Ma che strano, il governatore della Lombardia Roberto “Bobo” Maroni continua a fare i capricci sui rapporti con il Ticino. All’esponente della Lega Nord (almeno di nome, perché di fatto sembra di sentire le fregnacce di un kompagnuzzo del PD) non va bene niente.

Non va bene il nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri. Perché evidentemente i frontalieri dovrebbero, se l’accordo venisse ratificato, pagare più tasse (ma parecchie di più): pagherebbero come gli italiani che vivono e lavorano nel Belpaese, e non si capisce proprio come questo possa essere motivo di scandalo. Scandalosa è semmai la situazione attuale. E non va bene perché – adesso se sono accorti, gli amici d’Oltrefrontiera – salteranno i famosi ristorni. Ma tu guarda che pretese. Oltre alle maggiori entrate fiscali si vogliono pure i ristorni. E i ticinesotti? Secondo l’illuminata visione maroniana, dovrebbero continuare a farsi invadere da frontalieri e padroncini, con tutte le conseguenze del caso, e rimanere con la Peppa Tencia in mano. Tanto, pensano nella Penisola, sono svizzeri; e quindi sono abituati a calare le braghe. Naturalmente le liste nere e grigie restano in vigore. E le frontiere italiane rimangono sbarrate alle ditte ticinesi che volessero provare a lavorare nel Belpaese.

A proposito, ve le ricordate le promesse dell’allora presidente PLR Fulvio Pelli ai tempi della votazione sui bilaterali? “Grazie alla libera circolazione, i giovani ticinesi potranno andare a lavorare a Milano”. Come no.

Quindi, si conferma quanto abbiamo detto fin dall’inizio: i nuovi accordi fiscali con l’Italia sono nati morti. Sarà il Belpaese ad affossarli per motivi di politica partitica: chi aumenta le tasse ai frontalieri perde le elezioni in Lombardia.

 

Malumori di chi?

Ma il buon Maroni è tornato pure a sbroccare contro la richiesta del casellario giudiziale, strillando alla vessazione e alla discriminazione. “Queste misure – ha detto – causano malumori tra i lavoratori italiani”. Ah sì? E a noi cosa ce ne frega? Lo sa Maroni il malumore che causa ai lavoratori ticinesi l’invasione quotidiana di frontalieri, padroncini e distaccati (che naturalmente arrivano da noi uno per macchina)? Lo sa Maroni il malumore, e soprattutto il pericolo, che causa lo “sbarco” in Ticino di frotte di pregiudicati italiani, tra cui anche persone pericolose? Tutta “foffa” che, senza la richiesta del casellario giudiziale, dovremmo accogliere alla cieca – come tanto piace alla kompagna Simonetta Sommaruga – senza poi nemmeno riuscire ad espellere: infatti la partitocrazia spalancatrice di frontiere viene colpita da attacchi di delirium tremens solo a sentire il termine “espulsioni”.

La richiesta del casellario giudiziale ha già permesso di impedire che 33 stranieri pericolosi si installassero in Ticino. A ciò si aggiunge il numero, ignoto ma certamente assai più elevato, di quelli che, sapendo del casellario giudiziale, hanno rinunciato a chiedere un permesso B o G.

 

Ci vogliono barriere

Caro Maroni, la questione è molto semplice: per sopravvivere il Ticino ha bisogno di barriere con l’Italia. Tu invece vorresti che il nostro Cantone continuasse ad essere riserva di caccia (o “valvola di sfogo”, come hanno pudicamente scritto i vostri quotidiani) per cittadini ed aziende lombarde confrontate con la catastrofica situazione occupazionale ed economica del Belpaese. Naturalmente a tutto danno delle persone residenti.

Sicché, caro Maroni, invece di sbroccare contro il Ticino che adotta delle misure di stampo leghista per tutelare il proprio territorio – cosa che, se tu fossi davvero un leghista, dovresti comprendere e condividere – faresti meglio a creare in Lombardia opportunità di lavoro per i tuoi concittadini e le tue aziende. Ma è di certo più facile inveire contro gli svizzerotti. Tanto più che questi ultimi, grazie all’inettitudine del loro governo nazionale, sono ormai diventati il punching ball di tutta Europa.

 

Vogliamo essere ottimisti

Visto che vogliamo essere ottimisti, caro Maroni, consideriamo le tue recenti esternazioni come delle semplici (e poco originali) “boutade” per attirarti i voti dei frontalieri e dei padroncini. Perché, se davvero tu pensassi che sul casellario giudiziale – o su altre misure, presenti e soprattutto future, a tutela della sicurezza e del mercato del lavoro ticinese – ci potrà mai essere una retromarcia a seguito delle tue sbroccate, ci sarebbe di che preoccuparsi.

Detto in una semplice frasetta: non si retrocede di un millimetro!

Lorenzo Quadri