Campagna di vaccinazione: il bonus di 50 Fr a chi convince qualcuno fa ridere i polli

Intanto in Svizzera cala il silenzio sulla questione, fondamentale, della terza dose

Il governicchio federale ha mantenuto la decisione di far pagare i test covid a partire dal 10 ottobre. Le speculazioni mediatiche in senso contrario sono dunque state smentite.

I test a pagamento servono a spingere più persone a vaccinarsi. L’alternativa è dover mettere mano in modo massiccio al borsello per andare al bar, al ristorante, in palestra, eccetera. Si calcola infatti che i test dei non vaccinati costerebbero alla collettività 50 milioni di franchi a settimana.

Nei prossimi giorni arriverà in Svizzera anche il vaccino Johnson&Johnson, che ha il vantaggio di essere efficace con una dose sola. Inoltre si tratta di un vaccino non mRNA. Un incentivo in più per gli scettici, affinché ne facciano uso.

Il pass covid in Svizzera è in vigore dal 13 settembre. Per quanto la misura sia una ciofeca, va pur detto che, dopo la sua introduzione, i contagi e le ospedalizzazioni sono calati. Quindi: più gente vaccinata ci sarà, prima si potrà eliminare il pass. Altri Paesi l’hanno già fatto. Vedi Danimarca.

Il paradosso

Come abbiamo avuto più volte occasione di scrivere, anche chi è vaccinato può contagiarsi e contagiare (anche se meno facilmente di chi non lo è). Tuttavia, se si ammala, nella massima parte dei casi il decorso è leggero o asintomatico.

Ciò significa che:

1) Il vaccino non esonera dal rispetto delle note misure di sicurezza sanitaria (mascherine, disinfezione delle mani, ecc).

2) Paradossalmente i no vax, adesso che sono in minoranza, dovrebbero avere ancora più fretta di immunizzarsi. Più vaccinati in circolazione (con tanto di green pass) significa infatti più potenziali portatori asintomatici. Che per gli altri vaccinati rappresentano un basso rischio; ma per chi invece non si è voluto inoculare, il pericolo sale.

L’ultima pensata

E’ da quando i vaccini sono sul mercato che diciamo che bisogna utilizzarli. Siamo “yes vax”, o “no no vax”. Grazie ai vaccini sono state sconfitte malattie ben più letali dello stramaledetto virus cinese. Il colmo è che c’è chi, pur di andare in vacanza in luoghi esotici, si fa inoculare di tutto e di più. Però non si vuole vaccinare contro il covid. Tuttavia l’ultima pensata del kompagno Alain Berset, quella di versare un buono di 50 Fr a chi convince qualcuno a vaccinarsi, sembra partorita da un imbonitore dipadelle. Una trovata del genere, il governicchio federale se la poteva anche “sparmire”. Gli scienziati bernesi hanno assunto Wanna Marchi come consulente? Stiamo parlando di una pandemia che in Svizzera ha provocato migliaia di morti, oltre alla “peggiore crisi economica del Dopoguerra”. Ricorrere, in simili circostanze, a mezzucci da televendita notturna è avvilente. Si dà davvero l’impressione di raschiare il fondo del barile.

Oltretutto, la genialata provocherà inutili polemiche ed ulteriori irrigidimenti. Chi non si vaccina per paura si sentirà svenduto per un piatto di lenticchie. Così, oltre che per paura, schiferà il vaccino anche per ripicca.

E la terza dose?

Mentre il governicchio federale partorisce il buono da 50 Fr è calato il silenzio, almeno in Svizzera, sulla terza dose. Le poche discussioni sul tema non hanno niente a che vedere con la medicina. Siamo al livello di: finché nel mondo (?) non ci sono abbastanza persone vaccinate, non si inoculano terze dosi in Svizzera. Oppure: le aziende farmaceutiche ci guadagnerebberotroppo. Queste non sono considerazioni scientifiche. Questa è politichetta.

Intanto è un dato di fatto che varie persone vaccinate – specie quelle vaccinate per prime, poiché più fragili – stanno perdendo la protezione, scivolando in una fascia grigia. La terza dose non può essere un’opinione. O serve o non serve. Se in vari paesi le autorità sanitarie hanno deciso di somministrarla, un motivo ci dovrà essere. Se illustri pubblicazioni mediche vanno in questa stessa direzione, e sostengono che la terza dose garantisce un’ottima protezione, sarà per qualcosa.  E per favore non tiriamo fuori le solite teorie complottiste, perché hanno rotto le scatole.

La situazione non va presa alla leggera. A maggior ragione in regime di covid pass. Considerare come protette (quindi libere di andare in posti e di tenere comportamenti potenzialmente a rischio) persone che in realtà la protezione la stanno perdendo, significa giocare col fuoco.

Lorenzo Quadri