficientemente elevato.
Sul “No Borders Train”, a quanto riferito dalle cronache, è stato peraltro detto chiaramente cosa vogliono questi rifugiati economici: vogliono che si metta a loro disposizione casa e lavoro. In Italia casa e lavoro non ci sono. E allora li pretendono da noi. E certo: in Ticino il lavoro non c’è nemmeno per i residenti, e dovremmo darlo ai finti asilanti?
Farsi rispettare
Non è colpa dell’Italia se la Penisola arriva fin quasi in Africa. D’accordo. Ma non è neanche colpa nostra se confiniamo con l’Italia. Manifestazioni come quella di ieri sono un chiaro segnale che non basta prendere delle decisioni politiche, come quelle del 9 febbraio, ma bisogna anche essere in grado di farle rispettare. All’interno del Paese, e anche all’esterno. Questo significa che le frontiere devono diventare molto, ma molto più sicure. Se la consigliera federale Sommaruga è così solidale con l’Italia, come ha detto in Consiglio nazionale, a seguito degli sbarchi di presunti asilanti, cominci ad ospitarne un po’ a casa sua.
Diventare meno attrattivi
L’associazione che ha organizzato il “No Borders Train” ha indicato chiaramente che il suo scopo è “costruire vie d’accesso sicure all’Europa”.
Traduzione: portiamoci in casa tutto il mondo. Proprio una bella prospettiva. Che il dramma delle morti in mare debba cessare è evidente. Ma c’è un solo modo per fare che questo accada: smettere di illudere gli asilanti e presunti tali che da noi ci sia “casa e lavoro” per tutti.
Quindi, è sempre più prioritario diventare meno attrattivi, per scoraggiare traversate marittime che spesso hanno esito tragico. E chiudere le frontiere. Ed essere in gradi di difenderle. Ciò che rende indispensabile un esercito efficiente. Un esercito in grado di proteggere i nostri confini. Altro che saccheggiare il budget del militare come hanno tentato di fare a Berna i sei scienziati dopo il No popolare ai Gripen!
Il tutto con buona pace dei kompagni internazionalisti con i piedi al caldo. I quali kompagni, di rifugiati in casa loro non ne hanno mai ospitato neanche mezzo. Nemmeno durante le emergenze più acute. Loro muovono solo la bocca dai quartieri residenziali di lusso.
Chi paga il conto?
Va da sé che ci piacerebbe sapere quanto è costata questa manifestazione organizzata Oltreconfine che ha paralizzato per ore la stazione di Chiasso. Il conto verrà presentato al Progetto Melting Pot? Oppure resterà sul groppone del solito sfigato contribuente?
Lorenzo Quadri