Ma guarda un po’ gli amici tedeschi. Prima, grazie alle scellerate prese di posizione dell’ “Anghela” Merkel, provocano l’invasione dell’Europa da parte di finti rifugiati con lo smartphone – che non sono né integrati né integrabili – a stragrande maggioranza islamici (quanti gli estremisti religiosi?). Dopo un po’, i vicini a nord si rendono conto che l’assalto islamico alla diligenza tedesca ha conseguenze deleterie. Quindi tentano di correre ai ripari per riaffermare l’identità cristiana. Nei giorni scorsi in Baviera è entrato in vigore l’obbligo di esporre il crocifisso negli uffici pubblici, ciò a seguito di un’iniziativa del ministro-presidente del Land, Markus Söder (CSU).

Un plauso alla Baviera per questa decisione. Dalle nostre parti, faremmo bene a prendere esempio. Questo tanto per chiarire su quali basi è costruita la società occidentale, e quindi quale religione è parte della Svizzera e quale, invece, con il nostro paese non ha proprio nulla a che vedere (Islam).

Il nostro infatti è un paese cristiano da 1500 anni e questo dato di fatto, che manda in bestia gli spalancatori di frontiere multikulti, va ribadito costantemente. Sia ai troppi migranti “in arrivo da altre culture” che si insediano in Svizzera senza alcuna intenzione di adattarsi alle nostre regole ed ai nostri valori, sia ai politicanti che a questi immigrati stendono il tappeto rosso: “bisogna aprirsi!”. Vedi in particolare i $inistrati che sognano di rendere l’islam religione ufficiale in Svizzera, e che vorrebbero veder sorgere moschee e minareti (per quanto vietati) in ogni dove. Col fischio! La nostra identità va affermata e difesa. E questo passa anche per i crocifissi appesi negli spazi pubblici. Non c’è dunque bisogno di essere cristiani praticanti per approvare l’iniziativa bavarese: basta essere svizzeri.

Lorenzo Quadri