Parlamento frammentato ad oltranza: la politica cantonale non promette bene
Se gli equilibri all’interno del nuovo governicchio cantonale (per quattro quinti uguale a quello vecchio) sono immutati, lo stesso non può dirsi del parlatoio. Il Legislativo risulta sempre più frammentato a seguito del moltiplicarsi dei partitini, spesso autocelebrativi e senza un programma.
Troppi dei partitini rappresentati in GC non sono affatto espressione di pluralità; semmai di mitomania. Di conseguenza, per non sparire, dovranno giocoforza “fare casotto”. Ci sono tutte le premesse perché il parlatoio cantonale, che già nella passata legislatura non è stato un esempio virtuoso, si trasformi in un pollaio. A farne le spese saranno i ticinesi.
L’introduzione di quote di sbarramento, lanciata nei mesi scorsi da queste colonne e poi copiata (politica Xerox) dal PLR, diventa dunque un tema concreto. Idem la riduzione del numero dei granconsiglieri.
Sui risultati elettorali è ormai stato detto tutto. Le formazioni maggiori, con l’eccezione degli uregiatti, hanno perso posizioni. La lista blindata ro$$overde è andata incontro ad una débâcle. Del resto, l’area di “$inistra” è stata ridotta a semplice strumento al servizio delle brame cadregare del Califfato di Lumino (che infatti festeggia, mentre il partito sprofonda). Non bisogna dunque stupirsi del flop.
In casa Lega, i due Consiglieri di Stato sono stati riconfermati: non era scontato. Per contro, il risultato in Gran Consiglio è disastroso. Il Movimento deve assolutamente tornare a formulare proposte. E, all’occorrenza, deve saper fare opposizione. Non può permettersi di essere sempre a rimorchio. E nemmeno può ridursi al semplice supporto dei due “ministri”.
Lorenzo Quadri