Didier Burkhalter è diventato, come era scontato, presidente della Confederazione (senza i voti della Lega) ed ha cominciato subito a prodursi in una serie di “perle”: perfettamente in linea, in questo, con la politica del suo partito, ossia l’ex partitone.
Ricordiamo che Burkhalter e la vicepresidente della Confederazione ossia la kompagna Simonetta Sommaruga, assieme all’altro PLR Schneider Ammann, sono in prima fila nel combattere l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, che – tra le altre cose – vuole un ritorno al contingentamento dei frontalieri.
Quindi, il tandem PLR-P$ è in prima linea nel sostenere e promuovere l’invasione della Svizzera, e quindi del Ticino, da parte di frontalieri e padroncini. Alla faccia delle storielle raccontate dal presidente Rocco Cattaneo al congresso cantonale. La cosa non sorprende più di tanto. Nel P$$ comandano i sindacati. Ai sindacati i frontalieri vanno benissimo, visto che sono anche loro iscritti paganti che, con le loro quote, finanziano gli stipendi non esattamente proletari della dirigenza sindacale. Il PLR, invece, è il partito degli imprenditori fautori della libera circolazione “pro sacoccia”, che permette di assumere frontalieri a go-go e di chiamare padroncini come se piovesse.
Poche idee ma ben confuse
Burkhalter non ha fatto a tempo a venire eletto presidente della Confederazione che si è subito prodotto nella seguente dichiarazione da antologia: i bilaterali sono una priorità, essi rappresentano “una finestra di opportunità” (sic). Il bello è che pochi secondi prima il ministro PLR aveva dichiarato che il suo programma presidenziale sarebbe stato improntato sui temi della gioventù e dell’occupazione. Ma guarda un po’.
Poche idee ma ben confuse: ecco in sintesi il programma del presidente della Confederazione. A meno che Burkhalter voglia far credere che il futuro occupazionale dei giovani svizzeri in generale e ticinesi in particolare si promuova sostenendo la devastante libera circolazione delle persone e combattendo il ritorno ai contingenti per frontalieri e padroncini. Ricordiamo che è proprio a seguito della libera circolazione delle persone che sempre più giovani non trovano un lavoro e devono far riscorso alla disoccupazione e all’assistenza, e sempre più artigiani chiudono i battenti e quindi licenziano.
Delle due l’una: o il presidente della Confederazione non si ricorda che il Ticino fa parte della Confederazione, oppure crede che gli svizzeri siano tutti fessi.
Sicurezza?
Non ancora contento, Monsieur Burkhalter ha sollevato un terzo tema: quello della sicurezza. Ohibò, questa ci mancava: la criminalità straniera esplode, le nostre carceri sono piene di detenuti stranieri (piaccia o non piaccia ai politikamente korretti, nel 2012 il 76% degli “ospiti” della Stampa era straniero, se consideriamo anche il carcere della Farera la percentuale di Svizzeri scende al 10%). Non solo, grazie alla politica delle frontiere spalancate ossia alla libera circolazione delle persone, la criminalità d’importazione aumenta quantitativamente. Ma la criminalità d’importazione ha anche fatto il salto qualitativo: aggredisce la gente nelle proprie abitazioni per farsi consegnare con la violenza soldi o oggetti di valore. E, tra questi rapinatori, di patrizi di Corticiasca non ce ne sono. Gli accordi di Schengen, poi, sono un fallimento su tutta la linea: ci costano oltre 100 milioni all’anno in più del previsto per far diminuire la nostra sicurezza. In un simile contesto, parlare degli accordi con la fallita UE come di una “finestra di opportunità” è una presa in giro palese. Del resto parlare di “opportunità” a fronte di accordi che provocano disoccupazione, povertà e portano delinquenza straniera è roba, come diceva qualcuno, “da metter mano alla pistola”.
Lorenzo Quadri