La Posta massimizza gli utili a spese dei cittadini e delle imprese: chi ci guadagna?
Così nelle casse bernesi entrano tante centinaia di milioni extra, da usare a piacimento per mantenere finti rifugiati con lo smartphone e per regalare miliardi all’estero
In questo sempre meno ridente Cantone, le proteste contro le chiusure di uffici postali si moltiplicano. Vedi i casi di Balerna, di Ascona, eccetera. La novità rispetto al passato è la seguente: non si chiudono più sportelli solo nelle zone discoste e con scarsa utenza, ma pure nel bel mezzo delle agglomerazioni urbane. Si eliminano anche uffici ben frequentati. Del resto non poteva essere diversamente: quando l’obiettivo dell’ex regia federale è la rottamazione di ulteriori 600 uffici entro il 2020 – dopo aver già abbondantemente “scremato” negli anni scorsi! – non si può certo immaginare che questi siano tutti situati sul cucuzzolo di una montagna.
Servizio universale?
La Posta ha il mandato di fornire un cosiddetto servizio universale. La domanda è a sapere se tale servizio universale sarà ancora garantito in futuro visti i continui tagli. E non solo sugli sportelli. Anche i titolari di una casella postale verranno colpiti (chi non riceve almeno un tot di lettere alla settimana pagherà una “penale”) e prossimamente sarà il turno degli invii a domicilio. Il Gigante giallo ha infatti sviluppato un modello calcolatorio (uella) che gli permetterà di stabilire se effettivamente è tenuto a portare la corrispondenza fino ad una data abitazione, o se invece la può tagliare fuori. Ovviamente la Posta non si autoerotizza cerebralmente con gli algoritmi per aumentare il servizio, e quindi farsi carico di nuovi costi, ma per ridurlo, e quindi per risparmiare, massimizzando gli utili.
Le nuove abitudini
La storiella delle “abitudini cambiate dell’utenza” sta in piedi solo fino ad un certo punto. Passi il maggiore utilizzo della posta elettronica (ma comunque per spedire le lettere cartacee mica si andava all’ufficio postale, basta una bucalettere). Ma – contrariamente a quanto vorrebbero farci credere i manager gialli a partire dalla direttrice generale Susanne Ruoff – malgrado internet, l’80% dei pagamenti viene ancora effettuato agli sportelli postali.
Autolesionismo giallo?
Inoltre: la Posta si bulla di aver sviluppato tutta una serie di servizi che vanno al di là della consegna di pacchi e lettere (probabilmente questi campi d’attività, concreti al limite del terre-à-terre, non titillano a sufficienza l’ego dei grandi manager).
Ma a tali servizi aggiuntivi non si può accedere dalle tanto magnificate agenzie postali, dove il traffico di pagamenti è pesantemente limitato e le prestazioni bancarie di Posfinance inesistenti.
E la limitazione dei traffici di pagamento non tocca solo i cittadini, ma anche le piccole e medie imprese, per le quali la prossimità con la Posta è un elemento fondamentale. Decimando gli uffici, la Posta smantella la sua principale ricchezza, ossia la capillarità sul territorio. Quella capillarità che dovrebbe servirle a sviluppare e a portare all’utenza i nuovi servizi. Non si capisce bene che strategia ci sia dietro.
La teoria dei 20 minuti
Particolarmente balordo, poi, il criterio utilizzato dalla Posta per autocertificare il rispetto del mandato di servizio universale. Secondo i manager gialli, esso è garantito in presenza di ufficio postale raggiungibile in 20 minuti tramite i mezzi pubblici. Questo criterio, curiosamente, va a penalizzare proprio gli uffici con più utenza, ossia quelli dei quartieri dei centri urbani. Perché nelle città ci sono più collegamenti con i mezzi pubblici. A voler applicare alla lettera tale regola (ed è chiaro che l’obiettivo è quello) a Lugano di uffici postali aperti ne rimarrebbe uno centro, uno a nord ed uno a sud. E Lugano ha la particolarità di avere una vasta estensione territoriale (la seconda città più estesa della Svizzera). A Lucerna – che per popolazione, ma non per km quadrati, è paragonabile a Lugano – si potrebbe fare addirittura un solo grande ufficio postale alla stazione FFS, essendo questa raggiungibile con un qualche mezzo pubblico in una ventina di minuti da ogni parte della città. Alla faccia della prossimità al cittadino, ma anche alle attività economiche, che dovrebbe essere la caratteristica principale della Posta (però lo è sempre meno).
Enti pubblici
Il ruolo dei Comuni e dei Cantoni nelle chiusure di uffici postali è del tutto inesistente. Nel senso che il Gigante giallo e la sciura Susanna che lo dirige con l’accetta in mano prendono atto delle opposizioni, le mettono in un cassetto e poi fanno comunque quello che vogliono.
Anche i giornali…
Visto che penalizzare i cittadini ancora non bastava, la Posta ha pensato bene di prendere di mira anche i suoi principali clienti, ossia i giornali. Mattino compreso: i lettori si saranno accorti che da quest’anno è stato (purtroppo) abolito l’abbonamento del lunedì. Come mai? La colpa è, ancora una volta, della Posta; la quale – essendo il numero di invii inferiore ad un “tot” – pretendeva che il giornale venisse avvolto nel cellophane (sic!) ciò che avrebbe fatto esplodere i costi dell’abbonamento, ed oltretutto il tempo di consegna si sarebbe prolungato di due o tre giorni. I lettori avrebbero pagato una cifra spropositata per ricevere il domenicale il mercoledì successivo, se non ancora più tardi.
Tassazione occulta
In casa della Posta, la parola d’ordine è sempre la stessa: massimizzare i profitti. Che già sono di 700 milioni di Fr all’anno. Malgrado un’ex regia federale non debba realizzare utili, bensì offrire un servizio di base alla popolazione senza andare in rosso con i conti. Inoltre, se utili ci sono, allora questi andrebbero ridistribuiti ai cittadini, magari sottoforma di riduzioni tariffarie. Invece accade contrario. L’utente paga sempre di più per un servizio peggiore, e le vagonate di milioni di guadagno finiscono nelle capienti casse della Confederella: una forma di tassazione occulta grazie alla quale a Berna si costituiscono un bel tesoretto non vincolato, che i camerieri dell’UE in Consiglio federale possono impiegare a proprio piacimento, senza chiedere niente a nessuno. Ad esempio per mantenere finti rifugiati con lo smartphone o per regalare miliardi all’estero. Ecco perché si tagliano i servizi al cittadino. Perché il Consiglio federale vuole la mucca gialla da mungere.
Lorenzo Quadri