Revoca alla SSUP del mandato di gestire il praticello del Grütli: il Parlamento voti!

 

Si torna a parlare del presunto nuovo inno nazionale. La Società svizzera di (in)utilità pubblica (SSUP) vorrebbe infatti rottamare il salmo svizzero per sostituirlo con l’ennesima fetecchiata politikamente korretta, all’insegna del multikulti e delle “aperture”.

Il motivo di questa iniziativa di cui nessuno – tranne forse qualche spalancatore di frontiere – sentiva la mancanza? Il salmo svizzero sarebbe vecchio, desueto, non più attuale. Ohibò, e da quando in qua un inno nazionale deve essere attuale ed aggiornato?  Non stiamo mica parlando di un sito online. Se gli inni nazionali dovessero rispecchiare l’attualità, tutti (mica solo gli svizzerotti) dovrebbero cambiarli ogni paio di decenni. Il valore di un inno nazionale non si misura certo dall’attualità dei contenuti. Un inno è un simbolo, come una bandiera. E la bandiera non si cambia secondo la moda. Anche se sappiamo che c’è qualche squinternato che ha da ridire anche contro la bandiera svizzera poiché vi è raffigurata una croce, la quale potrebbe “urtare” (?) la sensibilità di alcuni migranti non integrati e non integrabili, che magari manteniamo pure con i soldi delle nostre imposte. E quindi, in ossequio al nuovo che avanza e alla calata di braghe, togliamo la croce e rimpiazziamola con una bella mezzaluna…

Il praticello del Grütli

La Società svizzera di pubblica (in)utilità gestisce il praticello del Grütli su mandato della Confederazione. Ciononostante, di propria iniziativa ha lanciato la baggianata del nuovo inno e, non ancora contenta, in vista del primo agosto 2016 si è permessa di mandare una mail ai Comuni chiedendo di suonare il nuovo inno da lei prescelto (cosa che ovviamente non ha fatto nessuno).

Lasciare la gestione del luogo-simbolo della  nascita della Svizzera ad un organismo che vuole sabotare i simboli della nazione per i propri scopi d’indottrinamento multikulti non sta né in cielo né in terra. Per questo, 46 Consiglieri nazionali hanno presentato una mozione al Consiglio federale in cui si chiede la revoca del mandato di gestione del praticello del Grütli alla SSUP. Tanto più che, secondo i mozionanti, la società in questione deciderebbe arbitrariamente a quali gruppi concedere l’utilizzo della prestigiosa “location” e a quali dire njet.

Bacchettare!

Naturalmente il governo risponde, come di consueto, che l’è tüt a posct:  non si revoca niente. La SSUP si può dunque permettere di fare e disfare a piacimento con i nostri simboli nazionali, senza che si ravveda un qualsivoglia problema.

Ecco dunque che chi ha messo la mani sugli emblemi della Patria per renderli proprietà non più di tutti gli svizzeri, ma solo di quelli che la pensano nel modo “giusto” – quello che piace all’élite spalancatrice di frontiere e sedicente “progressista” (“bisogna aprirsi”, multikulti, e via andando) – si  vede ora legittimato a proseguire su questa strada.

Adesso aspettiamo che la mozione venga sottoposta al voto del Consiglio nazionale, sperando che la SSUP venga rimessa al proprio posto tramite rescissione del mandato. E, con lei, che venga bacchettato anche il Consiglio federale.

Questioni di lana caprina? I simboli non sono aria fritta. Hanno un valore. Chi vuole convincere che si tratti di “non problemi” lo fa solo per i propri scopi.

Lorenzo Quadri