Ci sono circostanze in cui ci si accorge che il mondo si divide in due categorie. Quelli che hanno gli attributi e quelli che non li hanno.
Gli ungheresi ce li hanno. Il governo magiaro ha annunciato la costruzione di un muro di 174 km, altro 4 metri, lungo il confine con la Serbia. Non perché la Serbia abbia di per sé colpe particolari: che un piccolo Stato non sia in grado di fermare il flusso migratorio non sorprende. Il muro non è anti-Serbia; è anticlandestini. I quali, dalla “porta” che si vuole ora chiudere, entrano a getto continuo. Un po’ l’equivalente di quel che accade nel Mediterraneo. Solo via terra.
Il governo di Budapest ha annunciato la costruzione del muro e, in quattro e quattr’otto, il parlamento ha accettato. Il nulla osta è arrivato nei giorni scorsi. Avanti di questo passo, dunque, e non bisognerà certo attendere molto per vedere l’opera realizzata.
UE inutile
L’Unione europea, anche in questa emergenza clandestini (come in tutte le altre), si dimostra per quello che è: un’inutile accozzaglia di funzionarietti. Non per nulla la Commissione europea è un ricettacolo di trombati e di scartine dei governi degli Stati membri. I risultati si vedono. Alla faccia della difesa dei confini esterni dell’UE, questi vengono lasciati tranquillamente in balia delle decisioni – o non decisioni – dei singoli stati membri.
Davanti all’incapacità europea, l’Ungheria ha preso in mano la situazione. Si fa un bel muro: del resto nei paesi dell’Est hanno una certa esperienza in materia. I buonisti ed i politikamente korretti strillano? Facciano pure. Ma si ricordino di una cosa. Almeno tre quarti dei sedicenti profughi sono dei migranti economici. Quindi stanno abusando del diritto d’asilo. Si trovano in una situazione di illegalità; però non si pensa affatto di reagire. Ohibò: se tre quarti dei cittadini rifiutasse di pagare le tasse o di fare servizio militare, forse che l’autorità resterebbe a guardare?
Chi fa da sé…
In base al vecchio motto “chi fa da sé far per tre”, l’Ungheria si costruisce la sua recinzione. E gli altri Stati membri possono solo ringraziare: l’opera è nell’interesse di tutti. Anzi, Budapest potrebbe chiedere contributi comunitari per il muro: con la sua iniziativa non solo contribuisce a risolvere un problema collettivo, ma fa pure da parafulmine. Tutti approfitteranno dei vantaggi del muro, in particolare gli stati UE che confinano con l’Ungheria. Però le accuse di razzismo e fascismo se le beccano solo gli ungheresi cattivi.
Budapest dunque costruisce il recinto. Magari per quest’opera impiegherà anche una parte dei contributi di coesione all’UE pagati dagli svizzerotti. Se lo farà non saremo noi ad arrabbiarci. Almeno questo è un impiego di provata utilità. Altro che i ristorni dei frontalieri che vengono bruciati nella gestione corrente mentre le più elementari opere infrastrutturali restano in dimenticatoio, ed infatti a Porto Ceresio continuano a riempire il lago di cacca per carenza di depuratori.
A Berna, invece…
Gli ungheresi hanno indubbiamente gli attributi. Il Consiglio federale altrettanto indubbiamente, non ce li ha. Tutto quello che sa dire al proposito dell’emergenza migranti è “dobbiamo aiutare l’Italia”. Mantra al massimo accompagnato dalla timida osservazione ai vicini a sud che sarebbe gentile da parte loro applicare gli accordi di Dublino invece di registrare tre migranti su dieci; quindi ci permettiamo di domandare sommessamente ed in tutta umiltà se non potrebbero farci la grande cortesia di registrarne almeno quattro su dieci; ma se ciò non fosse possibile non insistiamo, non vogliamo certo passare per importuni e maleducati chiedendo il rispetto delle regole.
Investimento anticiclico
Visto che l’Italia non applica gli accordi di Dublino e poi denuncia noi a Bruxelles, qualche valente ingegnere nostrano potrebbe anche andare in Ungheria a vedere come si fa a tirar su un muro di 174 km così facciamo la stessa cosa sul confine italiano. Magari come “investimento anticiclico”. Il famoso Piano Marshall con cui l’ex partitone, scopiazzando dalla Lega, si riempiva la bocca prima delle elezioni pare disperso nella foschia canicolare. Ecco trovata la prima opera da piano Marshall. Sicuramente più utile della maxipista ciclabile tra Mendrisio e Lugano.
Lorenzo Quadri