Il caso Sollecito mostra una realtà sconcertante: “grazie” alla libera circolazione delle persone
Porte spalancate alla criminalità straniera
Allucinante. Difficile esprimere una valutazione diversa sul caso di Raffaele Sollecito, il 29enne italiano indagato assieme ad Amanda Knox per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher.
Sollecito ha “sollecitamente” ottenuto un permesso B per risiedere in Ticino e segnatamente a Lugano, questo malgrado la vicenda, non proprio di poco conto, che lo vede coinvolto in prima persona.
Come abbiamo già avuto modo di scrivere: se si è potuto rilasciare un permesso B al protagonista di un delitto ben noto anche in Ticino, di cui tutti hanno sentito parlare, figuriamoci allora quanti casi analoghi possono essersi verificati con persone in arrivo da paesi UE le cui vicende di cronaca nera non sono conosciute alle nostre latitudini.
E’ quindi evidente che la devastante libera circolazione delle persone ha spalancato le porte all’arrivo dei delinquenti stranieri.
Sulla scabrosa vicenda, il deputato leghista Daniele Caverzasio ha prontamente presentato un’interrogazione al Consiglio di Stato. La risposta, pur arrivata in tempi di record, è da mettersi le mani nei capelli, dal momento che essa mette nero su bianco in quale situazione ci siamo cacciati “grazie” alla libera circolazione delle persone: libera circolazione sostenuta, lo ricordiamo, dai partiti $torici.
“fondati sospetti”
In effetti, l’autorità cantonale non può più chiedere sistematicamente informazioni allo stato d’origine sulle fedine penali di cittadini stranieri che vogliono trasferirsi in svizzera. In sostanza, quindi, non si può più chiedere l’estratto del casellario giudiziale “in automatico”. Malgrado questa facoltà dovrebbe essere ovvia e scontata. La devastante libera circolazione delle persone, ovvero chi l’ha voluta, ci ha privati anche di questa minima e basilare facoltà per difenderci dall’arrivo di criminali stranieri. Estratti del casellario giudiziale possono ormai essere chiesti solo dietro motivazione, in caso di fondati sospetti.
Per il resto, e qui siamo a livelli da barzelletta, al candidato viene chiesta un’autocertificazione, ossia il candidato deve dichiarare di avere la fedina penale pulita. Non ci vuole molta fantasia ad immaginare con quale sincerità il candidato “certifichi”. Soprattutto se in arrivo da taluni paesi.
Di modo che, alla precisa domanda a sapere a quanti indagati sia stato concesso un permesso di domicilio, la risposta governativa è: «Stante quanto precede, l’Autorità cantonale ed in particolare la Sezione della popolazione – per quanto informazioni sui trascorsi penali o sulle pendenze penali di stranieri che risiedono/intendono risiedere oppure lavorano/intendono lavorare nel nostro Cantone potrebbero risultare certamente utili nello svolgimento dei propri compiti – non può disporre sistematicamente delle medesime. Per le ragioni suesposte, non è dunque possibile rispondere alla domanda postaci».
Ma come, la delinquenza provocata dalla libera circolazione delle persone non doveva essere un’invenzione della Lega populista e razzista?
Lorenzo Quadri