Poi dicono che gli stranieri che arrivano nel nostro paese per abusare della socialità finanziata dagli svizzerotti («che tanto sono fessi e non si accorgono di niente») sono tutta un’invenzione della Lega populista e razzista.

Invece nei giorni scorsi il Blick online, che di sicuro non è un giornale di stampo leghista, ha fornito un esempio plateale di quei casi che la Lega ed il Mattino da tempo denunciano e combattono.
Protagonista è tale Sava B (nome fittizio), un cittadino serbo di 61 anni che, assieme alla moglie, per anni ha truffato i servizi sociali zurighesi.

L’ennesimo straniero onesto e perfettamente integrato, infatti, ha scroccato 376mila Fr, quindi non proprio noccioline, al contribuente. In sostanza, Sava e la gentil consorte si spacciavano per disoccupati in assistenza. In realtà lavoravano in nero. Questo perché i soldi dell’assistenza li bruciavano nel gioco d’azzardo. Almeno stando a quanto dicono loro: perché magari poi i “copechi” sono finiti in un qualche “tesoretto” nascosto.

Quindi, per vivere, visto che i soldi del contribuente venivano sperperati, la coppia doveva lavorare (nel settore delle pulizie).

Sava B, davanti al tribunale che l’ha condannato assieme alla moglie per la truffa ai danni del contribuente, l’ha detto con l’intenzione di farsi commiserare: «per vivere mi toccava lavorare»! Che scandalo! Evidentemente c’è chi arriva in Svizzera pensando di farsi mantenere e di passare poi tutto il giorno a farsi i propri comodi nell’ozio.

E non è finita, perché i bravi coniugi stranieri perfettamente integrati hanno mentito pure sulla figlia, dicendo che studiava all’estero. In realtà viveva in casa e svolgeva un apprendistato, portando all’economia domestica ulteriori 20mila Fr annui. Che naturalmente non venivano dichiarati. Ma possibile che nessuno non si sia mai accorto di nulla?

Non ancora contenti, Sava e signora taroccavano pure i costi dell’affitto, indicando cifre ben più alte di quelle reali. Sicché, mentre tanti onesti cittadini elvetici si fanno il cosiddetto “mazzo” per arrivare a fine mese, i due truffatori serbi si potevano permettere due auto.

La ciliegina sulla torta è però giunta alla fine del procedimento, quando il giudice ha chiesto all’imputato che progetti aveva per il futuro. Risposta: frequentare un corso di tedesco. In effetti, Sava B la lingua del luogo non l’ha mai imparata. E questo malgrado viva in Svizzera dal 1980!
Eccoci dunque confrontati con l’ennesimo fulgido esempio di integrazione. Ma anche con un’ulteriore dimostrazione dei frutti che porta la deleteria politica delle frontiere spalancate e della multikulturalità completamente fallita. E nümm a pagum!

Davanti a questa allucinante vicenda, una domanda “nasce spontanea”: ma i controlli vengono fatti solo su chi ha il passaporto rosso?
Lorenzo Quadri