Altro che fingere di difendere i bancari!

Quando si dice la tolla (che, come dicevano i nostri vecchi, vale più dell’oro).
Ormai l’hanno capito anche i paracarri che sulla piazza finanziaria svizzera ci sono almeno 50mila posti di lavoro che “ciurlano nel manico”. Ciò a seguito dei continui e deleteri cedimenti del Consiglio federale in materia di segreto bancario, parte integrante del diritto alla privacy. Cedimenti costellati e giustificati con balzane teorie sulla Weissgeldstrategie: come a dire che quello che c’era prima era tutto “Schwarzgeld”! In realtà la Weissgeldstrategie avrebbe dovuto chiamarsi “Weissfahnestrategie”, ossia “strategia della bandiera bianca”.
E’ chiaro quindi, ed è impossibile non accorgersene, che tutti quelli che erano gli atout, i punti forti, le specificità della Svizzera, vengono semplicemente ceduti senza resistenza alla minima pressione in arrivo dall’estero. Di più: in materia di piazza finanziaria e di segreto bancario, si cede ancora prima che vengano delle pretese. Un atteggiamento che suscita sdegno all’interno dei nostri confini e somma perplessità fuori. Perché una simile debolezza e, sia consentito dirlo, una tale mancanza del benché minimo orgoglio nazionale, non ha precedenti. Né mancano le prese di posizione di cittadini stranieri residenti in Svizzera che si stupiscono per un atteggiamento così passivo.
In tale sfacelo generalizzato rientra l’autorizzazione illegale da parte del Consiglio federale alla trasmissione dei dati di almeno 10mila collaboratori ed ex collaboratori di banche svizzere alle autorità inquirenti USA.
Il referendum contro gli accordi fiscali internazionali, non riuscito per insufficiente sostegno della politica da un lato e delle categorie professionali dall’altro, avrebbe costituito un segnale chiaro nei confronti di un andazzo che pagheremo a carissimo prezzo. E questo vale sia per i cittadini che perderanno il lavoro, che per gli enti pubblici che perderanno entrate fiscali.
Veniamo ora alla premessa della tolla che vale più dell’oro. Questa tolla l’ha dimostrata il partito $ocialista di Ginevra che ha promosso un’iniziativa cantonale contro la trasmissione di dati dei bancari ad autorità estere. Senz’altro giusto evitare che questo accada, dal momento che tale trasmissione di dati è un vero e proprio tradimento autorizzato dal Consiglio federale senza peraltro che ci fosse la base legale necessaria. Tuttavia c’è un problema. Che il P$, il quale a più riprese ha dichiarato di essere favorevole allo scambio automatico d’informazioni, adesso tenti di ergersi a difensore dei bancari, grida vendetta.
Infatti, lo scambio automatico di informazioni equivale a molte decine di migliaia di bancari senza lavoro, e questo deve essere ben chiaro. Chi vuole lo scambio automatico di informazioni non può dunque in nessun modo pretendere di ergersi a difensore dei bancari. E’ quindi una totale contraddizione che il presidente di ASIB (Associazione svizzera impiegati di banca) per la Romandia, Jean Christophe Schwaab, sia deputato socialista in Consiglio nazionale dove ha dichiarato di essere a favore dello scambio automatico di informazioni, e quindi al licenziamento di decine di migliaia di bancari, aggiungendo pure di essere per il rispetto della sovranità fiscale degli Stati esteri. Ma come, un deputato federale non dovrebbe magari preoccuparsi prima del rispetto della nostra, di sovranità?
Una cosa deve essere ben chiara. Il partito $ocialista non è minimamente nella condizione di ergersi a difensore dei bancari dal momento che vuole distruggere i loro posti di lavoro.
Lorenzo Quadri