Il leghista Lorenzo Quadri sarà presidente della Deputazione ticinese a Berna nel 2022
Con l’anno nuovo cambierà, come ogni primo gennaio, anche la presidenza della Deputazione ticinese a Berna (DTI). Attualmente a detenere la carica è il PLR Rocco Cattaneo. Nel 2022 toccherà al leghista Lorenzo Quadri. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
In cosa consiste il ruolo di presidente della DTI?
“Per cominciare – risponde Quadri – va detto che non tutti i Cantoni dispongono di una Deputazione alle Camere federali organizzata, come è il caso del Ticino. La DTI discute i vari temi al proprio interno, si riunisce regolarmente ed incontra il Consiglio di Stato per preparare le sessioni parlamentari. A Berna incontra Consiglieri federali, funzionari dirigenti della Confederazione, direttori di ex regie federali, eccetera. Ciò permette di promuovere in modo coordinato gli interessi del Ticino. In questo senso, il nostro può senz’altro considerarsi un Cantone “avanzato”. Quanto al ruolo del presidente, esso è in sostanza di coordinamento. Non comporta, evidentemente, un “potere” aggiuntivo. Il presidente funge poi da portavoce della Deputazione verso l’esterno. E’ comunque una carica che ho già avuto l’opportunità di ricoprire nel 2013”.
Come sono i rapporti interpersonali all’interno della Deputazione?
Direi buoni, anche quando le posizioni politiche sono molto lontane. Non ho mai avuto l’impressione che le divergenze sui temi si trasformassero in acrimonie personali. In più di un’occasione la Deputazione si è saputa presentare unita su temi di interesse cantonale davanti all’Amministrazione federale ed al CF.
In veste di presidente della DTI, non rischia di dover spesso sostenere posizioni che non sono le sue?
E’ senz’altro possibile che su vari temi la posizione della maggioranza della DTI diverga dalla mia. Sarei anzi preoccupato se ciò non accadesse. Resta il fatto che la Deputazione non è la Bulgaria. Nessuno è costretto a rinunciare alle proprie idee; presidente di turno compreso. Un esempio concreto sarà presumibilmente il famoso accordo con l’Italia sulla fiscalità dei frontalieri, di recente accettato a larga maggioranza dal Consiglio degli Stati e che arriverà in primavera al Nazionale. Il Consiglio di Stato e la maggioranza della DTI approvano l’accordo. Il che non rispecchia la mia posizione.
Essere direttore del Mattino è un ostacolo?
Sarebbe curioso, per usare un eufemismo, se a cariche che vengono attribuite a rotazione potesse accedere solo chi ha posizioni “mainstream” e politicamente corrette. Nel caso concreto, poi, si tratta in sostanza di un ruolo di coordinamento. Scrivere articoli critici anche nei confronti del CF e dell’amministrazione federale fa parte del mio lavoro. Fa specie che le censure sull’attività professionale non vengano mai sollevate nei confronti di chi, ad esempio, di professione fa il lobbista o il sindacalista. Oppure di chi lavora per un media che piace alla casta. Quello che non sarebbe accettabile, e sarebbe anche penalmente rilevante, sarebbe pubblicare sul Mattino informazioni confidenziali di cui venissi a conoscenza come presidente (o anche membro) della DTI. Ma è una situazione che sono già abituato a gestire con il ruolo di municipale di Lugano.
La priorità del Ticino a Berna in una parola?
Banalmente: federalismo. Il nostro Cantone si trova in una situazione molto particolare, che non ha uguali in Svizzera, e necessita pertanto di regole specifiche che ne tengano conto. Già all’inizio della Lega il Nano parlava di “Ticino a statuto speciale”. L’argomento non ha perso d’attualità.
MDD