MURO sul Brennero: e intanto la kompagna Sommaruga continua a stare a guardare
E’ ufficiale: ormai a fare i camerieri del funzionarietto Juncker e della (dis)unione europea rimangono solo gli svizzerotti.
Ma guarda un po’. A Bruxelles già starnazzavano contro l’Ungheria ed i muri sulle frontiere esterne dello spazio Schengen. Senza nemmeno pensare (non ci arrivano proprio o fanno i finta?) che i muri sul confine dell’Ungheria servono sì a proteggere quest’ultima dall’invasione di migranti economici – tutti giovani uomini soli, con smartphone e vestiti alla moda, che non scappano da alcuna guerra e che, per citare la kompagna Sommaruga “non rispettano le donne” – ma sono anche nell’interesse di tutto lo spazio Schengen. Quindi l’Ungheria, che li ha realizzati a sue spese, andrebbe semmai ringraziata e non certo vituperata.
Adesso l’Austria che ha annunciato la “blindatura” del confine sul Brennero con tanto di recinzione da posare a giugno, fa il salto di qualità. I “muri”, infatti, li costruisce tra il suo confine e quello di un altro paese membro della disunione europea. E l’Austria non può certo venire spocchiosamente liquidata dagli spalancatori di frontiere come una “democrazia di serie B”, trattamento che è stato invece de facto riservato all’Ungheria (razzismo dei politikamente korretti?).
Contributi di coesione
E’ il caso di ricordare che la nostra $inistruccia, nella sua isterica avversione contro ogni controllo sull’immigrazione, è arrivata a chiedere il blocco dei contributi di coesione all’Ungheria a causa del muro sul confine. Proprio i kompagni, che ogni volta che la Lega evoca il blocco dei contributi di coesione (ma per tutt’altri motivi) strillano al populismo ed al razzismo, hanno avuto la “lamiera” di chiedere la stessa cosa. Segno che hanno proprio perso la testa.
Tetti massimi
Vienna non solo costruisce i MURI sul confine con l’Italia, ma ha pure stabilito un limite massimo di asilanti: nel 2016 al massimo 37’500 e non uno di più.
Capita l’antifona? In Austria si fissano i contingenti. Gli svizzerotti invece si preparano a fare strame dei diritti costituzionali (proprietà privata) per aumentare a dismisura la capacità d’accoglienza di finti rifugiati, che nulla hanno a che vedere con il diritto d’asilo. Addirittura c’è chi vorrebbe far arrivare subito in Svizzera 50mila asilanti! Dentro tutti, tanto a subire e a pagare è quel minchione del contribuente! E l’industria dell’asilo, gestita dai ro$$i, lavora a pieno regime…
Realtà evidente
Il muro austriaco è l’ennesimo chiodo – e che chiodo! – piantato sulla cassa da morto di Schengen e, più in generale, della devastante libera circolazione delle persone.
A Vienna hanno messo nero su bianco una realtà di un’evidenza solare: con la rotta balcanica giustamente chiusa a suon di recinti e barriere, i migranti economici sbarcheranno sempre più numerosi in Italia (quanti i terroristi islamici nascosti tra loro?); e poi finiranno fatalmente con l’ammassarsi ai confini con l’Austria – o con la Svizzera.
E il Belpaese, è chiaro, farà di tutto e di più per spingere gli sbarcati verso nord. Perché oltreramina pretendono il rispetto degli accordi di Schengen, però loro se ne impipano di quelli di Dublino. E poi hanno ancora il coraggio di lamentarsi per l’albo artigiani e per la richiesta del casellario giudiziale.
Sicurezza interna
La vicina Austria, che non ci risulta essere una dittatura nazifascista bensì uno stato membro UE, fissa contingenti agli asilanti e costruisce barriere al confine con l’Italia. Perché a Vienna si rendono conto che proteggere la sicurezza interna è una priorità. In queste condizioni, è scandaloso ed irresponsabile che la Svizzera non solo rifiuti di sospendere l’applicazione degli accordi di Schengen con argomenti ridicoli, ma non fissi alcun tetto massimo agli asilanti ed anzi, progetti sempre nuove violazioni dei diritti dei cittadini per aumentare la capacità d’accoglienza.
Quali priorità?
Per la kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga e compagnia, la sicurezza interna è all’ultimo posto delle priorità. Al primo c’è il mantra del “dobbiamo aprirci”.
E, soprattutto, c’è l’ordine di scuderia impartito dai “poteri forti” ai loro tirapiedi bernesi (vedi il direttore della SECO e le sue ultime bestialità sulla libera circolazione delle persone che non farebbe aumentare la disoccupazione): le frontiere devono rimanere spalancate per non creare alcun ostacolo all’invasione di forza lavoro straniera a basso costo. Se poi questo comporta anche un’invasione di migranti economici, chi se ne impipa: il problema è della gente comune, mica dei padroni delle ferriere. Gli asilanti non li mettono di sicuro sulla “goldene Küste”.
Lorenzo Quadri