Rapporti italo-svizzeri: evidentemente è amore non corrisposto
Nei giorni scorsi a Milano, al Forum italo-svizzero, il ministro degli esteri elvetico Didier “dobbiamo aprirci all’UE” Burkhaltèèèr (PLR) non ha perso occasione per mettersi a sbrodolare sui rapporti con la vicina ed ex amica Penisola (vedi articolo a pag 14). “Bisogna aprirsi”, “bisogna lavorare insieme” ed avanti con la solita sequela di luoghi comuni, puntualmente smentita dai fatti e dal comportamento del partner italico. Il quale, nei nostri confronti, è inadempiente ovunque sia materialmente possibile esserlo. Ed infatti, ironia della sorte, l’oggetto delle quasi amorose profferte di Burkhaltèèèr, ossia il ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni, era assente dal dibattito al quale avrebbe dovuto partecipare con il collega elvetico. Gli ha tirato il più classico dei bidoni. Ma evidentemente ciò non fa che attizzare lo svizzerotto ancora di più.

“Non ci sto!”
Inutile precisare che l’inno del Didier al “volemose bene” è stato ampiamente divulgato ed infiorito dal giornale di servizio LaRegione, con l’evidente scopo di mostrare quanto sono brutti e cattivi, populisti e razzisti, chiusi e gretti, quelli che invece vorrebbero una linea un po’ meno flaccida.
Naturalmente il ministro PLR non poteva esimersi dal dichiarare che a lui la richiesta del casellario giudiziale prima del rilascio di un permesso B o G non sta bene. Prendere nota, visto che tra due settimane abbiamo ancora in ballo un’elezione importante: ai rappresentanti dell’ex partitone a Berna, esattamene come alla kompagna Simonetta Sommaruga, non sta bene che si chieda l’estratto del casellario giudiziale agli stranieri. Loro vogliono rilasciare permessi di dimora alla cieca, che poi non si riescono più a ritirare. Dopo chiediamoci come mai, e per “merito” di chi, ci troviamo “in casa” gradevoli personaggi come l’italo-brasiliano dell’omicidio di Chiasso ed i suoi complici stranieri pregiudicati (ma mai espulsi perché “sa po’ mia”).

Conoscenza dei dossier?
Però, certo che gli svizzerotti ci fanno proprio una bella figura: Burkhaltèèèèr a Milano viene bidonato dall’interlocutore ma, invece di prender su e andare, rimane e racconta scempiaggini adulatorie.
Allucinante in particolare la dichiarazione secondo cui “l’estratto del casellario non serve a combattere la criminalità, ma ci vogliono più controlli sulla fascia di confine”.

O Didier, ma ci sei o ci fai? Certo che ci vogliono più controlli, ma le due cose – controllo ed estratto del casellario – c’entrano come i cavoli a merenda. I controlli servono a fermare i frontalieri del crimine. Quelli che, grazie alle frontiere spalancate anche dal PLR di Burkhaltèèèèr, hanno trovato in questo sempre meno ridente Cantone una facile riserva di caccia; ma mica vivono in Ticino. La richiesta dell’estratto del casellario serve invece ad evitare che dei delinquenti stranieri – non solo italiani, ma di qualsiasi nazionalità – possano trasferirsi da noi. Sono due cose ben diverse.

E’ così difficile da capire? Serve un disegno? Non ci sembra. E’ inquietante, però, che proprio il ministro degli esteri non veda la differenza. Ma come, i rappresenti dell’ex partitone non erano tutti dei pozzi di scienza? E’ questa la famosa “conoscenza dei dossier”?
Lorenzo Quadri