TF: ennesima sentenza buonista-coglionista a beneficio di un criminale straniero
Evvai con le sentenze buoniste-coglioniste del Tribunale federale a beneficio dei criminali stranieri, che possono rimanere tutti in Svizzera! Ci rimangono a delinquere e, nel contempo, a farsi mantenere dagli svizzerotti fessi!
E’ il massimo: il solito sfigato contribuente è costretto dall’élite spalancatrice di frontiere a mantenere tutta la foffa. E poi la stessa élite – partitocrazia, stampa di regime (a partire dall’emittente di Stato), intellettualini da tre e una cicca,… – senza vergogna accusa i cittadini svizzeri di essere “razzisti, chiusi, gretti”.
Il caso di questa volta è particolarmente grave. Il delinquente straniero in questione è un finto rifugiato afghano di 28 anni, arrivato in Svizzera da bambino e che ha cominciato a delinquere quando di anni ne aveva 15. E non si è trattato di un inciampo isolato. Fin dall’adolescenza questo finto rifugiato infrange la legge in modo grave. E’ un criminale incallito ed evidentemente incorreggibile.
5 anni di prigione
Di condanne ne ha infatti cumulate nove, facendosi in totale cinque anni di prigione. E, con la nostra giustizia lassista (come sappiamo è inflessibile solo con gli automobilisti incappati nel bidone Via Sicura), per farti cinque anni di galera, soprattutto sei giovane, devi già averne combinate di belle grosse!
Ed infatti la fedina penale del migrante afghano sembra l’elenco del telefono:
- Rapina
- Furto
- Vie di fatto
- Violazioni di domicilio
- Danneggiamenti
- E addirittura “lesioni personali semplici con l’uso di veleno”!
A ciò si aggiunge che anche nelle nostre lussuose carceri stellate finanziate dal contribuente (effetto dissuasivo: pari allo zero, soprattutto per chi arriva da realtà “un po’” diverse dalla nostra) il comportamento dell’asilante emulo dei Borgia è stato tutt’altro che esemplare: infatti si è reso colpevole di episodi di violenza nei confronti di altri detenuti (presumibilmente anche loro “non patrizi”; basti pensare che all’Hotel Stampa gli “ospiti” stranieri arrivano fino all’80%).
Lo ospitano i burocrati?
Adesso, accade che al “Borgia” afghano è finalmente stato revocato il permesso di domicilio. Già nel 2010 e nel 2014 il servizio della migrazione friborghese (Cantone che ha l’onore ed il piacere di ospitare una simile “risorsa da integrare, che pagherà le pensioni agli svizzeri”) aveva chiesto alla SEM (Segreteria di Stato della migrazione, organo della Confederella) di revocare al galantuomo lo statuto di rifugiato. Alla buon’ora, si potrebbe dire. Ma i burocrati della SEM hanno risposto entrambe le volte picche! Evviva! Il finto rifugiato e criminale incallito, lo ospitano a casa loro questi funzionari con i piedi al caldo?
Il Cantone ha dunque deciso di revocare il permesso di domicilio, intimando all’afghano di lasciare la Svizzera. Decisione confermata dal Tribunale amministrativo cantonale (che presumibilmente non è un covo di beceri leghisti, populisti e razzisti).
Irrompe il TF
Tutto è bene quel che finisce bene? Col piffero, perché sulla vicenda, e ti pareva, irrompono i legulei del Tribunale federale. Irrompono, evidentemente, non di propria iniziativa, ma perché il finto rifugiato avvelenatore ha presentato ricorso. Da notare che gli avvocati glieli paga il contribuente!
E gli azzeccagarbugli del TF, come c’era da temere, se ne escono con l’ennesima sentenza buonista-coglionista a tutto beneficio del delinquente straniero. L’Alta corte ammette che il ricorrente “ha dimostrato una totale incapacità ad adattarsi al sistema giuridico svizzero”. Però gli svizzerotti lo devono accogliere e mantenere lo stesso! Infatti, secondo il TF, la decisione dell’autorità cantonale non rispetta il principio di proporzionalità. E questo perché, qualora il 28enne dovesse tornare in Afghanistan, faticherebbe a reintegrarsi e sarebbe esporto al rischio di tortura (?). “La decisione cantonale ha dunque violato l’art. 96 della Legge sugli stranieri e l’art. 65 della Legge sull’asilo”, conclude il TF.
I conti non tornano
Ohibò. Sinceramente, delle difficoltà di reintegrazione che l’avvelenatore straniero incontrerebbe al suo paese d’origine non ce ne potrebbe fregare di meno. E chi lo dice che sarebbe esposto al rischio di tortura? E’ stata commissionata una perizia segretissima al Gigi di Viganello?
Qui i conti non tornano. Se al Tribunale amministrativo cantonale hanno deciso per l’espulsione, vuol dire che anche questa ipotesi era giuridicamente sostenibile. A meno che si voglia sostenere che i giudici cantonali non capiscano un tubo di diritto… O vuoi vedere che al TF (nominato dalla casta) hanno per l’ennesima volta utilizzato il loro margine di manovra per praticare la politica del “devono entrare tutti” e tenere in Svizzera tutti i delinquenti stranieri, impipandosene delle decisioni popolari in senso contrario?
Lorenzo Quadri