Memoria d’elefante, fonte inesauribile di spunti e anche correttore: grazie di tutto!
Se ne è andato in punta di piedi, dopo quasi un anno di malattia (non si muore solo per il virus…) il “Conte Zio” Attilio Bignasca. La lunga militanza politica (quasi trent’anni) ed i numerosi ruoli istituzionali ricoperti in questi decenni (deputato, capogruppo e presidente del Gran Consiglio, consigliere nazionale, consigliere comunale e capogruppo a Lugano, municipale ad Agno) nei giorni scorsi sono stati rievocati in lungo ed in largo. Il “Conte Zio” – uomo del fare e della concretezza, che non amava le celebrazioni – ne sarebbe probabilmente infastidito.
Parlava poco, il “Conte Zio”, ma quando lo faceva tutti ascoltavano.
La sua autorevolezza era innata e la sua memoria di ferro: ricordava tutto e incredibilmente, malgrado nel suo ufficio in via Monte Boglia (con orrore dell’ordinatissimo fratello Nano) regnasse, almeno all’apparenza, il caos, tra i mucchi di carte sparse recuperava subito e senza difficoltà il documento di cui aveva bisogno.
“Conte Zio” non era peraltro l’unico soprannome che gli era stato affibbiato. Di tanto in tanto, il Nano lo chiamava anche “pompiere”: capitava infatti che il “Conte Zio” fosse chiamato a gettare acqua sul fuoco appiccato dal Nano con qualcuna delle sue geniali provocazioni domenicali. Il suo impegno nel trovare accordi – sempre orientati ai risultati concreti – con le altre forze politiche gli aveva fruttato pure il soprannome di “Richelieu”, anch’esso creato dal Nano.
E’ noto che il “Conte Zio”, dopo l’improvvisa scomparsa del Nano nel 2013, dovette prendere le redini della Lega. Il ruolo di coordinatore, con l’accresciuta presenza mediatica che esso comporta, permise ad Attilio di mostrare anche il proprio lato istrionico; evidentemente, si divertiva. Ed arrivò così l’ulteriore soprannome: “mina vagante”.
Tutti sanno dell’impegno di Attilio per la Lega. Pochi sanno che, dopo la morte del fratello, seguì da vicino anche il Mattino. Ne fu co-editore dopo l’interim del “Cane Peo”. Sabato mattina presto arrivava in ufficio per leggere gli ultimi articoli e visionare le pagine già stampate. Leggeva tutto, segnava gli errori ed annotava spunti e suggerimenti, che poi ritrovavo nel pomeriggio. Ci teneva a questo impegno settimanale, che svolgeva sempre con grande scrupolo. Capitava anche che ci incrociassimo il sabato all’alba: lui in arrivo ed io in partenza. La sua poderosa memoria storica era preziosissima. E spesso i fatti, ad anni di distanza, gli davano ragione. A Lugano si infervorava in particolare per il cantiere del LAC; al proposito era una vera enciclopedia. Perché sapeva di avere ragione, malgrado le sue denunce venissero arrogantemente liquidate dall’allora capodicastero. Ma il tempo si è dimostrato galantuomo.
Il “Conte Zio” è stato protagonista anche di numerosi fotomontaggi del Mattino. Ne proponiamo alcuni nell’ultima pagina. Il filone più prolifico lo vedeva in coppia con l’ex direttrice del DFE Laura Sadis. I buoni rapporti personali tra i due davano adito, in via Monte Boglia, a lazzi e frizzi, ma Attilio era il primo a sorriderne. Un altro filone riguardava la sua passione per i dolci ed in particolare per i gelati, di cui era ghiottissimo in ogni stagione.
Non sempre si riusciva a tenergli nascoste queste “creazioni” prima della pubblicazione, e lui commentava: “se devo finire in prima pagina, scegliete bene la foto!”.
Grazie di tutto, “Conte Zio”. E sono sicuro che, dove sei adesso, c’è un congelatore sempre pieno di gelati.
Lorenzo Quadri