Gebreab conferma: Svizzera presa d’assalto da migranti africani perché troppo attrattiva

 

Ennesima legnata sulle gengive dei  kompagni spalancatori di frontiere, quelli che in Gran Consiglio hanno pure una deputata inquisita come passatrice (ma visto che l’inchiesta penale non è conclusa, secondo la morale P$ a geometria variabile non c’è alcun problema).

Yemane Gebreab, consigliere del presidente eritreo, in un’intervista si è scagliato contro i suoi giovani connazionali che fanno i finti rifugiati: “Sono giovani ben istruiti, noi abbiamo investito parecchio su di loro. Non vogliamo che partano, è una perdita per noi”. E ancora: “non sono affatto perseguitati, cercano solo condizioni economiche migliori. Ma naturalmente non possono dichiarare il vero motivo del loro arrivo in Svizzera, sennò vengono respinti. Per cui si spacciano per perseguitati parlando male del loro paese”. Non è finita: “Ogni estate – prosegue il consigliere –  migliaia di eritrei (sedicenti rifugiati, ndr) tornano nel loro paese per diversi motivi: visitano la famiglia, si sposano, comprano una casa o avviano un’attività economica in proprio. Se fossero oppressi non ritornerebbero ogni anno”. E avanti di questo passo.

Ecco dunque, semmai ce ne fosse ancora bisogno, la conferma che gli asilanti eritrei sono finti rifugiati.

Paesi africani penalizzati

Pur essendo ovvio che il consigliere del presidente eritreo deve parlare bene della sua nazione, particolarmente interessante è l’osservazione sulla perdita di risorse che questa migrazione di popoli verso l’Europa (la quale non è assolutamente in grado di farsene carico) comporta per i paesi d’origine.

I nostri spalancatori di frontiere continuano ad incoraggiare le partenze degli asilanti; intanto i passatori ed i gestori di barconi fanno affari d’oro e ringraziano. Ma questi buonisti-coglionisti, così attenti alle richieste dei paesi stranieri mentre di quelle della Svizzera e degli svizzeri (razzisti e xenofobi) se ne impipano, con il loro atteggiamento all’insegna del “devono entrare tutti” danneggiano anche i paesi di provenienza dei migranti economici, che si trovano privati di importanti “risorse umane” (i finti rifugiati sono per l’80% giovani uomini).

I risultati

Eccoli qui i frutti della geniale politica del “devono entrare tutti”.

  • La Svizzera viene presa d’assalto da migranti economici, così i costi dell’asilo esplodono. Risultato: per risparmiare si taglia sugli svizzeri;
  • I paesi di provenienza dei migranti economici perdono risorse;
  • Gli spalancatori di frontiere pretendono di versare sempre più soldi all’estero sottoforma di aiuti allo sviluppo. E motivano dicendo: gli aiuti all’estero evitano le partenze di massa;
  • Gli spalancatori di frontiere fomentano le partenze di massa, mettendo ancora più in difficoltà i paesi africani, che così diventano sempre più dipendenti da aiuti allo sviluppo;
  • Intanto l’industria rossa dell’asilo si gonfia come una rana.

Troppo attrattivi

Ma il buon Gebreab ha detto anche un’altra cosa estremamente interessante:  “In Svizzera arrivano persone da tutto il mondo perché pensano che offra condizioni migliori”. Ecco dunque la conferma che 1) siamo troppo attrattivi e 2) c’è un vero mercato dell’asilo. I migranti economici confrontano le politiche d’asilo dei vari paesi europei e scelgono quelli che offrono, naturalmente con i soldi del contribuente, le prestazioni migliori. Una vera operazione di benchmark! Questi giovanotti con lo smartphone ultimo modello ed i vestiti alla moda sanno benissimo cosa vogliono, e sono perfettamente informati su come ottenerlo. E quando le cose non vanno come vorrebbero, per ricattare i paesi “ospitanti” si possono sempre inscenare azioni di protesta. Ad esempio rifiutare i pasti o gli alloggi messi a disposizione.

Riammissioni?

Al signor Gebreab, che ha detto tante cose giuste (certamente non sorprendenti, ma un conto è sentirle dire dal solito leghista populista e razzista, altra cosa è sentirle da un esponente politico africano) facciamo solo un appunto: se i finti rifugiati che partono sono una “perdita per il paese”, l’Eritrea potrebbe anche agevolare le procedure di riammissione. Ma sappiamo che su questo punto si inserisce un secondo elemento: una parte dei migranti economici (quanti?) sono delinquenti comuni – al proposito le statistiche federali sul tasso di criminalità degli africani dell’ovest e del nord presenti in Svizzera sono illuminanti – e/o pedine dell’Isis: ed è evidente che simili elementi i paesi d’origine ben si guardano dal riprenderli.

Lorenzo Quadri