Finti rifugiati, la tensione cresce

Nella vicina Penisola, nel Veneto come a Roma, è rivolta contro i prefetti. I prefetti sono quei funzionari, incaricati dal governo, che hanno al compito di trovare una sistemazione per i clandestini. Nel 2015 gli arrivi sulle coste italiane sono già stati oltre 85mila.

La scorsa settimana la protesta è esplosa a Quinto di Treviso, dove il prefetto voleva collocare 101 asilanti in un residence. Le autorità locali, in prima linea il governatore leghista del Veneto Luca Zaia, sono scesi energicamente in campo. Dopo ore di tensione migranti sono stati trasferiti in una caserma. Disordini si sono verificati pure a Roma.

Responsabilità chia

Per i cittadini italiani giunti all’esasperazione le responsabilità sono chiare: il governo pensa di rispondere all’emergenza migranti facendo entrare tutti. E poi? E poi qualche santo provvederà.

Non sono peraltro solo gli italiani a ritenere che questo sia il modus operandi del loro governo. I paesi vicini pensano la stessa cosa. Ed infatti la Francia ha costruito un muro a Mentone-Ventimiglia. Non è di cemento e di filo di ferro come quello ungherese, ma sempre di muro si tratta. Gli accordi di Schengen, quindi, sono andati a farsi benedire all’interno della stessa UE. Però i funzionarietti di Bruxelles credono poter adottare la linea dura ed inflessibile con gli svizzerotti sulla libera circolazione delle persone. Patetici!

Quelli che possono solo tacere

Chi, oggi come oggi, si preoccupa delle frontiere esterne dell’UE? Solo la vituperata Ungheria: quella che, tra il biasimo generale ed ipocrita, tira su i muri. Gli eurobalivi starnazzano al razzismo e al fascismo; ma cosa fanno loro per difendere i confini esterni dello spazio Schengen? Assolutamente nulla. E chi non fa nulla, davanti a chi fa può solo tacere.

Per colpa degli spalancatori di frontalieri ci troviamo confrontati con un fenomeno migratorio senza precedenti, che comporta la sistematica violazione delle leggi sull’asilo da parte di rifugiati economici. Ma chi sono i cattivi? Quelli che infrangono la legge? Macché: sono quelli che ne chiedono il rispetto; sono loro a venire denigrati come gretti, populisti, razzisti. Il mondo che gira al contrario.

Nemmeno il fatto, manifesto, che i barconi siano gestiti dall’ISIS, con lo “Stato islamico” che infiltra i suoi miliziani tra i rifugiati, basta a strappare l’occidente buonista dal rimbambimento collettivo. “Nessun immigrato verrà rimandato indietro”, blatera infatti la commissaria UE Mogherini (ossia l’ennesima scartina di un governo nazionale, nel caso concreto italiano, relegata a Bruxelles per impedire che faccia troppi danni in patria). Messaggio ricevuto nei paesi d’origine. Sicché, avanti tutta.

“Poareti”

Ma questa volta il giocattolo si è rotto. Il muro ungherese è una realtà: uno schiaffo in piena faccia agli spalancatori di frontiere. Quando il Nano parlava di erigere muri sui confini veniva trattato da pazzo. Invece era, ancora una vola, lungimirante. Il muro ungherese non resterà un unicum. In Italia la gente scende in piazza perché non è più d’accordo di farsi imporre un’insostenibile presenza di clandestini. Quando le stesse scene saranno generalizzate in Europa, qualcuno pensa che i vari governi potranno salvarsi le cadreghe raccontando fregnacce politikamente korrette? Certo che no.

Gli spalancatori di frontieri hanno voluto pervertire il diritto d’asilo tollerandone la violazione sistematica e di massa, invece di farne rispettare i limiti: non sia mai, è cosa da gretti populisti, da deprecabili razzisti! Adesso non solo gli stati membri UE scaricano Schengen – e noi, cosa aspettiamo? – ma costruiscono i muri.

E chi ha fatto in modo che si giungesse a tanto può solo rodersi. O magari raschiare il fondo del barile del moralismo a buon mercato lanciandosi in trite contrapposizioni tra muri e ponti. Come si dice nel Veneto – tanto per concludere l’articolo da dove è partito -: poareti.

Lorenzo Quadri