Beh, questa ci mancava. Il solito gruppuscolo di ex ex ex in crisi d’astinenza da visibilità mediatica, che per qualche oscura ragione si crede nella condizione di poter montare in cattedra ad istruire (?) il popolo bestia dall’alto della propria scienza (?) torna alla carica nel tentativo di convincere gli svizzerotti fessi a svendersi alla fallita UE.

L’autoreferenziale combriccola esordisce con le consuete fetecchiate, ormai sentite mille volte (è sempre la stessa zuppa seppur in salse diverse): “La Svizzera fa parte dell’Europa, geograficamente, storicamente, politicamente, economicamente, culturalmente e socialmente (non gliel’ha spiegato nessuno che non bisogna mai abusare degli avverbi?). Pertanto, proseguono imperterriti, qualunque sia la forma che intendiamo dare alle nostre relazioni con l’UE, dobbiamo renderci conto che tutto è interconnesso”.

Acciderba, che profondità di pensiero! Perché tutte le volte che ne servirebbe uno, i premi Nobel per l’economia risultano già attribuiti?

Bilaterali non indispensabili

Non si accorgono nemmeno, lorsignori, che – proprio perché tutto è interconnesso e globalizzato – non abbiamo bisogno di sottoscrivere accordi bilaterali capestro (vedi libera circolazione delle persone) con dei Paesi solo perché ci confiniamo. E questo lo ammettono perfino illustri professori universitari. Non è vero che gli accordi bilaterali sono indispensabili alla Svizzera. Con il declino dell’ormai fallita UE, lo diventano sempre meno. Il gruppuscolo di ex ex ex di cui sopra continua a sostenere l’UE per motivi ideologici. Del resto, e qui gliene va da dato atto, il Consigliere federale PLR Schneider Ammann, non particolarmente sollecito nel fare il proprio dovere quando si tratta di pagare le imposte, ha tuttavia concluso un accordo commerciale con la Cina che Bruxelles si sogna, ed un altro è in preparazione con l’India. Altro che tentare di minacciare i cittadini con il solito squallido ricatto terroristico che senza gli eurofalliti la Svizzera non potrebbe esistere e dunque bisogna cedere al loro sterminato elenco di pretese farneticanti.

Vogliono l’adesione

Ma il bello deve ancora arrivare. Il gruppuscolo di ex ex ex imbosca le proprie elucubrazioni sotto il cappello del “dibattito sereno e fattuale”, ma ben presto chiarisce cosa intenda per “dibattito sereno e fattuale” con il seguente proclama: “l’adesione della Svizzera all’UE non dovrebbe essere scartata di primo acchito e definitivamente dal dibattito politico nel nostro paese”.

Quindi qui non solo si vorrebbe far rifare la votazione del 9 febbraio, ma addirittura si vorrebbe l’adesione della Svizzera all’UE! 

Simili dichiarazioni non hanno assolutamente nulla di sereno né di fattuale, ma sono offensive per la popolazione svizzera in generale e ticinese in particolare. Oltre che del tutto avulse dalla realtà. Il messaggio è sempre lo stesso: la volontà del popolo, becero e chiuso, non conta un tubo, dobbiamo decidere noi autocertificati intelletti superiori (che naturalmente ci incensiamo l’uno con l’altro).

A parte che persone che hanno passato l’intera vita professionale abbarbicate alla greppia pubblica come cozze allo scoglio, con il posto garantito a vita, o ex parlamentari che in decenni di permanenza a Berna inchiodati alla cadrega non hanno mai fatto un tubo per questo Cantone sono difficilmente nella condizione di calare lezioni, è fin troppo evidente il tentativo di lavaggio del cervello. Lavaggio il cui obiettivo è convincere la popolazione dell’ennesima fandonia, ossia che bisogna rivotare sull’immigrazione di massa. Una strada peraltro pericolosa anche per chi la vorrebbe percorrere. Perché non c’è bisogno di essere il Mago Otelma per prevedere che in un secondo voto gli spalancatori di frontiere si beccherebbero una seconda asfaltatura, ancora più pesante della prima.

Del resto ambienti economici un po’ più accorti del gruppuscolo di ex ex ex in crisi d’astinenza da riflettori hanno già messo in guardia contro il rischio boomerang di una votazione bis. A proposito, probabilmente il popolo ha sbagliato a votare sulla cassa malati pubblica, rifacciamo la consultazione?

“sereno e fattuale”?

Dibattito sereno e fattuale vuol dire: il 9 febbraio il popolo elvetico ha preso una decisione democratica e dunque d’ora in poi la libera circolazione delle persone con l’UE non potrà più essere illimitata come ora, visti anche i disastri fatti, ma dovranno esserci dei paletti.
A prendere posizioni isteriche non è certo la Svizzera ma l’UE che rifiuterebbe (?) di entrare in materia su limitazioni della libera circolazione delle persone.
Gli “amici” di Bruxelles si chiudono nei confronti delle legittime richieste del popolo elvetico e noi invece dovremmo “aprirci”? Ma non siamo mica scemi, come recita il famoso slogan…
A proposito, sostenere che un voto popolare va rifatto perché il risultato non piace ai nostrani spalancatori di frontiere è forse un atteggiamento “sereno e fattuale”?

Quanto alle scellerate velleità di adesione all’UE, è scandaloso – oltre che offensivo dell’intelligenza dei cittadini – che si abbia ancora il coraggio di riproporle. Venire a parlare di adesione all’UE non è né sereno né fattuale: è semmai una provocazione del tutto fuori posto.
Se il gruppuscolo dei soliti noti – quelli che credono di poter montare in cattedra a calare lezioni senza in realtà averne alcun titolo – vuole tematizzare l’adesione all’UE, comincia a lanciare un’iniziativa popolare al proposito e a farsela approvare in votazione popolare, poi se ne riparla. Non prima.
Infine c’è da chiedersi se gli ex ex ex, invece di illudersi di poter ancora menare il torrone, non potrebbero – in modo più saggio e proficuo – occuparsi dei tanti simpatici cani e gatti ospiti delle protezioni animali in attesa di un nuovo padrone.

Lorenzo Quadri