Tutte le economie domestiche obbligate a foraggiare con i propri soldi la SSR, emittente di servizio della $inistra

Quindi il “limite della vergogna” è stato infranto: il Consiglio federale ha licenziato la riforma della legge sulla radioTV che prevede che anche chi non ha né una radio né un televisore sia tenuto a pagare il canone. Canone che viene ritoccato verso il basso, da 462 a 400 Fr. Quindi chi ha già il televisore qualcosina ci guadagna. Ma è il principio a “ciurlare nel manico”. Non sta né in cielo né in terra che si debba pagare un canone – tra l’altro se non il più alto d’Europa è il secondo – anche se non si usufruisce minimamente delle prestazioni per cui si paga. Un po’ come se si obbligassero tutti gli svizzeri a comprare un abbonamento generale per i trasporti pubblici, o per una stagione cinematografica.
La radio e la televisione non sono affatto un servizio di prima necessità che giustifichi il suo finanziamento tramite un’imposta fatta pagare a tutti. Si può benissimo stare senza. Ci sono economie domestiche (saranno poche, saranno tante, ma ci sono) che la televisione  non ce l’hanno proprio: perché adesso dovrebbero pagare?

Pagare per forza
Di fatto, il Consiglio federale si è inventato una nuova tassa. La radio e la televisione sono diventate cose per cui “per forza” bisogna pagare. Questo priva il cittadino di una sua legittima e doverosa possibilità di scelta: non guardare – e quindi non pagare – la televisione per protesta.
Come c’era da aspettarsi in un contesto bacato dall’ipocrisia politikamente korretta si crea in questo modo la casta intoccabile. Abbiamo, non solo in Ticino (in Romandia è anche peggio) un’informazione di cosiddetto servizio pubblico chiaramente sbilanciata a $inistra. E basta sentire la voluttà, l’intimo godimento con cui viene annunciata ogni nuova calata di braghe sul segreto bancario per rendersene conto: non si rendono nemmeno conto, i commentatori rossi dal posto di lavoro garantito a vita, che stanno gongolando per la perdita di migliaia di posti di lavoro e di decine di milioni di Fr di entrate fiscali (sia delle banche che dei dipendenti che rimarranno senza lavoro). Come può esprimere il cittadino il proprio disappunto? Certo non rivolgendosi ai vari mediatori o ombudsman che dir si voglia. Può esprimerlo smettendo di guardare la televisione e di ascoltare la radio, e rinunciando al possesso di apparecchi radiotelevisivi. Il Consiglio federale per il futuro vuole azzerare anche questa possibilità di protesta. Infatti crea una tassa obbligatoria da versare per foraggiare la casta intoccabile. Ancora più intoccabile in Ticino perché, ben sapendo che oltregottardo c’è chi lamenta l’eccesso di risorse (raccolte tramite canone) assegnate alla RSI, ecco che si pretende la difesa a priori e senza condizioni dell’emittente. Perché la RSI è una vacca sacra. E chi non si presta infrange il sacro dogma del politikamente korretto e viene bollato dalla $inistra – di cui la RSI è emanazione – come nemico e traditore.
Il canone obbligatorio introduce una nuova tassa e mette ancora di più la tv pubblica al di sopra di ogni critica,  rendendo obbligatorio versarle l’obolo. Il cittadino viene privato anche della più piccola possibilità di dare un peso pratico, seppur minimo alla sua protesta. Rifiuti di guardare la televisione o di ascoltare la radio? Peggio per te: paghi comunque. La differenza, rispetto alla situazione attuale, è ingente. 
Lorenzo Quadri