Per dindirindina! Il PD della vicina Penisola crede di poter ricattare i ticinesotti. Non solo: i kompagnuzzi d’oltreconfine pretendono addirittura, udite udite, che il governo di Roma chieda “un chiarimento formale alla Confederazione elvetica in merito alle decisioni discriminatorie assunte dal Canton Ticino in contrasto (?) con gli accordi di libera circolazione delle persone”. Non ancora contenti, i vicini a sud pretendono addirittura di ricattare i ticinesi sul “maledetto voto” del 9 febbraio 2014. Uhhhh, che pagüüüüraaaa!
La mozione logorroica
Ma procediamo con ordine. Il 9 febbraio giorno di martedì grasso – coincidenza quanto mai appropriata – e secondo compleanno del “maledetto voto” (coincidenza meno appropriata), alla pittoresca Camera dei Deputati della Penisola verrà discussa, tra le altre cose, una mozione del PD mirata ad impallinare, mettendone in discussioni vari punti, il famigerato accordo tra Svizzera ed Italia sulla fiscalità dei frontalieri. Trattasi dell’accordo-ciofeca negoziato (?) da Jacques De Watteville. Ovvero dal braccio destro dell’ex ministra del 4% Widmer Schlumpf. Il burocrate che va (andava) a Roma a parlare in inglese. E che, anche dopo l’ormai prossimo pensionamento, continuerà a negoziare con l’UE l’applicazione del “maledetto voto” del 9 febbraio (che il buon De Watteville è il primo a voler affossare): ci immaginiamo con quali risultati.
Alcune perle
Ebbene nel logorroico testo della mozione dei kompagnuzzi dell’italico PD (ma sono pagati a riga?) si leggono, oltre alle “perle” indicate in apertura, una serie di considerazioni contro il Ticino. Fregnacce che sembrano fatte apposta per convincere che la costruzione di un bel muro sul confine col Balpaese è cosa buona e giusta.
A lato citiamo solo alcuni passaggi, perché c’è davvero l’imbarazzo della scelta.
Il ricatto
In cima alla liste delle esternazioni improponibili si trova, evidentemente, il tentativo di ricatto sull’applicazione dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”. Ricatto scandaloso; ma non immeritato. Già, perché quando si ci ritrova con autorità federali che, nei confronti degli eurofalliti, mettono in atto la politica delle “quattro S” – succubi, supini, scodinzolanti e slinguazzanti – svendendo la sovranità nazionale, non c’è poi da meravigliarsi se perfino i kompagnuzzi del PD d’Oltreconfine pensano di poter venire a comandare in casa nostra.
Violazioni unilaterali?
Nemmeno il periodo carnevalesco può però giustificare che rappresentanti del Belpaese si permettano di ipocritamente strillare alla presunta violazione, da parte della Svizzera e/o del Ticino (oltreramina non hanno ben chiaro i livelli istituzionali elvetici), della libera circolazione delle persone.
Proprio la vicina Penisola che, per tutelare in modo protezionistico il proprio mercato del lavoro, non applica gli accordi bilaterali; che non rispetta gli accordi di Dublino; che nei nostri confronti è inadempiente su tutto (e non stiamo a ripetere la lista, ormai lunga come l’elenco del telefono, delle cose non fatte, che va dalla débâcle della Stabio Arcisate alla cacca scaricata direttamente nel Ceresio perché il Belpaese non costruiscono depuratori), adesso pensa di poter montare in cattedra a calare lezioni agli svizzerotti? Neanche fosse, il Belpaese, un fulgido esempio di rispetto degli obblighi internazionali? Ci scuseranno i vicini a sud, ma certe panzane non siamo disposti a farle passare nemmeno a Carnevale.
Avanti così
Degno di nota anche il passaggio della logorroica mozione PD contro la nuova legge sulle imprese artigiane, ossia il famoso albo dei padroncini voluto dal ministro Zali, che ben dimostra come il Consigliere di Stato leghista abbia colpito nel segno. Dall’atto parlamentare emerge in modo chiaro ancorché involontario: in Italia il Ticino è considerato terra di conquista per frontalieri, padroncini e ditte “della Valle d’Aosta, del Piemonte, della Lombardia e della Provincia autonoma di Bolzano”.
La richiesta dell’estratto del casellario giudiziale e l’albo antipadrocini, entrambi – ma guarda un po’ – promossi dai ministri leghisti, sono dei buoni inizi. Dei primi passi sui quali bisogna continuare a lavorare. Le stizzite reazioni in arrivo da oltrefrontiera dimostrano che siamo sulla strada giusta. Sicché, non si retrocede di un millimetro. E che a Berna nessuno si sogni di fare come d’abitudine: ossia di farsi abbindolare dai blabla italici e schierarsi contro il Ticino!
Lorenzo Quadri
Alcuni estratti della mozione PD contro il Ticino
– (….) viste le prese di posizione dei massimi responsabili istituzionali del Canton Ticino, e all’assunzione di specifiche iniziative unilaterali lesive dei principi di libera circolazione delle persone, di libertà della concorrenza e di intrapresa (s’intendeva impresa?, ndr) e di uguaglianza di fronte alla legge;
– (In Ticino ) nei confronti dei lavoratori frontalieri si è assistito negli ultimi mesi, complice anche la campagna elettorale in territorio elvetico, ad un continuo ed ingiustificato attacco di natura discriminatoria e xenofoba;
– In particolare ha destato scalpore, a questo riguardo, la decisione del Canton Ticino tesa ad obbligare ogni cittadino italiano in via di occupazione in Svizzera a presentare il certificato dei carichi pendenti in allegato alla richiesta di assunzione;
– A ciò si aggiunga il fatto che Il 24 marzo 2015, con provvedimento n. 24/2015, il Gran Consiglio della Repubblica e Cantone Ticino ha approvato la Legge sulle imprese artigianali per l’esercizio della professione di imprenditore nel settore artigianale, introducendo elementi che vanno nella direzione di ostacolare la libera circolazione delle imprese estere in Canton Ticino;
Si chiede che il governo (italiano) si impegni:
– A richiedere un chiarimento formale alla Confederazione elvetica in merito alle decisioni discriminatorie assunte dal Canton Ticino in contrasto con gli accordi di libera circolazione delle persone (uhhhh, che pagüüüüraaaaa!, ndr)
– (A impedire) l’applicazione di qualsivoglia iniziativa discriminatoria e lesiva dell’accordo di libera circolazione delle persone intercorrente tra Unione europea e Confederazione elvetica nei confronti di cittadini italiani occupati o occupabili in Svizzera e di aziende italiane potenzialmente interessate al mercato elvetico, nonché alla rimozione di ogni forma di discriminazione sin qui messa in campo, ivi compresa l’individuazione da parte della Svizzera di una soluzione euro-compatibile di adeguamento della propria legislazione al risultato del voto popolare sull’iniziativa del 9 febbraio 2014.