Grazie al ministro leghista Zali arriva il patentino per i fungiatt. Ed i liblab rosicano…

E’ dunque arrivato, come annunciato, il patentino per fungiatt voluto dal Consigliere di Stato leghista Claudio Zali. In determinate zone particolarmente sensibili o prese di mira, che per ora sono 12, si potranno raccogliere funghi solo previo possesso di un apposito tesserino, che per i residenti sarà gratuito e della durata di tre mesi. I frontalieri invece dovranno pagare ed avranno un documento di durata inferiore.

Sarcasmo fuori posto
I liblab si sono già affrettati a starnazzare contro la proposta con sfottò decisamente fuori luogo. Il comunicato PLR sfoggia sarcasmo da tre e una cicca sui “VERI problemi” (così nel testo) del Ticino. L’accusa rivolta all’odiato leghista Zali è evidentemente quella di occuparsi di “quisquilie e pinzillacchere” come i funghi. Peccato che l’ex partitone non risolva né i VERI problemi del Cantone, e neppure quelli minori. A tutela del mercato del lavoro ticinese devastato dall’invasione da sud, il PLR non ha fatto un tubo: come amava ripetere la sua ex ministra delle finanze, “il margine di manovra è nullo”. Ed evidentemente la disponibilità di un numero illimitato di frontalieri a salari da dumping da assumere al posto dei ticinesi torna comodo a tanti datori di lavoro dell’ex partitone. O forse per il PLR affrontare i problemi del Ticino significa schierarsi all’unanimità contro il 9 febbraio e venire poi asfaltati dalle urne?

L’invasione va bene?
Evidentemente in casa liblab l’invasione di frontalieri e padroncini va benissimo; in caso contrario non si spiegherebbe il njet categorico al contingentamento dei frontalieri ed alla preferenza indigena.
Se all’ex partitone sta bene l’invasione di frontalieri sul mercato del lavoro, niente di strano che gli vada bene anche quella dei fungiatt d’oltreconfine che saccheggiano i boschi ticinesi.
Quello dei cercatori di funghi non sarà il primo problema del Ticino. Del resto nessuno ha mai preteso che lo fosse. E quindi? Il mondo non è fatto solo di massimi sistemi. Nemmeno la politica. I funghi – e quindi la gestione del bosco – stanno a cuore a tanti ticinesi. In particolare chi vive nelle zone prese d’assalto. E assiste, durante la “stagione” dei funghi, all’arrivo in massa di automobili con targhe azzurre, parcheggiate alla rinfusa (magari anche in posteggi privati) e da cui scendono quattro o cinque persone (ma allora è possibile non arrivare in Ticino uno per macchina, diversamente da quel che fanno i frontalieri). Sono questi ticinesi, legittimamente preoccupati per i loro boschi, che l’ex partitone si è permesso di prendere per i fondelli con il suo comunicato. Tra loro ci sono sicuramente anche tanti elettori del PLR.
Non solo, ma i liblab con la loro improvvida sortita hanno offeso pure illustri esponenti del PLR. Ad esempio il liberale Tullio Righinetti, per lungo tempo uno dei deputati più influenti del parlamento cantonale che ha pure presieduto. Righinetti si era occupato diffusamente della questione funghi, sostenendo l’esigenza di limitare, anche in quest’ambito, l’assalto da oltreconfine.
Inizia dalla Lega
La questione del patentino per i fungiatt viene da lontano. Almeno in senso temporale. Ma non politicamente. Il primo atto parlamentare sul tema fu un’iniziativa del 1999 dei gran consiglieri leghisti Silvano Bergonzoli e Luciano Poli. Così il cerchio si chiude: da deputati leghisti è partita la prima proposta, dal Consigliere di Stato leghista arriva, finalmente, la soluzione: il patentino. Ma come: mica si diceva che far pagare i fungiatt frontalieri “sa po’ mia”?
Lorenzo Quadri