Non si tratta solo di votare l’acquisto di nuovi aerei: si decide il futuro dell’esercito
Il 27 settembre prossimo i cittadini svizzeri dovranno esprimersi anche sul credito di 6 miliardi per l’acquisto di nuovi aerei da combattimento. Ovviamente i $inistrati, che vogliono l’abolizione dell’esercito (oltre che l’adesione della Svizzera alla fallita UE) sono contrari, e a tale scopo diffondono un sacco di fregnacce.
E’ quindi il caso di rimettere il campanile al centro del villaggio.
Tanto per cominciare, è evidente che non si tratta di votare su un tipo di aereo piuttosto che su un altro. Quale velivolo comperare, è una questione tecnica che verrà decisa dal Consiglio federale a tempo debito. L’oggetto del voto è di ben altra portata: il popolo dovrà stabilire se in futuro la Svizzera disporrà ancora di una difesa aerea, e quindi di una difesa “tout-court”. Perché, senza difesa aerea, le truppe terrestri non sarebbero in grado di proteggere il Paese.
Il vero tema
Un esercito senza difesa aerea non è un esercito: quindi un No popolare ai nuovi aerei equivarrebbe ad un No all’esercito. Ecco perché i $inistrati si agitano tanto. Una Svizzera incapace di difendersi diventerebbe ancora più succube della fallita UE. E finirebbe per esserne fagocitata: il sogno della gauche-caviar, spalancatrice di frontiere ed antisvizzera!
E’ bene ricordare che i cittadini elvetici si sono sempre espressi a favore del nostro esercito di milizia. Unica eccezione, il voto del 2014 sui Gripen. In quell’occasione ci si mise a disquisire sul modello di velivolo scelto, perdendo di vista il vero tema. Che, come detto, è di ben altra portata.
Non ci sono alternative
Gli aerei in dotazione delle nostre forze armate sono datati. I Tiger del 1978 (!), data la vetustà, sono già giunti a fine vita. Possono essere utilizzati solo di giorno e con il bel tempo. Gli FA/18 risalgono al 1996 e potranno essere operativi fino al 2030. E poi?
La difesa nazionale ha bisogno di una trentina di aerei. Poiché procurarseli è un processo che dura anni, occorre pensarci adesso.
Naturalmente i ro$$overdi, per infinocchiare i cittadini, racconteranno che loro non sono contro l’esercito, ma quando mai; però – sempre a loro dire – ai nuovi aerei di combattimento ci sarebbero delle “alternative”.
Balle di fra’ Luca!
Alternative non ce ne sono. Gli aerei da combattimento non possono essere sostituiti né da elicotteri né da droni né da altre diavolerie.
Del resto, il termine “da combattimento” è ambiguo. In effetti, questi velivoli non servono solo in caso di conflitto armato. Si occupano della sicurezza dello spazio aereo elvetico, la quale deve essere garantita costantemente. Anche in tempo di pace. Ciò significa che questi aerei devono intervenire, oltre che contro violazioni dello spazio aereo, anche in casi di inosservanza delle regole del traffico areo. O anche per soccorrere velivoli che si trovano in difficoltà.
Visto poi che la Svizzera è – per tradizione e per scelta – sede di conferenze internazionali ai massimi livelli (che tanto piacciono agli internazionalisti multikulti), è ovvio che questi “meeting” devono essere protetti.
Asserviti all’estero?
Pensare che una guerra in Europa non sia più possibile è come credere a Babbo Natale. Vari Stati membri UE stanno rinnovando i propri armamenti: tutti scemi?
Inoltre, il futuro non lo conosce nessuno. Forse che solo ad inizio anno qualcuno avrebbe potuto immaginare lo stramaledetto virus cinese e le sue conseguenze? (Virus che, non dimentichiamolo, ci ha IMPESTATI per colpa della devastante libera circolazione delle persone, altro tema in votazione il 27 settembre).
Ma il covid ha mostrato in tutta evidenza anche un’altra cosa: che ogni Stato membro della DisUnione europea, quando si tratta di venire al dunque, pensa ai propri interessi, e solo a quelli. (Gli svizzerotti fessi sono gli unici a fare sistematicamente gli interessi altrui a proprio danno, per colpa di un governicchio federale pavido e genuflesso).
E noi dovremmo affidare la difesa del nostro territorio, dei nostri concittadini, delle nostre infrastrutture strategiche, ad eserciti stranieri? Perché è questo che succederà se rinunciamo ad avere delle forze aree efficaci. Ma bisogna essere caduti dal seggiolone da piccoli!
Senza contare che una tale situazione di dipendenza sarebbe in aperta contraddizione con la neutralità elvetica (ma ai referendisti ro$$overdi, che vogliono l’adesione UE, della neutralità non importa un tubo).
Un Sì per la Svizzera
I $inistrati hanno lanciato il referendum contro i 6 miliardi per gli aerei “da combattimento” forse pensando di poter utilizzare questi soldi, in caso di bocciatura popolare, per ulteriori regali all’estero. O magari per mantenere finti rifugiati o stranieri in assistenza. Ma così non sarà. I miliardi in questione provengono dal budget dell’esercito. Non si tratta quindi di una spesa aggiuntiva. Dovesse passare il No, questi soldi rimarrebbero in ogni caso all’esercito.
Un Sì al credito per i nuovi aerei è dunque un Sì al mantenimento del nostro esercito ed alla sicurezza del Paese. Quindi, è un Sì alla Svizzera!
Lorenzo Quadri