Dopo la sessione invernale, come di consueto, cambia la presidenza della Deputazione ticinese alle Camere federali. Per l’anno 2013, l’incarico è toccato al consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri.

Che anno è stato per la Deputazione ticinese?
Senza dubbio un anno intenso. Non sono mancati i temi caldi e di grande rilievo per il Ticino, penso in particolare alle questioni legate al frontalierato, all’assicurazione malattia, agli accordi fiscali, eccetera.

Anche in questa ultima sessione dell’anno, che si è conclusa venerdì, non si può certo dire che ci siamo annoiati: ad esempio, tra mercoledì e giovedì scorso abbiamo incontrato il Segretario di Stato che si occupa delle trattative fiscali internazionali, De Watteville, il consigliere federale Berset e l’ambasciatore d’Italia Risi.

E di cosa si è parlato?

Con Berset, come si immaginerà, di cassa malati ma anche di riforma dell’AVS. Tra l’altro il Canton Ticino, che è uno di quelli che paga più prestazioni complementari, teme di trovarsi a pagare ancora di più a seguito della riforma. Con l’ambasciatore d’Italia e al Segretario di Stato De Watteville si è parlato invece delle relazioni italo-svizzere. Abbiamo sottolineato l’importanza che un eventuale accordo fiscale con l’Italia non provochi una fuga di capitali dalla piazza finanziaria ticinese, con la conseguente perdita di posti di lavoro e gettito: piuttosto che un cattivo accordo è meglio non avere accordi. Abbiamo anche indicato che tra i negoziatori occorre includere dei rappresentanti del Ticino. Per quel che riguarda i ristorni fiscali dei frontalieri: è ovvio che ogni aumento di gettito per noi è benvenuto, ma la nostra priorità deve essere quella di diventare meno attrattivi per i frontalieri. In altre parole, di far diminuire la pressione  da sud sul mercato del lavoro ticinese. La mia opinione rimane che i frontalieri dovrebbero venire tassati secondo le aliquote italiane, cosa che dal punto di vista del gettito fiscale e della parità di trattamento tra cittadini della vicina Penisola dovrebbe interessare anche all’Italia; ma si può anche immaginare che dal profilo politico-elettorale a Roma non intendano “scattivarsi” i frontalieri.

Il bilancio di questo anno è stato positivo?

Beh i cantieri aperti rimangono molti, ma credo che la Deputazione, pur con fatica, stia riuscendo a far passare certi messaggi sulla situazione ticinese, in particolare in relazione alla libera circolazione delle persone. Il fatto che, dopo il Consiglio nazionale, anche il Consiglio degli Stati abbia approvato all’unanimità la mozione per far pagare correttamente l’IVA anche ai padroncini, è un indicatore importante: tra i parlamentari, il lobbying ticinese comincia a fare effetto. Abbiamo incontrato anche la SECO alla quale abbiamo cercato di far capire che, se un fenomeno non compare nelle statistiche a livello federale, non vuol dire che non esista. Per dire: sull’insieme della Svizzera il dumping salariale provocato dai frontalieri potrà anche essere poca cosa. Ma nella realtà ticinese l’incidenza è ben diversa.

La deputazione è unita?

Diciamo che, sui temi di maggiore importanza per il Ticino, se non c’è l’unanimità c’è comunque un’ampia maggioranza. Non è scontato. Nelle precedente legislatura, ad esempio, spesso e volentieri la deputazione si spaccava a metà; ciò che ovviamente indeboliva la posizione del nostro Cantone nei confronti dell’amministrazione e del governo federale i quali avevano buon gioco nel dire di mettersi prima d’accordo tra ticinesi e poi semmai rivolgersi a Berna.

E i rapporti con il Consiglio di Stato?

Probabilmente qualche correzione è necessaria, a volte si ha l’impressione che ognuno preferisca andare avanti per conto proprio. L’avvicinarsi delle elezioni potrebbe accentuare ulteriormente gli individualismi a scopo propagandistico (e di autoattribuzione del merito) rispetto al necessario gioco di squadra.

Questa settimana ha ricevuto anche la delegazione di ticinesi giunti a Berna a consegnare una serie di lettere alla deputazione ticinese  in cui mettono nero su bianco le preoccupazioni per il mercato del lavoro ticinese.

Sono preoccupazioni più che giustificate. E’ noto che con me questo genere di discorsi sfonda porte aperte. Anche queste iniziative, pur non provocando rivoluzioni, hanno un’utilità.  E’ lodevole che un’ottantina di persona si prenda la briga (chi lavora) di prendersi un giorno libero e tutti di pagarsi il biglietto per Berna per far sentire la propria voce, per raccontare la propria storia. Sono stato lieto di ricevere la comitiva.

Cosa augura al nuovo presidente della Deputazione, il Consigliere nazionale PPD Fabio Regazzi?

Molto banalmente, ma anche molto concretamente, buon lavoro: non avrà sicuramente modo di annoiarsi.

MDD