200 franchi sono ancora troppi; figuriamoci se possiamo essere d’accordo con 300…
Il governicchio federale ha annunciato nei giorni scorsi di voler ridurre il canone radioTV a 300 franchi dagli attuali 335, che costituiscono il canone più caro del mondo. Lo sconticino lillipuziano entrerebbe in vigore in due tappe, la seconda nel 2029 (!). Perché non nel 2050, già che ci siamo?
Se con questa proposta, al limite della barzelletta, il CF immagina di azzoppare l’iniziativa “200 franchi bastano” – che in Ticino grazie al Mattino ha raccolto oltre 31mila firme (un vero record) – forse non è bene in chiaro.
Ogni riduzione del canone è, evidentemente, benvenuta; ma è altrettanto evidente che 35 franchi in meno decurtati nell’arco di sei anni non possono rappresentare un’alternativa all’iniziativa.
In sempre più paesi europei il canone viene abolito o ridotto ad importi modesti: in Italia è di recente stato abbassato a 70 euro all’anno, ossia 66 franchi (vedi tabella sotto). E noi dovremmo ringraziare per i 300 franchi? Ma stiamo busciando? La realtà è che 200 sono ancora troppi!
Superato dagli eventi
Lo stesso concetto di canone radioTV è ormai superato dagli eventi. Nell’era di Netflix, delle offerte in streaming e dei programmi on demand, l’utente paga per quello che consuma. Non si vede allora perché dovrebbe continuare a sborsareaddirittura 335 franchi annui per finanziare prestazioni di cui non usufruisce. In considerazione del cambiamento avvenuto nellasocietà e nel panorama mediatico, un canone di 200 franchi è più che generoso. Ed infatti, non avendo uno straccio di argomento, per giustificare il mantenimento del salasso attuale l’emittente di regime deve arrampicarsi sui vetri con assurde fanfaluche: vediquella sulla coesione nazionale. Come se la coesione nazionale dipendesse da una SSR che sempre meno gente segue! Secondo l’ultimo dato dell’Ufficio federale di statistica, i giovani tra i 15 ed i 19 anni guardano la televisione in media 28 minuti al giorno: il nulla. Inoltre, la quota di spettatori che seguono i canali delle altre regioni linguistiche è infima; altro che coesione nazionale!
La prima minaccia
Il colmo è che, perso ogni senso del ridicolo, i galoppini della SSR hanno perfino il coraggio di opporsi alla riduzione del canonea 300 franchi farneticando di attacchi alla qualità e al pluralismo. Sicché, secondo costoro, la continua propaganda ed il costante lavaggio del cervello all’insegna del pensiero unico (climatista, europeista, immigrazionista, multikulti, tassaiolo, sovranofobo, rottamatore della neutralità) sarebbero qualitativi e pluralisti.
La prima minaccia al pluralismo è proprio la SSR con la sua posizione di monopolio!
Affermazioni scandalose
Le reazioni isteriche ad ogni proposta di riduzione del canone, perfino alla barzelletta dei 35 franchi in meno, ben dimostrano il delirio di onnipotenza dei contrari: guai a toccare la loro macchina di propaganda di $inistra e la loro riserva di posti di lavoro privilegiati per gli amici della famiglia e/o del partito giusto. Secondo costoro il cittadino, che tira sempre più la cinghia, deve solo pagare e tacere. Altro che servizio pubblico: l’emittente di regime è al servizio della casta.
Sostenere, poi, che proporre una ragionevole riduzione del canone più caro del mondo da 335 franchi a 200 sarebbe un “attacco alla Svizzera” è scandaloso, quando tanti paesi europei questo canone l’hanno tagliato, se non abolito. Lo ha fatto pure il Belgio, una piccola nazione bilingue (quindi paragonabile alla nostra). Senza dimenticare che a blaterare di “attacco alla Svizzera” sono proprio quelli che la Svizzera la svendono ogni giorno all’UE ed alla NATO!
Gonfiata come una rana
Intanto che a Comano si piange miseria, il numero dei dirigenti della RSI è aumentato del 20% tra il 2007 e il 2022, quando se ne contavano ben 76. A fine 2022, la RSI è riuscita a nominare perfino una “specialista in diversità ed inclusione”. La massa salariale della SSR è passata da 782 milioni nel 2021 a 810 milioni nel 2022. Il direttore generale Gilles Marchand guadagna più di mezzo milione all’anno, i membri del comitato direttivo SSR quasi 400mila franchetti, alla RSI lo stipendio medio è superiore ai 107mila franchi e una puntata di Falò costa 150mila Fr. Solo per citare alcune cifre. Ma naturalmente risparmiare… sa po’ mia!
Un piano occupazionale?
E’ poi inutile fare terrorismo sui posti di lavoro. A parte che sulle conseguenze occupazionali del canone a 200 franchi si può solo speculare, la Pravda di Comano cominci a lasciare a casa i frontalieri e a risparmiare sui doppioni, sui collaboratori esterni inutili e sugli stipendi dei dirigenti. Poi ci sono le regolari fluttuazioni (partenze, pensionamenti).
Lo smantellamento del segreto bancario, sostenuto dalla propaganda della RSI, ha portato alla cancellazione di almeno 3000 posti di lavoro qualificati in Ticino. Qualcuno a Comano se ne è preoccupato? No di certo. Adesso però si pretende che i cittadini continuino a pagare il canone più caro del mondo per garantire un piano occupazionale privilegiato. Intanto nel mondo reale i pagatori del canone vengono lasciati a casa dall’oggi al domani e sostituiti da frontalieri grazie alla libera circolazione pistonata, ma guarda un po’, dalla radioTV di Stato.
Lorenzo Quadri