Ritirare l’iniziativa a sostegno del segreto bancario degli svizzeri? Col piffero!

 

L’abbandono del progetto dell’ex ministra del 5% Widmer Schlumpf, che bramava di rottamare il segreto bancario anche per gli svizzeri, è uno specchietto per le allodole: il CF spera di indurre al ritiro dell’iniziativa “Sì alla sfera privata” così da essere libero, in futuro, di ubbidire servilmente al fin troppo prevedibile Diktat di Bruxelles contro la nostra privacy  finanziaria

Incredibile ma vero, ogni tanto (raramente) anche il Consiglio federale prende qualche decisione azzeccata. Nel concreto, quella di affossare il progetto dell’ex ministra del 5% Widmer Schlumpf, la quale bramava di abolire il segreto bancario anche per gli svizzeri. L’ennesimo tentativo di sfasciare del tutto la privacy bancaria anche a danno dei residenti e senza che nessuno lo chiedesse, è stato fatto nel 2013. Colmo dell’ipocrisia: solo poche settimane prima, l’ex ministra aveva dichiarato che “il segreto bancario dei residenti non è in discussione”. Il Consiglio federale aveva a maggioranza congelato il progetto. Adesso ha deciso di abbandonarlo del tutto. Almeno fino a lì ci sono arrivati. Sarebbe però interessante sapere il danno sia economico che occupazionale provocato dall’ex ministra del 5% alla piazza finanziaria svizzera in generale e ticinese in particolare.

Widmer Schlumpf ha calato integralmente le braghe davanti ad ogni pretesa degli eurofalliti e di Stati esteri intenzionati a smantellare, a proprio vantaggio, la piazza finanziaria svizzera. Naturalmente senza ottenere nulla in cambio. Altri paesi invece si sono tenuti ben stretti i propri paradisi fiscali. Ed oggi ci spernacchiano.

Iper-regolamentazione fantozziana

Ma la svendita senza contropartita dei nostri “vantaggi competitivi” è solo l’inizio. Widmer Schlumpf era infatti una marionetta della $inistra (che assieme al PPD l’ha  portata in Consiglio federale, non certo per le sue capacità ma unicamente per estromettere l’odiato Blocher). Di conseguenza, ha seguito in toto la foga tipicamente ro$$a di criminalizzare non solo le banche in quanto tali (che i kompagni considerano più o meno al livello di associazioni a delinquere) ma anche i cittadini che hanno risparmiato qualcosa nel corso della vita invece di scialacquare tutto e poi farsi mantenere dallo Stato. Il che ha prodotto una iper-regolamentazione fantozziana del settore bancario elvetico. Naturalmente, ciò è avvenuto con il supporto della partitocrazia PLR-PPD-P$ alle Camere federali che, imbesuita dal politikamente korretto, vota qualsiasi ciofeca che vada in tal senso. Il risultato lo vediamo. La piazza finanziaria svizzera non è più attrattiva. Anche UBS, come ha detto il CEO Sergio Ermotti (dando prova di una notevole faccia di tolla, visti i precedenti dell’istituto da lui diretto; ma questo è un altro discorso) potrebbe spostare all’estero la propria sede centrale. E questo a causa – appunto – della pletora di leggi politikamente korrette che paralizza gli operatori sulla piazza finanziaria rossocrociata.

Naturalmente questo sfacelo comporta licenziamenti e perdita di posti di lavoro. Ma i $indakati ro$$i si mobilitano al massimo per i dipendenti italiani della Navigazione di Locarno. Non certo per gli impiegati di banca ticinesi.  Sulla loro associazione professionale, l’ASIB, ed in particolare sulla sua sezione cantonticinese, stendiamo un velo pietoso che è meglio.

Non cadiamo nella trappola

Il Consiglio federale ha deciso, giustamente, di rottamare il progetto di  Widmer Schlumpf che voleva abolire il segreto bancario anche per gli svizzeri. Ma perché è stata presa questa decisione? Noi agli improvvisi rinsavimenti non crediamo. E allora occorre vedere i retroscena. La decisione del CF è una reazione all’iniziativa popolare “Sì alla protezione della sfera privata”, iniziativa lanciata proprio per contrastare gli scellerati disegni dell’ex ministra del 5% contro la privacy bancaria degli svizzeri. Poiché non ci vuole il Mago Otelma per prevedere che questa iniziativa – appoggiata anche dalla Lega – ha buone chance di venire accettata in votazione popolare, i camerieri dell’UE sono corsi ai ripari: togliamo di mezzo l’effetto scatenante, ossia il progetto di Widmer Schlumpf, per ottenere il ritiro dell’iniziativa. Così facciamo pari e patta. Tüt a posct? Per nulla. Se il Consiglio federale, come vuole far credere, non intende abolire il segreto bancario degli svizzeri, perché l’iniziativa “Sì alla sfera privata” dovrebbe dargli fastidio? Il motivo è semplice. I sette non vogliono una votazione popolare a sostegno del segreto bancario. E soprattutto non vogliono il segreto bancario nella Costituzione. Infatti un suo inserimento nella Carta fondamentale impedirebbe calate di braghe quando Bruxelles pretenderà dagli svizzerotti – magari minacciando l’inserimento della Confederella su liste nere farlocche – l’eliminazione degli ultimi residui di privacy finanziaria. Magari in nome dell’ “uniformità con gli eurofalliti”.

Capito il giochetto? Il CF non vuole difendere quel poco che resta del segreto bancario. Vuole solo riservarsi la possibilità di poter calare le braghe in futuro. Per questo spera di indurre i promotori a ritirare l’iniziativa “Sì alla sfera privata”. La quale dunque non va assolutamente ritirata. Solo votando a piene mani questa iniziativa ci potremo tutelare da future – ma fin troppo prevedibili – capitolazioni.

Lorenzo Quadri