La pandemia insegna che per proteggere la popolazione bisogna chiudere le frontiere
Anche il governicchio ticinese, come quelli degli altri Cantoni del resto, sposa la tesi del “Freedom day” nazionale.
In altre parole: il CdS sostiene la revoca di praticamente tutti i provvedimenti al momento in vigore contro lo stramaledetto virus cinese, con l’eccezione della mascherina.
Non per portare sfiga…
La linea pare sensata alla luce della situazione attuale. I contagi restano alti, ma le ospedalizzazioni calano.
La mascherina non danneggia la vita economica, sociale e culturale, ed è poco limitativa della libertà. Soprattutto, protegge. Dunque non c’è fretta di rottamarla.
In due anni di pandemia abbiamo imparato comportamenti prudenti nel quotidiano (igiene accresciuta delle mani, distanze, eccetera): questi possono anche proseguire. E non c’è ragione persmontare subito i pannelli di plexiglas che varie attività commerciali a contatto con il pubblico hanno montato a tutela di utenti e lavoratori.
Soprattutto, è importante continuare a vaccinarsi. Se il vaccino con la variante Omicron (che in Ticino rappresenta oggi la quasi totalità dei casi) sembra poco rilevante perché la malattia non provoca decorsi gravi, per la Delta le cose stanno diversamente. E– senza voler portare sfiga, che ne abbiamo già avuta abbastanza –non sappiamo cosa ci riserverà il futuro. In vista di possibili nuove mutazioni, essere vaccinati è meglio.
Gli insegnamenti
Ma soprattutto, non bisogna dimenticare gli insegnamenti della pandemia.
Ed il primo è che, nel marzo del 2020, il Ticino si è impestato per colpa delle frontiere spalancate sulla Lombardia, allora principale focolaio dell’Occidente. E l’ondata dello scorso autunno è stata provocata da no vax balcanici che hanno trascorso le ferie nel paese d’origine e poi sono rientrati in Svizzera senza fare alcuna quarantena: perché nessuno controllava. Per mesi e mesi, “in nessun altro paese si entrava così facilmente come in Svizzera”.Questo lo scriveva la stampa d’Oltralpe, non il Mattino populista e razzista.
Quindi, anche per proteggersi dalle pandemie, difendere i confini è fondamentale. Ed invece, cosa vuole fare la partitocrazia eurolecchina? Approfitta subdolamente dell’allentamento delle misure per sabotare le frontiere!
Già domenica scorsa segnalavamo che i soldatini del triciclo nella Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale sono riusciti ad approvare, per ben 15 voti a 6, una mozione $ocialista che chiede “una modifica della Legge sulle epidemie volta a garantire la libertà di spostamento per chi vive nei pressi (?) dei confini, anche in tempi di pandemia”. Eccole qua, le priorità della casta: far sì che, qualsiasi cosa accada, i frontalieri possano continuare ad entrare liberamente in Svizzera, e per qualsiasi motivo!
La Legge sulle epidemie va semmai modificata in modo da togliere per il futuro al governicchio federale, in balia della $inistra chiusurista, la facoltà di decretare deleteri lockdownche durano 4 mesi!
E invece no: i soldatini del triciclo pensano solo a spalancare frontiere!
La nuova piaga
C’è poi un altro punto su cui non insisteremo mai abbastanza. Ossia il telelavoro. Una piaga che va abolita subito! Questo perché, come detto più volte, l’home office ha conseguenze disastrose sia sull’occupazione (delocalizzazione) che sull’economia locale: vedi commerci e ristoranti dei centri urbani! Nei giorni scorsi, smentendo un’indagine-fregnaccia del Kof(Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo)secondo la quale “Tout va bien, Madame la marquise”, i commercianti del centro di Lugano hanno lanciato l’allarme: malgrado il telelavoro non sia più obbligatorio, attualmente solo il 20% del personale del Terziario lavora in presenza. Di conseguenza, la situazione dal profilo delle vendite è drammatica!
Altro che reggere la coda all’ home office magari sostenendo – come fanno i Verdi-anguria – che è una figata pazzesca perché fa diminuire il traffico; ed intanto 75mila frontalieri continuano ad arrivare tranquillamente in Ticino tutti i giorni uno per macchina!
Dare l’esempio!
Morale della favola: è tempo di far rientrare tutti sul posto di lavoro! Non a turni, ma stabilmente! Ed i primi a dare l’esempio devono essere gli enti pubblici, a partire proprio dal Cantone.
Lo Stato ordini immediatamente a tutti i funzionari che ancora sono in home office di tornare subito in ufficio! Lo stesso ovviamente deve valere per Comuni ed enti parastatali! L’agognata “normalità” non è certo stare “chiusi in casa come sorci” (cit. Burioni) da mattina a sera davanti ad un computer!