25 anni. Il Mattino esiste da un quarto di secolo. Ed è proprio il caso di dire: “chi l’avrebbe mai detto”. Chissà se l’avrebbero detto il Nano, o il primo direttore Flavio Maspoli, al momento di imbarcarsi in un’avventura editoriale innovativa – per il Ticino del 1990, un giornale gratuito che usciva la domenica era una cosa inaudita – che ben presto sarebbe diventata politica?
Certamente non lo immaginavano i cosiddetti partiti $torici con stampa di regime annessa. Quelli che dicevano che il Mattino sarebbe durato, appunto “lo spazio di un mattino”. Ironia insipida e previsione cannata. Ah, la capacità di autoilludersi!
Per farci sparire
Questi 25 anni di Mattino, dai primissimi numeri pubblicati a Locarno prima del trasferimento definitivo in via Monte Boglia (chi c’era ricorda ancora il “blitz” del Nano) non sono certo stati facili. Del resto nessuno si aspettava che lo fossero. Il Mattino è nato come organo di rottura contro un sistema: quello della spartizione incestuosa di potere e prebende. E il sistema si vendica.
Per far sparire dalla faccia della terra il Mattino le hanno tentate più o meno tutte. Dall’utilizzo strumentale della Giustizia – il Nano, contrariamente agli ideatori e distributori di finti giornali, in tribunale ci è andato a più riprese – ai boicottaggi economici; dalle paginate di petizioni pubblicate sui giornali alle manifestazioni flop organizzate dai kompagni. Si sono pure inventati un giornale concorrente, il Caffè della Peppina domenicale, nella speranza che…
L’ultima…
In prima fila in questi tentativi d’imbavagliamento, troviamo quelli che si sciacquano la bocca con la libertà di stampa, e magari vanno pure in giro con i cartelli “je suis Charlie”; ma la libertà di stampa e di parola, è chiaro, questi moralisti a senso unico la difendono solo per “i loro”.
E cosa dire dell’ultima farneticante accusa di “fascismo” da parte del presidente dell’ex partitone? Magari qualcuno potrebbe spiegargli che non è vietato leggere un libro di storia, anche se si è PLR…
«Siamo ancora qui»
Ci hanno provato in tutti i modi a ridurci al silenzio. Ma senza esito. Cucù, siamo ancora qui!, come amava ripetere il Nano.
Lui però, il grande, inimitabile Nano, non è più qui. Se ne è andato un mese di marzo di due anni fa, dopo aver scritto 20 anni di storia di questo Cantone; per uno di quegli strani scherzi del destino, lo stesso mese in cui è nato il Mattino. E se ne sono andati anche Flavio, Rodolfo, Giorgio, Michele, e tanti altri che ci hanno accompagnato in questo cammino.
Una generazione
25 anni sono, si dice, una generazione. C’è quindi una generazione di giovani che non ha mai visto il Ticino senza Mattino. E che, quindi, dà per scontata la sua esistenza. Non lo è. Il Mattino, come peraltro la Lega, è frutto di una battaglia quotidiana. Ma, come promesso al Nano, non molleremo. Quelli che piagnucolano che gli roviniamo la domenica con qualche fotomontaggio burlesco – quando loro, a troppi ticinesi, rovinano tutti i sette giorni della settimana, mettendo il Cantone alla mercé della devastante invasione da sud – si rassegnino.
Lorenzo Quadri