Riduzione temporanea del canone radioTV per sabotare l’iniziativa No Billag

E’ chiaro che, senza l’iniziativa per l’abolizione del canone, mai e poi mai quest’ultimo sarebbe stato abbassato. Ma anche il Gigi di Viganello ha capito che la fregatura è dietro l’angolo. Se infatti l’iniziativa No Billag dovesse venire asfaltata dalle urne…

Quando si dice i casi della vita! Il Consiglio federale ha finalmente fissato la data per la votazione sull’iniziativa No Billag: si andrà alle urne il prossimo 4 marzo. In contemporanea, ha deciso di ridurre il canone radioTV da 451 a 365 Fr all’anno per il biennio 2019 – 2020. Che strana coincidenza eh?

Un paio di cosette appaiono evidenti anche al Gigi di Viganello.

  • Senza lo spauracchio dell’iniziativa No Billag, col fischio che il Consiglio federale avrebbe deciso di abbassare il canone! Ecco quindi che l’iniziativa No Billag ha già sortito il primo effetto positivo sulle tasche dei cittadini.
  • Malgrado i continui piagnistei dell’emittente di regime, ecco dunque la dimostrazione che abbassare il canone radioTV si può, senza con questo mettere in pericolo la coesione nazionale e nemmeno la democrazia, come invece blaterava qualche alto papavero dell’azienda in preda a deliri di onnipotenza.
  • E’ evidente che ridurre il canone da 451 Fr all’anno a 365 è meglio di un calcio nelle gengive, ma si può certamente fare meglio. In effetti, come ha spiegato il Consiglio federale, questa riduzione garantisce alla radioTV di Stato un contributo fisso di 1,2 miliardi di Fr all’anno. A questi bei soldoni vanno ovviamente aggiunti gli introiti pubblicitari. Nel 2015 il provento del canone era di 1,213 miliardi. Mancano quindi all’appello poco più di dieci milioni su 1,2 miliardi! Non stiamo certo parlando di una misura draconiana. Come dice la nota canzone: “si può fare di più”… E non solo si può, ma si deve.
  • Infatti, la SSR, a parità di canone per le economie domestiche, incassa sempre di più. Ciò a seguito dell’aumento della popolazione (per la SSR sì che “immigrazione uguale ricchezza”!), del nuovo sistema di calcolazione per le aziende, e del fatto che il canone è stato trasformato in un’imposta pro-SSR che tutti devono pagare (compresi quelli che non hanno né radio né TV).
  • Senza l’iniziativa No Billag, ovviamente il canone non sarebbe diminuito di un centesimo. Ciò significa che la SSR sarebbe andata avanti a gonfiarsi come una rana senza doversi porre alcun problema di uso parsimonioso delle risorse e monopolizzando sempre di più il panorama mediatico svizzero. Altro che la fregnaccia della “SSR indispensabile alla democrazia”. L’elefantesca SSR nuoce alla pluralità dell’informazione, e quindi semmai danneggia la democrazia.
  • Quanto sopra significa quindi che, adesso che il canone è stato abbassato, non serve più votare per l’iniziativa No Billag? Assolutamente no! Il tranello in cui il Consiglio federale ed in particolare la Doris uregiatta vogliono far cadere gli svizzerotti è evidente. Se infatti il cittadino si ritiene soddisfatto dal canone a 365 Fr e per questo rinuncia a sostenere l’iniziativa No Billag, col risultato di provocarne l’asfaltatura nelle urne, non solo perde l’occasione di pagare ancora meno, ma si spara nei gioielli di famiglia. Perché poi a fine 2020 il canone verrebbe fatto di nuovo risalire con qualche scusa. Passata la festa, gabbato lo santo!
  • Solo se l’iniziativa No Billag otterrà un buon sostegno popolare, si potrà essere sicuri che il canone verrà ridotto – magari anche in misura maggiore rispetto al taglietto indolore deciso dal Consiglio federale a titolo di prova – e che la riduzione durerà nel tempo.
  • Morale: il 4 marzo prossimo, tutti a votare Sì all’iniziativa “No Billag”!

Lorenzo Quadri