Domenica scorsa la $inistra è stata randellata su tutta la linea

Il voto dello scorso fine settimana non è stato “storico” solo per quel che riguarda la decisione sul burqa. Anche la votazione sull’esercito è stata di quelle che lasciano il segno. E presentava delle analogie con quella sul divieto di burqa. Infatti anche in questo caso erano in gioco dei valori svizzeri: l’esercito di milizia e il principio del cittadino-soldato. E, alla fine, anche il principio della milizia in quanto tale.

Il fatto che in Ticino l’esercito abbia incamerato un consenso superiore al 70% è di per sé eccezionale. Il nostro Cantone infatti sui temi militari si è sempre espresso in modo tiepido, per usare un eufemismo. Questa volta si vede però che il messaggio è passato: si trattava infatti di prendere posizione per la salvaguardia, rispettivamente per la demolizione di un modello svizzero.
Prima della votazione lo si era detto chiaramente. Questa era una delle classiche votazioni che non era sufficiente vincere di misura. Serviva un ampio margine. Una vittoria risicata avrebbe infatti dato lo spunto agli smantellatori dell’esercito e della sicurezza per rilanciare a breve il tema, magari con qualche leggera modifica, secondo una tattica ben nota nella sinistra: far ripetere le votazioni ad oltranza fino a quando, per sfinimento, non si ottiene l’esito desiderato.
Con il 72% dei votanti che si sono espressi a favore dell’esercito di milizia, questo giochetto diventa più difficile (ma non per questo si può partire dal presupposto che i promotori abbiano recepito).

$inistra randellata

Importante è pure che la $inistra è stata randellata alla grande. Su tutti i fronti. Non è passata né l’assurda battaglia a difesa del Burqa (elevato, con supremo sprezzo del ridicolo, a simbolo di libertà), e neppure quella per smantellare l’esercito, mandando a ramengo la nostra sicurezza con l’obiettivo di renderci sempre più eurocompatibili.
Quindi il popolo ha detto in modo inequivocabile di no sia alla multikulturalità fallimentare (quella che pretenderebbe di far coabitare fianco a fianco modi di vita incompatibili, quella che rifiuta in nome del politikamente korretto di imporre le nostre regole all’immigrato) che allo sfascio di un ulteriore punto saldo della nostra identità e svizzeritudine: l’esercito, appunto.

Gli aspetti economici

Inoltre, per quel che riguarda l’esercito, oltre all’aspetto ideale c’è anche un importante aspetto economico: ossia gli indotti ed i posti di lavoro creati, anche nelle regioni discoste, che sono stati salvaguardati.

Al proposito degli indotti creati dell’esercito, la prossima battaglia da combattere sarà quella delle compensazioni in relazione ai nuovi aerei Gripen, (ammesso che vengano definitivamente accettati in un’eventuale votazione popolare). Lì ci sono 250 milioni di Fr di lavori che spettano all’economia ticinese: bisogna però fare attenzione a non farci fregare, ossia bisogna assicurarsi che queste commesse – che devono significare anche posti di lavoro nel nostro Cantone – arrivino veramente. E che non ci sia qualcuno che fa il furbo lasciando il Ticino ancora a bocca asciutta. Occorrerà dunque provvedere affinché rappresentanti del nostro Cantone possano concretamente essere presenti ed influire là dove vengono prese le decisioni e dove si controlla la distribuzione delle risorse.

Lorenzo Quadri