Campione: la pantomima continua, il tribunale di Como convoca un’udienza urgente

I “puff di Campione d’Italia nei confronti di enti pubblici ticinesi tornano a lievitare. Questo malgrado i versamenti di Roma. Ad esempio: già a fine agosto, l’enclave doveva alla città di Lugano 800mila franchetti, solo per l’anno di disgrazia 2021.

Certo che se i soldi (del contribuente tricolore) che lo Stato italiano versa a Campione servono per pagare stipendi extralusso ai dipendenti comunali, è chiaro che la situazione debitoria non si risolverà mai.

I gioielli e le stime

Di recente è emersa la lista dei “gioielli di famiglia”, ovvero immobili e terreni, che il Comune di Campione intenderebbe vendere. Il tesoretto, secondo la stima effettuata (da un tecnico comunale), ammonterebbe a 22.5 milioni di franchi. L’elenco stilato ed il relativo listino prezzi hanno già fatto storcere più di un naso. C’è infatti chi reputa che alcuni oggetti siano sottovalutati, mentre altri sarebbero sovrastimati. Tra i beni dove si sarebbe puntato al ribasso Villa Franchini, donata al Comune – assieme ad un’altra residenza a Bordighera – dall’omonimo ex sindaco morto senza eredi. Il valore commerciale indicato è di 1.1 milioni di Fr. Troppo poco, secondo certuni, per la lussuosa magione,considerando anche gli investimenti effettuati dal Comune nella sua manutenzione. La cifra (relativamente) bassa appare dunque sospetta.

Intanto rimane il mistero – poiché Berna al proposito tace omertosa – su quanto lo sfacelo del Casinò e del Comune di Campione stia costando alle casse dell’assicurazione contro la disoccupazione elvetica. Quest’ultima è infatti chiamata a versare le rendite agli ex dipendenti della casa da gioco e dell’amministrazione comunale, malgrado i beneficiari non abbiano mai pagato i contributi. E sappiamo (il CF l’ha confermato) che ci sono ex funzionari dell’enclave che – a seguito della particolare composizione degli stipendi campionesi – da disoccupati guadagnano di più di quando lavoravano.

Udienza ugente

Alla già intricata telenovela si aggiunge ora una nuova puntata. Quella relativa alla riapertura del Casinò di Campione, che nel piano concordatario era stata agendata entro il 31 dicembre. Ma nei giorni scorsi il giudice delegato del tribunale di Como, Mauro Mancini, ha convocato in udienza urgente, che si terrà domani pomeriggio, il sindaco dell’enclave ed i rappresentanti della casa da gioco. Motivo? La tabella di marcia non è rispettata, appare anzi “superata nei fatti”. Il nuovo consiglio d’amministrazione avrebbe dovuto essere operativo già a fine agosto; invece nulla. I contratti per la fornitura di beni fondamentali per la riapertura della casa da gioco non ci sono. In più sono emersi altri debiti per 1.8 milioni di Fr. I puff nei confronti della città di Lugano saranno inclusi nel conteggio?

In clamoroso ritardo…

Ieri l’ultima novità: il primo ottobre è stato nominato il nuovo CdA del casinò, nomina avvenuta (vedi sopra) con vistoso ritardo. Lo stesso tribunale di Como parla di “fortissime perplessità sulla riapertura della casa da gioco”. La quale, nell’ultima fase della sua esistenza, aveva cumulato debiti per oltre 120 milioni di euro.

Si vedrà quali esiti darà la convocazione in tribunale di domani pomeriggio. Ma c’è “come il vago sospetto” che, in ogni caso, il contribuente elvetico dovrà mettere mano al portafoglio. A maggior ragione se si pensa all’abitudine di Berna di farsi prendere sontuosamente per i fondelli dalla controparte italica. Basta vedere la pantomima della fiscalità dei frontalieri, o la totale débâcle sull’accesso degli operatori svizzeri alla piazza finanziaria del Belpaese. Accesso previsto dalla “road map” del 2015 che evidentemente, a Roma, è considerata al pari della carta igienica.

Lorenzo Quadri