L’ETH di Zurigo scopre l’acqua calda: il “gradimento” dell’UE tra gli svizzeri a picco

 

Incredibile ma vero, c’è arrivato anche il Politecnico di Zurigo: in Svizzera cresce lo scetticismo nei confronti della fallita Unione europea. Come noto, secondo l’ultima indagine – il sondaggio “Sicurezza 2017” dell’Accademia militare del Poli – meno del 31% della popolazione auspica un avvicinamento politico tra Svizzera ed UE, e solo il 15% è a favore di un’adesione.

Chissà cosa ne pensano, in quel di Berna, i camerieri di Bruxelles? E quelli che orchestrano la propaganda di regime pro-libera circolazione? Ah già, diranno che “sono solo percezioni”.

Il paradosso

Gli eurolecchini controllano la politica svizzera (e la morale, e la stampa di regime, e l’intellighenzia,…) eppure rappresentano solo una piccola, e sempre decrescente, fetta di popolazione.

E’ davvero paradossale che una nazione a democrazia diretta o semidiretta come la nostra si ritrovi con un governo, e più in generale con una classe (?) politica, in rotta di collisione con la stragrande maggioranza dei cittadini. E non su una quisquilia, bensì su quello che è il tema centrale per il futuro del paese. I rapporti con gli eurofalliti, appunto. Quando si dice: “governare contro il popolo…”

Democrazia?

Il “governo” non è un’entità astratta, bensì un’emanazione della partitocrazia.  Dunque la partitocrazia  rappresenta sempre meno i cittadini. I partiti $torici sono ormai ridotti a lobby della casta delle frontiere spalancate. Eppure i cittadini continuano a votarli.

E la casta, per meglio blindare le proprie decisioni contrarie alla volontà degli elettori, vorrebbe addirittura rendere più difficile l’esercizio dei diritti popolari, quindi iniziativa e referendum, adducendo pretesti-ciofeca. Una cosa è certa, e non c’è bisogno di un’indagine del politecnico di Zurigo per scoprirlo: dalla democrazia ci stiamo allontanando sempre di più.

Burkhaltèèèr scalpita

Solo il 31% degli svizzeri auspica un avvicinamento politico all’UE, eppure il ministro degli esteri targato PLR Didier Burkhaltèèèr – quello che con i nostri soldi finanzia le ONG che trasportano i finti rifugiati dalle coste libiche all’Italia – scalpita per correre a sottoscrivere l’aberrante accordo quadro istituzionale con l’UE, che ci ridurrebbe in tutto e per tutto al ruolo di baliaggio di Bruxelles: leggi e giudici imposti dagli eurobalivi. E, non ancora contento, sarebbe d’accordo di pagare subito un ulteriore miliardo di coesione all’UE, a cui evidentemente ne faranno  poi seguito svariati altri (per la serie: dai il dito e ti prendono il  braccio).

L’eurofunzionarietta

Intanto l’eurofunzionarietta Federica Mogherini, scartina dell’ex governo Renzi sbolognata alla Commissione europea, la scorsa settimana ha sbroccato contro i provvedimenti ticinesi, in particolare Prima i nostri, che “non devono ostacolare la libera circolazione”. Uhhhh, che pagüüüraaaa! Il colmo è che, praticamente in contemporanea, nel Belpaese della Mogherini, in nome della libera circolazione, il TAR del Lazio ha annullato l’assunzione di cinque direttori stranieri (dell’UE) di “supermusei”. Perché – così ha stabilito il tribunale – il Ministero dei beni culturali non aveva il diritto di aprire la posizione a candidati non italiani. Invece gli svizzerotti devono farsi invadere senza un cip. Altrimenti arrivano i balivi di Bruxelles a bacchettarci. E a Berna i loro camerieri vanno in panico al solo pensiero di scontentarli.

L’unico modo per frenare il disastroso asservimento all’UE  è l’iniziativa contro la libera circolazione delle persone, che va prima sottoscritta e poi votata a piene mani. Swissexit, alla faccia della casta!

Neutralità?

Oltre all’aumentato “scetticismo” degli svizzeri nei confronti dell’UE, dal sondaggio del Poli di Zurigo è emerso il consenso quasi unanime per la neutralità, considerata parte integrante dell’identità svizzera. E questo è un altro valore che a Berna viene calpestato senza ritegno. Ed infatti Burkhaltèèèr, all’indomani dell’elezione di Macron a presidente francese, è corso a slinguazzarlo. Ben diverso il commento su Trump. In “onore” del presidente USA, il Didier ha pappagallato, con la massima goduria, le isteriche reprimende della gauche-caviar. E questa sarebbe neutralità?

Lorenzo Quadri