Che il Consiglio federale ci stia svendendo senza alcuna remora, non è certo una novità. Diciamo pure tranquillamente che ogni giorno fa capolino qualche nuova deleteria iniziativa volta a cancellare un pezzetto di Svizzera: la consueta “tattica del salame”.

La ministra del 5% Widmer Schlumpf è in cima alla lista dei rottamatori del paese.
Per lei la sottomissione ad ogni e qualsiasi pretesa arrivi da Stati stranieri in bancarotta è ormai un modo di essere, un’esigenza, un “must”. Un paio di settimane fa, la ministra non eletta ha mandato in consultazione accelerata (sic!) una proposta di modifica di legge sull’assistenza amministrativa che grida vendetta.

Per ubbidire ai padroni dell’OCSE, la signora vorrebbe fare  strame del diritto svizzero,  rendendo legale la trasmissione ad autorità estere di  informazioni bancarie ottenute tramite reato, e senza avvisare la persona direttamente interessata.
 
L’allucinante copione è sempre lo stesso. Qualche organismo internazionale privo di qualsiasi legittimazione democratica auspica; la ministra del 5% corre ad obbedire. Mica risponde: «la legge svizzera non lo permette». Macché: pretende che la legge svizzera venga cambiata in quattro e  quattr’otto, in nome della calata braghe ad oltranza, ed adeguata ai “desiderata” esteri.
 
Visto che da sola la ministra del 5% non bastava, bisogna affiancarle anche il ministro degli esteri del PLR, Didier Burkhalter. Il quale ha mandato in consultazione il balordo progetto della ripresa non automatica bensì “dinamica” del diritto UE: per la serie, se non è zuppa è pan bagnato. Questi sono i rappresentanti in Consigio federale dell’ex partitone.

Ritorno al colonialismo
Ripresa dinamica del diritto UE significa semplicemente che i balivi di Buxelles ci detteranno le loro leggi. La nostra democrazia diretta o semidiretta diventerà quindi un esercizio inutile, di facciata. Un puro specchietto per le allodole.

 Infatti, a cosa serve eleggere parlamenti che dibattono mesi ed anni sulle leggi da applicare o da modificare, a cosa serve interpellare il popolo tramite referendum se poi arriva il Diktat da Bruxelles e prevale su tutto? La ripresa automatica, pardon dinamica, degli ordini degli eurobalivi avverrebbe in tutti i settori importanti. E allora tanto vale avere un Parlamento e dei diritti popolari. Chiudiamo baracca direttamente, che si risparmia. Al posto dei Consiglieri federali mettiamo degli emissari mandati direttamente da Bruxelles, che applicheranno le leggi komunitarie nella Svizzera ormai ridotta a colonia.

Anzi, già che ci siamo ci facciamo mandare un viceré, come si faceva nei secoli scorsi con i territori conquistati e depredati: almeno fa “glamour” e, in mancanza d’altro, potremo anche noi avere il gossip reale come gli inglesi.

Qui si tratta, né più né meno, di tornare ai tempi del colonialismo. Con una differenza sostanziale: non è una potenza che si annette degli Stati primitivi, bensì un’accozzaglia di nazioni fallite che pretendono di comandare in casa di chi è messo meglio. Ed è messo meglio non per grazia ricevuta, ma per proprio merito.

La Svizzera non ha assolutamente bisogno di un’integrazione nell’UE. Se il nostro paese se la cava ancora relativamente bene, è proprio perché dall’UE è rimasto fuori. Una scelta lungimirante dovuta al popolo; non già a chi ci governa.

Tentare con ogni mezzo di farci precipitare nel calderone della fallimentare Unione europea è tradimento.
Lorenzo Quadri