La campagna mediatica contro l’odiato leghista “toppa” ancora una volta
I media al soldo dell’ammucchiata antileghista hanno pensato bene di suonare la grancassa sui dati recentemente divulgati da Politnetz in merito non già alla presenza ai lavori parlamentari, ma semplicemente al numero di votazioni cui i singoli deputati hanno partecipato in Consiglio nazionale (al Consiglio degli Stati si vota per alzata di mano e quindi il rilevamento elettronico non si può fare).
Da notare che questi dati esistono da anni. Non se li è mai filati nessuno. Anche perché oggettivamente sono poco significativi. A meno che il parlamento federale sia semplicemente un votificio. Ossia che uno venga eletto a Berna soltanto per schiacciare il bottoncino colorato (sì/no/astenuto), in votazioni dove ogni deputato conta uno su duecento; e non per tutto il resto.
Le statistiche di Politnetz sulle votazioni in parlamento non sono certo state inventate ora, ma la stampa irreggimentata le ha sempre snobbate. Ad esempio, non si è mai sentito un cip sulle presenze di taluni notabili dei partiti $torici. Chissà come mai?
Improvvisamente queste statistiche, finora snobbate, diventano il Vangelo. Palese la malafede e l’intenzione di montare la panna contro il sottoscritto. Ovvero contro l’odiato leghista, ancora più odiato perché direttore del Mattino della domenica: quindi chiaramente il nemico da abbattere. (Purtroppo per i pennivendoli di regime e per i loro padroni, per abbatterlo non bastano di sicuro simili mezzucci da comare del pianerottolo). E’ palese che, se non avessero fornito il presunto pretesto per colpire l’odiato leghista, le statistiche Politnetz sarebbero di nuovo finite nel cestino della spazzatura.
Da notare che, anche questa volta, altri deputati ticinesi la cui partecipazione alle votazioni è praticamente uguale a quella di chi scrive (ossia al 75% delle votazioni, mica al 40%) vengono a malapena citati “en passant”. Chissà perché? Forse perché il compitino assegnato dal padrone allo scriba in servizio era quello di dargli al leghista? E da quando in qua, inoltre, tutte le votazioni contano uguale? Come se si potesse mettere sullo stesso piano un tema importante per il Paese e un’iniziativa parlamentare che interessa solo a chi l’ha presentata. Eppure entrambi i voti, secondo la statistica di Politnetz, contano uno.
A senso unico
E’ poi anche curioso che i pennivendoli di regime che nei giorni scorsi hanno versato fiumi d’inchiostro corredati da titoli “ad effetto” (?) sulle statistiche di Politnetz non hanno mai scritto nemmeno una riga sull’attività parlamentare del sottoscritto negli ultimi due anni.
Chiaro: dell’odiato leghista nonché nemico da abbattere si parla solo se si crede di poterne parlare male; altrimenti gli si regalerebbe visibilità. Agli esponenti dei partiti “amici”, invece, si regge servilmente la coda con interviste ed articoloni per ogni “cip”. Non che la cosa mi turbi, visto che sono a Berna per fare gli interessi dei ticinesi e non certo per piacere ai portavoce dell’ammucchiata antileghista.
Da notare che i maestri di giornalismo lanciatisi in voli pindarici sulle statistiche di Politnetz sono gli stessi che amano riempirsi la bocca con la “deontologia professionale” (uella!) che però applicano – allo stesso modo della morale – a senso unico, ed infatti non si sono sognati di interpellarmi. Comprensibile, perché poi non avrebbero più potuto prodursi in insinuazioni francamente patetiche. Per buona pace di costoro, il sottoscritto lavora sette giorni su sette per onorare i mandati conferiti dal cittadino ticinese (e non dai pennivendoli di regime).
Si schiaccia solo il bottone?
Per buona pace di chi nei giorni scorsi ha montato la panna con ovvie intenzioni strumentali, il parlamento non è un votificio. Se si andasse a Berna solo per pigiare un bottoncino colorato, tanto varrebbe chiudere il parlamento, distribuire dei telecomandi e stare tutti a casa. Ci sarebbe da risparmiare e parecchio.
Se un deputato venisse eletto solo per esprimere un voto che conta uno su duecento, non avrebbe neppure senso che il Ticino mandasse dei rappresentanti in Consiglio nazionale per un totale di 8 voti su 200, che non fanno praticamente mai la differenza. I parlamentari ticinesi vanno a Berna per lavorare nelle commissioni, dove non ho mai mancato nemmeno una seduta (a differenza di tanti altri), per pronunciare interventi, per presentare atti parlamentari, per fare lobbying pro Ticino incontrando consiglieri federali, funzionari di vario ordine e grado, e ovviamente deputati di altri Cantoni. Un esempio significativo è il caso dell’IVA dei padroncini: grazie al “battage” fatto dalla Deputazione ticinese presieduta dal sottoscritto nell’anno 2013, il Parlamento ha accettato all’unanimità la proposta Cassis, contro il parere del Consiglio federale.
A ciò si aggiungono tutti quei compiti che non si svolgono a Berna: come partecipare a comitati e a campagne di votazione, incontrare cittadini, eccetera.
E chi è sempre fuori?
Non dimentichiamoci poi che ci sono deputati che, durante le sessioni, passano tutta la giornata fuori dall’aula quando non fuori dal palazzo. Rientrano solo al momento di votare, richiamati dall’apposito “cicalino”. Votano senza nemmeno sapere su cosa, perché erano fuori dall’aula fino a qualche secondo prima: copiano dal loro gruppo parlamentare. E, appena conclusa la votazione, spariscono di nuovo. Ma chi se ne frega: tanto l’importante è schiacciare il bottone, così Politnetz può registrare l’avvenuto voto, e tutti sono felici e contenti.
Su questo naturalmente la stampa di regime non ha mai scritto una riga. Chissà come mai? Forse perché l’atteggiamento dei leghisti è ben diverso e quindi sarebbe toccato andare ad infastidire esponenti dei partiti amici?
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale Lega