La partitocrazia respinge sistematicamente tutte le proposte per un giro di vite
La partitocrazia multikulti non si sogna di modificare la propria fallimentare politica delle frontiere spalancate, che è un invito a nozze per i finti rifugiati con lo smartphone. La politica d’asilo della Confederella manca completamente l’obiettivo. Asilo significa protezione e non immigrazione. Eppure, l’asilo diventa la scorciatoia per trasferirsi in Svizzera aggirando le leggi sull’immigrazione. Per trasferirsi e, ovviamente, per restarci.
Qualche numero
Un paio di cifre: attualmente nel nostro Paese ci sono in totale ben 125 mila persone in procedura d’asilo. Alcuni Cantoni sono più toccati dal fenomeno, altri meno. Inutile dire che, per ovvi motivi geografici, il Ticino è tra i più toccati.
Le persone ammesse provvisoriamente in Svizzera sono 45mila, ovvero il doppio rispetto a 10 anni fa. Gli ammessi provvisoriamente (permessi F) sono dei richiedenti l’asilo la cui domanda è stata respinta. Ciononostante rimangono qui, troppo spesso a tempo indeterminato, perché qualche leguleio ritiene che il loro allontanamento non sia “ragionevolmente esigibile”. Inutile dire che, nel corso degli anni, tale criterio è stato costantemente ampliato in senso immigrazionista-buonista-coglionista.
Nell’anno di disgrazia 2022 si sono inoltre contate ben 52 mila entrate illegali in Svizzera. Ciò vuol dire 6 entrate clandestine all’ora, ovvero una ogni 10 minuti. Si tratta di reati penali che però non vengono perseguiti: non c’è nemmeno l’apparato giudiziario necessario.
Si stima inoltre che su territorio nazionale ci siano 100mila “Sans Papier” (clandestini).
Se sommiamo le 125mila persone in procedura d’asilo, i 75mila rifugiati ucraini con statuto S ed i 100mila clandestini, arriviamo a 300mila persone. Davanti a cifre del genere, sostenere che “tout va bien, Madame la Marquise” fa ridere i polli.
Nein-Sager
Ed infatti non solo i cittadini svizzeri vengono sfrattati dalle proprie case per fare spazio a migranti (vedi il tristemente noto “caso Windisch”), ma nei giorni scorsi nel comune di Niederbipp, nel Canton Berna, in un quartiere con 180 abitanti sono stati piazzati (dal Cantone) 120 richiedenti l’asilo. Oltretutto in un ex albergo, mica in un bunker. Facile immaginare con quali conseguenze per la popolazione locale. E tutto senza neppure coinvolgere il Comune, che si è trovato davanti al fatto compiuto.
Il triciclo immigrazionista, tuttavia, di questi problemi se ne impipa. Tanto i suoi politicanti vivono nei quartieri alti. I finti rifugiati vicino a casa mica ce li hanno. Sicché, nella sessione estiva del parlatoio federale da poco conclusa, la casta ha respinto compatta praticamente tutte le proposte che chiedevano un giro di vite nella politica d’asilo:
- No alla richiesta al governicchio federale di garantire l’applicazione dell’accordo di Dublino (l’Italia come noto lo ha sospeso dallo scorso dicembre; ma nemmeno l’Austria fa i compiti come dovrebbe).
- No al ripristino dei controlli sistematici alle frontiere (consentiti dall’articolo 29 del Codice frontiere di Schengen, in casi in cui sono constatate “carenze gravi … nel controllo di frontiera ai confini esterni”).
- No all’esternalizzazione delle procedure dell’asilo (modello danese e inglese).
- No alla sospensione del programma di reinsediamento 2024/2025, che serve a fare arrivare in Svizzera ancora più asilanti.
- No ad un’offensiva nel campo dei rimpatri e all’espulsione sistematica dei delinquenti stranieri e delle persone pericolose. Da notare che ci sono paesi d’origine dei richiedenti l’asilo che non si riprendono i loro concittadini allontanati dalla Svizzera, però incassano fior di aiuti allo sviluppo versati dalla Confederella (aiuti che, tra l’altro, non sviluppano un bel niente). Se questa non è una presa in giro…
Attendiamo risposte
Siamo poi curiosi di leggere cosa risponderà il governicchio federale all’interpellanza presentata da chi scrive, che chiede lumi sul fatto che la SEM (Segreteria di Stato della Migrazione) non permetterebbe alla polizia di intervenire nei centri asilanti federali in caso di furti commessi dagli ospiti all’esterno delle strutture, in quanto il reato non sarebbe abbastanza grave: quindi rimane impunito e la refurtiva non viene recuperata. Il Mattino ha riportato una testimonianza sul tema un paio di settimane fa. Nel caso concreto, in un supermercato del Sopraceneri, due migranti avevano rubato ad un ticinese un telefonino nuovo del valore di 1200 franchi. Provateci voi a rubare 1200 franchi, poi vediamo se la passate liscia!
Per contro, la partitocrazia è riuscita ad approvare un postulato Verde-anguria in cui si chiede di “elaborare una visione positiva (!) di una Svizzera da 10 milioni di abitanti”. Pori nümm. Adesso lo sfacelo diventa un obiettivo! Ma questi $inistrati, chi credono di menare per il naso?
Lorenzo Quadri