Riformetta fisco-social-scolastica: ceto medio e persone singole ancora dimenticati
Fermo restando che le proposte appena presentate dovranno essere valutate in modo approfondito, il pacchetto fisco-social-scolastico partorito dal governicchio si prospetta come il solito pateracchio, o inciucio che dir si voglia, dettato dall’esasperata ricerca dell’unanimità a tutti i costi. Unanimità che poi alla prova dei fatti non ci sarà. Perché anche il Gigi di Viganello ha ormai capito che i $inistrati di sgravi fiscali non vogliono nemmeno sentire parlare. Del resto, i kompagni sognano di RAPINARE i cittadini con una caterva di folli eco-balzelli nel nome dell’isterismo climatico; figuriamoci allora se concordano con un qualsivoglia sgravio. Ci sarà sempre il soldatino da mandare avanti a lanciare il referendum, per dire poi che si tratta di iniziativa personale e blablabla.
Semplici imposizioni
Tanto per cominciare: nelle condizioni attuali ci vuole già un bel coraggio per parlare di “riforma fiscale” quando non si riforma “un bel nagott”, al massimo si giochicchia con i coefficienti. E – fatto grave! – non lo si fa perché, in primis nel DFE targato liblab, ci si rende finalmente conto che a) il Ticino sulla fiscalità è fermo al palo da oltre 15 anni e b) che quando i conti della Repubblica e Cantone sono in attivo, ed è questo il caso, bisogna imperativamente lasciare più soldi nelle tasche del contribuente, dal momento che questi soldi sono dei cittadini che li guadagnano, e non certo dello Stato!
Macché: la cervellotica riformetta mignon è semplicemente la conseguenza dell’accettazione, in votazione popolare, della riforma fiscosociale federale (RFFA) che prevede l’abbandono degli statuti fiscali privilegiati per aziende che svolgono la maggior parte dell’attività all’estero. Tale abbandono è a sua volta un’imposizione dei balivi Bruxelles!
Il burro e la ferrovia
Non contenti di aver mischiato – nell’ossessiva ricerca dell’unanimità sopra citata – il burro con la ferrovia, ossia misure fiscali con misure sociali, questa volta si è pensato bene di inserire nel minestrone anche questioni scolastiche: 17.4 milioni di Fr in più per la scuola, 17.4 milioni di franchi in aiuti sociali. La perfetta (?) simmetria lascia intendere che le misure non sono state valutate in base all’efficacia, ma con logica mercantile, da fiera del bestiame: io do a te la stessa cosa che tu dai a me.
Enfasi fuori luogo
Per quel che riguarda le misure di competenza del DECS: il kompagno Manuele Bertoli sta facendo rientrare dalla finestra proposte contenute nel fallimentare pacchetto “La scuola che (non) verrà”, asfaltato in votazione popolare. Ennesima dimostrazione di come i $inistrati tengano conto della volontà dei cittadini! E non si pensi, per inciso, che diminuire il numero di allievi per classe sia la panacea, perché la prima conseguenza sarà l’aumento delle pluriclassi (magari bizzarre, ad esempio una prima con una quarta) e la sparizione dei docenti d’appoggio.
Per quanto attiene al pacchetto sociale di 17.4 milioni annunciato nei giorni scorsi: l’enfasi con cui è stato presentato fa sorridere. Se qualcuno si immagina di risolvere i problemi sociali dei ticinesi con 17 milioni, magari ha sbagliato qualche calcolo. Tanto più che si tratta di aiuti distribuiti ad innaffiatoio a chi già riceve prestazioni. Senza peraltro porre rimedio alla disastrosa decisione di tagliare i sussidi di cassa malati ai proprietari di una casetta. Quindi: già sono pochi soldi, se poi vengono pure distribuiti a pioggia, quale incisività si immagina possano avere?
C’è poi da sperare che il parlamento vorrà informarsi su chi saranno i beneficiari degli eventuali aiuti: svizzeri o stranieri? Magari stranieri dimoranti (permesso B) a carico dello Stato sociale che dunque non dovrebbero nemmeno essere qui, dal momento che non si mantengono con il proprio lavoro?
Snobbati
Inoltre, anche questa volta la riformetta fisco-social-scolastica inciuciosa si dimentica del ceto medio, quello che di sussidi non ne riceve proprio,e dei single. Malgrado i soldi ci siano, visto che il Cantone ha le casse piene!
Quando i conti pubblici erano in rosso, i politicanti di PLR e PPD dichiaravano che gli sgravi ai single ed al ceto medio sono necessari (i kompagni ro$$overdi solo a sentire la parola “sgravi” diventano cianotici) però “gh’è mia da danée”, sicché occorre aspettare tempi migliori!
Adesso che il Cantone fa utili, contrordine compagni! Le priorità sono altre!
Domanda da un milione:quanto ci metteranno gli elettori delle categorie sopra indicate – persone singole e ceto medio –, che non sono due gatti, ad accorgersi che i politicanti della partitocrazia li stanno prendendo sontuosamente per i fondelli? Ad accorgersene, ed a votare di conseguenza alle elezioni?
Lorenzo Quadri