La TV di Stato lucra coi migranti economici: il loro canone lo paga il contribuente

Nell’immigrazione di massa, la ro$$a $$R ci sguazza alla grande. Non solo per ideologia immigrazionista; anche per interesse di saccoccia. Più persone uguale più canone. In due decenni, gli abitanti della Confederella sono cresciuti di 1.4 milioni. Il che significa: aumento del gettito del canone in ragione di centinaia di milioni di franchetti!

L’emittente di regime lucra anche sugli asilanti. La Serafe non si è fatta problemi ad avventarsi sui profughi ucraini per ingrassare ulteriormente la $$R. 

Paga Pantalone

I rifugiati registrati in Svizzera devono versare il canone. A farsene carico però, a meno che l’asilante in questione non abbia mezzi, è la Confederazione, la quale versa un forfait. Si parla di svariati milioni ogni anno, come riferisce la testata Klein Report. Non è chiaro a quanto ammonti esattamente la somma:  la Segreteria di Stato per la Migrazione, pur confermando il versamento, non lo quantifica.

E’ il colmo: non solo paghiamo il canone più caro del mondo, ma finanziamo pure quello dei migranti economici tramite le nostre imposte!

Senza vergogna, la SSR giustifica l’ennesima mungitura a carico non già degli asilanti (come detto, non sono loro a pagare) bensì dei cittadini svizzeri con il presunto carattere integrativo (?) dei suoi programmi: grazie ai sottotitoli, possono seguirli anche gli stranieri. Ah, ecco. E a noi ce ne dovrebbe fregare qualcosa? Per quale cavolo di motivo dovremmo essere d’accordo di pagare per permettere ai finti rifugiati di guardare la TV?

Fake news

E’ chiaro che l’emittente di regime non sa più a cosa attaccarsi per giustificare il canone più caro del mondo. Prima della fetecchiata dell’integrazione degli stranieri abbiamo sentito quella della “coesione nazionale”: come se l’avesse inventata la radioTV di Stato! Oltretutto, si tratta di una balla di fra’ Luca: gli utenti che guardano i programmi delle altre regioni linguistiche rappresentano un’esigua minoranza. Ennesima fake news di un’emittente che si autoproclama baluardo contro le fake news. 

Non solo: da un lato i dirigenti della SSR  si dichiarano paladini della coesione nazionale, dall’altro ricattano le minoranze berciando che, se l’iniziativa per la riduzione del canone a 200 Fr dovesse passare, taglieranno l’offerta nella Svizzera italiana ed in Romandia. Ecco cosa intendono costoro per coesione nazionale! Ma andate a Baggio a suonare l’organo! 

Troppe risorse

Sulla propaganda rossoverde (anche nelle trasmissioni d’intrattenimento) spacciata per servizio pubblico abbiamo scritto a più riprese. Gli esempi sono pressoché quotidiani. 

Qualche settimana fa il Mattino ha riferito come, nel corso degli anni, la Pravda di Comano si sia gonfiata come una rana. Altro che risparmiare: dal 2007 ad oggi, i dirigenti sono aumentati del 20%. E lo stipendio medio dei dipendenti è salito a 107mila franchi all’anno. Naturalmente i membri del comitato direttivo della SSR, tra cui il direttore della RSI Mario Timbal, incassano assai di più. In media 388mila franchi annui: come un consigliere federale! Mentre il direttore generale Gilles Marchand supera il mezzo milione.

Che alla Pravda di Comano ci sia grasso che cola lo dimostra la nomina, a fine 2022, di una “specialista in diversità ed inclusione” con il compio di “analizzare regolarmente la rappresentanza femminile nelle trasmissioni”. E chi partorisce simili boiate, ha ancora il coraggio di raccontarci che risparmiare non è possibile, e che con il canone ridimensionato a 200 fr andrebbe tutto a catafascio? Ma stiamo busciando? 

Ricordiamo che, con 200 franchi  di canone sommato alle entrate pubblicitarie, la radioTV di Stato incasserebbe comunque una somma vicina al miliardo all’anno. E che nessuno venga a dirci  che un miliardo all’anno non basta per mandare avanti una radiotelevisione di servizio pubblico in un paese di 9 milioni di abitanti, perché  gli ridiamo in faccia! 

Lorenzo Quadri