Accordo quadro, le balle spaziali della presidenta liblab: “Non perderemmo autonomia”

In un’intervista, fin troppo rivelatrice, al quotidiano al servizio dell’ex partitone (Corriere del Ticino) la presidenta nazionale del PLR Petra Gössi conferma che i liblab vogliono prendere i cittadini per il lato B.

Infatti, la Frau Gössi ha il coraggio di raccontare che con lo sconcio accordo quadro istituzionale – che il PLR scalpita per firmare subito: lo ha addirittura a definito “l’accordo della ragione” – la Svizzera “non perderebbe autonomia”. Ossignùr! Ma la Petra ci è o ci fa?

Autonomia a ramengo

Con l’accordo quadro istituzionale, la nostra autonomia andrebbe a ramengo. I balivi di Bruxelles ci detterebbero le leggi. I giudici stranieri della Corte europea di giustizia le applicherebbero in casa nostra. E che i politicanti del triciclo euroturbo PLR-PPD-P$$ non ci vengano per favore a raccontare fantasiose storielle sui processi parlamentari e democratici che rimarrebbero invariati e blablaba.

Quello che succederà è infatti evidente.

1) Da Bruxelles arriva il Diktat, spesso e volentieri incompatibile con le nostre leggi, con le nostre tradizioni, o addirittura con la nostra Costituzione.

2) A Berna, la partitocrazia cameriera di Bruxelles cala immediatamente le braghe, strillando che “bisogna salvare i rapporti con l’UE”.

3) Occorrerebbe dunque lanciare il referendum. Ma anche il Gigi di Viganello sa benissimo che non si possono lanciare referendum su tutto. Il ricorso ai diritti popolari non è una passeggiata. Servono soldi, persone ed organizzazione. Solo un partito o un’associazione di dimensioni nazionali possono pensare di riuscirci. E non è certo un caso se la casta da tempo tenta di rendere più difficile l’esercizio dei diritti popolari.

4) Ammesso che il referendum riesca, bisogna poi passare alla votazione. Durante tutto il processo, il triciclo e la stampa di regime, a partire da quella di cosiddetto servizio pubblico, si produrrebbero in un incessante lavaggio del cervello ai cittadini sul perché gli svizzerotti devono assolutamente mettersi a 90 gradi davanti a qualsivoglia pretesa UE: rifiutarsi equivarrebbe, come sempre, alla rovina del Paese (come no!) oltre ad essere prova di razzismo, fascismo, isolazionismo…

4) Nel caso in cui il popolo rifiutasse il Diktat, arriverebbero le sanzioni da Bruxelles!

Prova generale

Del resto, la prova generale di come andrebbero le cose in regime di sconcio accordo quadro istituzionale l’abbiamo avuta in maggio, ai tempi della votazione sul Diktat disarmista dell’UE. Politicanti che otto anni orsono si erano opposti a limitazioni meno incisive del nostro diritto delle armi, questa volta si sono schierati dalla parte della direttiva disarmista! Perché? Semplicemente  perché ogni desiderio di Bruxelles è un ordine! Vero eurosenatore Pippo “1.3 miliardi all’UE” Lombardi?

Morale: la storiella della ripresa dinamica è l’ennesima fanfaluca dei soldatini della partitocrazia. Con l’accordo quadro, la ripresa sarà automatica.

Ma quale certezza?

La presidenta dell’ex partitone, come pure i compagni di merende di P$$ e PPD, ha inoltre il coraggio di  raccontare che con lo sconcio accordo quadro ci sarebbe più “certezza del diritto”. Vuol dire prendere la gente per scema. Ma quale certezza del diritto, se i balivi di Bruxelles verrebbero a cancellare le nostre leggi, perfino l’esito delle nostre votazioni popolari, in casa nostra? Certezza del diritto vuol dire che quanto deciso dal popolo, rispettivamente dai suoi rappresentanti, viene applicato. Con l’accordo quadro, accadrebbe proprio il contrario!

Sovranità popolare addio, ed addio anche al federalismo. Già, perché Cantoni e Comuni non potranno più decidere un tubo: arriverà il Diktat dei funzionarietti di Bruxelles e tutti si dovranno adeguare.

Linee (non) rosse

E che dire della penosa fregnaccia delle linee rosse (direttiva UE sulla cittadinanza e misure accompagnatorie), che la partitocrazia dice di voler rinegoziare?

  • Le linee rosse, per quanto importanti, non costituiscono il nucleo dell’accordo quadro. Il nucleo è: ripresa automatica del diritto UE e giudici stranieri. Già questo è del tutto inaccettabile. Per cui, di cosa stiamo parlando?
  • Bruxelles l’ha detto chiaro e tondo: le trattative sono finite nel dicembre 2018. Non c’è più niente da negoziare.
  • In caso di sottoscrizione dello sconcio accordo quadro, la direttiva UE sulla cittadinanza ci cadrebbe addosso il giorno dopo, e la partitocrazia calerebbe le braghe all’istante. Altro che linea rossa!

In conclusione: chi non vuole una Svizzera ridotta a colonia di Bruxelles, il 20 ottobre deve votare Lega.

#votalegaoleuropatifrega

Lorenzo Quadri