I senatori puntellano l’emittente di regime e non vogliono nemmeno un controprogetto
Al Consiglio degli Stati i Senatori hanno asfaltato l’iniziativa No Billag. All’unanimità la Camera dei Cantoni ha bocciato l’iniziativa e non ha nemmeno voluto sentire parlare di un controprogetto.
Insomma, per i senatori a proposito della SSR “tout va bien, Madame la Marquise”. Ecco come legittimare tutti gli andazzi e malandazzi attuali, dando di fatto carta bianca all’emittente (politicamente schierata con i soldi del canone). L’è tüt a posct! Andate pure avanti così!
Deludente, ma forse prevedibile, è soprattutto una cosa: che nessuno alla Camera alta abbia sostenuto che all’iniziativa No Billag si potrebbe quanto meno affiancare un controprogetto. Vedremo se al Nazionale (prima in Commissione, dove il tema approderà in aprile, poi in plenum) la SSR beneficerà della stessa slinguazzante accondiscendenza politikamente korretta. E non è che gli ammonimenti privi di conseguenze servano a qualcosa: il loro tempo è finito.
Il solito ritornello
Vedremo quanti si riempiranno la bocca con il trito ritornello della “coesione nazionale” e della “promozione dell’italianità”. Trito e bugiardo: perché la nazione esiste da bel un po’ prima della SSR ed esisterà ancora quando la televisione la si guarderà solo nei musei, esposta come reperto. La strategia è decisamente perdente: i giovani la TV non la seguono nemmeno più. Sotto i 24 anni, secondo l’ultimo sondaggio, la guardano in due su dieci. La coesione nazionale la si preserva con un veicolo snobbato dai giovani, quindi dal futuro della nazione? Ma va là…
Quanto alla promozione dell’italianità, se questo fosse l’obiettivo della SSR (e della RSI) vorrebbe dire che ci troviamo davanti ad uno dei più grandi flop della storia nazionale: miliardi spesi, e l’italianità non ha mai contato così poco.
La realtà è molto più prosaica: la partitocrazia difende l’emittente di regime (oltre che lottizzata) che le fa da megafono. Ne inculca le idee e le ideologie nel pubblico pagante: frontiere spalancate, no ai beceri populisti, libera circolazione über alles, “bisogna aprirsi”. Certo, emittente di servizio; ma non di servizio pubblico. C’è una “leggera” differenza.
Il ricattino
Oltretutto, non proporre un controprogetto all’iniziativa No Billag ed arrivare pure a ricattare le minoranze linguistiche (“guardate che se osate votare l’iniziativa poi ci andate di mezzo”) non è nemmeno un atteggiamento particolarmente accorto. Sembra anzi una provocazione. E’ forse il caso di ricordare che, in occasione della votazione sul canone obbligatorio, la RSI venne asfaltata dai votanti ticinesi.
Senza una proposta alternativa meno estrema dell’iniziativa, chi ha una posizione giustamente critica nei confronti della SSR, invece di schierarsi nel campo degli adulatori incondizionati, potrebbe anche votare per il No Billag. Ma forse ci sono politicanti che negli studi radiotelevisivi hanno ormai messo radici. E magari temono che, se adottassero una posizione meno zerbinesca nei confronti dell’azienda, verrebbero invitati meno spesso. E quindi avrebbero meno occasioni di farsi propaganda e di gonfiarsi l’ego in pubblico. Ah, la vanità! Già il Re Sole si armava la marina distribuendo titoli nobiliari.
Non ci vuole il mago Otelma per prevedere che l’iniziativa No Billag non passerà. Ma un risultato importante, soprattutto in Ticino, potrebbe portare tutta una serie di conseguenze difficilmente ponderabili.
Delinquenti?
Naturalmente nel dibattito agli Stati, i sostenitori dell’iniziativa No Billag sono sistematicamente trattati da scriteriati e delinquenti. Ma forse, se esiste un’iniziativa No Billag, una bella fetta di responsabilità la porta proprio la SSR. RSI compresa. E’ quindi comprensibile che l’azienda sia preoccupata: coda di paglia?
Lorenzo Quadri